Ida Trofa | I contributi dello Stato non saranno riconosciuti alle case terremotate di Ischia legittimate così come previsto dalle leggi dello Stato. Il Decreto Sisma, approvato al Senato appena pochi giorni fa, non indennizzerà le case sanate dal condono edilizio e non ci riconoscerà parità di trattamento costituzionale. Tante le incognite a fronte di risibili aspetti migliorativi. La politica, i luoghi comuni e il pressapochismo istituzionale hanno condannato i terremotati per rincorrere lo spauracchio di un nodo irrisolto da decenni di mala gestione.
Un trattamento di demonizzazione che, da sempre, non viene riservato ai comuni terremotati del Centro Italia, della Sicilia e dell’Italia in genere.
La norma che pone una seria opzione sul futuro del cratere sismico isolano e ci lega, inevitabilmente, alla politica e al voto nazionale e regionale, dopo l’approvazione al Senato non ha mancato di lasciare l’amaro in bocca. Pochi gli aspetti migliorativi. La ricostruzione era e resterà una chimera.
Il decreto, dopo essere stato approvato la settimana scorsa alla Camera, era arrivato martedì in Commissione ambiente al Senato, totalmente blindato con la richiesta di fiducia al testo: nessun emendamento è stato approvato rispetto al testo liquidato a Montecitorio, men che meno quelli proposti dai sindaci del Cratere.
Un’opzione pesante per un paese anche in asfissia economica.Chi ha subito danni dal sisma del 21 agosto 2017, infatti, può ottenere un contributo per la ricostruzione solo e unicamente per la parte dell’immobile da sempre legittima, mentre non vi sarà alcun aiuto per le parti sanate dai condoni del 1983 e 1994. Niente finanziamenti per quelle porzioni di abitazioni per le quali è stato chiesto il terzo condono. Il rifiuto più cocente è proprio questo, se si considera che, invece, per i terremotati di Catania e Campobasso resta stabilito il contributo dello Stato anche in questi casi.
La ricostruzione spetta ai cittadini, ripete, sovente, il Commissario Carlo Schilardi parlando di strumenti a disposizione dei terremotati. Ma senza soldi e avvinti dal maglio della burocrazia come è possibile ricostruire? Un fatto che evidentemente non ha mai scalfito più di tanto i soloni romani, più preoccupati agli equilibri partitici che alla sostanza di un paese costretto (troppo spesso complice) a camminare su di una macchina con l’assicurazione scaduta e che ora nessuno vuole indennizzare neppure riattivando la polizza.
Era stato chiesto, fra l’altro, di emendare il decreto sisma, prevedendo il riconoscimento della centralità della struttura del Commissariato straordinario di Governo per la ricostruzione nella pianificazione del territorio, senza stravolgere la cabina di regia per riservare un ruolo centrale della Regione a discapito dei Comuni per essere in continuità con quanto sancito sin qui dai precedenti governi.
Ancora, era stato chiesto che gli oneri contributivi, assistenziali e previdenziali non dovessero superare il 40% dell’importo totale, così come avviene per il centro Italia. E che gli immobili dissestati dal sisma, fino alla ricostruzione non dovessero essere oggetto di rendita ai fini del modello Isee. E che, infine, fosse accordata la proroga per la disamina delle pratiche di condono, facendo chiarezza sulle perizie di parte per coloro i quali non erano dotati di schede Aedes e stabilendo un nuovo termine nella data del 30 giugno 2020. Ma la bocciatura è stata netta, nessun rilievo o modifica è stata accolta.
Una norma che, di fatto, paralizza la ricostruzione sull’isola in attesa che si organizzi per trovare un piano. A questo punto un piano di fuga perché tra uffici regionali a farsi, ipotetici piani a redigesti ed elezioni in vista, la programmazione è ancora in la da venire. Un che vie di fuga, palliativi, restano le ordinanze del commissario Carlo Schilardi. La norma così come approvata contiene una palese violazione di un diritto sacrosanto per i cittadini ischitani: quello della pari dignità di trattamento normativo.
Le parole del sindaco Giovan Battista Castagna
Il governo fa e disfa. Di fatto la legge sul Sisma approvato in questi giorni, contraddice la regolamentazione concessa fin qui, pone una seria opzione sul lavoro costruito per sperare in una ricostruzione, comunque ferma e farraginosa, ma che ora, salvo pochi aspetti migliorativi, ci offende e ci maltratta.
“Nella sostanza, sopratutto, non è quello che ci serve. Servivano due cose che poi sono le stesse cose che abbiamo concertato con il commissario Carlo Schilardi e la nostra parte politica, FI, sostenuti dal Senatore Domenico De Siano. Purtroppo queste necessità non sono state recepite. Sono state portate avanti delle situazioni che, effettivamente, non tengono conto di quello che sono poi le reali esigenze, i problemi che ci sono nel nostro cratere. Noi siamo in ginocchio economicamente. Programmare, dire di voler ricostruire, è impossibile senza soldi e contributi e soprattutto seguendo gli iter normativi che si contraddicono in continuazione“.
Sulla pianificazione non si discute. E’ una realtà imprescindibile. Non si può pensare di ricostruire senza un piano.Resta il fatto che la legge 130, già di per se un aborto partorito con il Decreto Genova viene stravolta in un modo che forse neppure il legislatore ha compreso?
“Nessun di noi ha mai creduto che non serva la pianificazione, anzi. Il problema è calarsi sul territorio. Per un anno abbiamo lavorato in una direzione consapevoli che la 130 necessitasse di correttivi in alcuni aspetti. Abbiamo atteso pazientemente la microzonazione, le ordinanze necessarie al commissario per avviare l’iter attuativo della norma.Dopo un anno ci troviamo con tanto lavoro che potrebbe andare perso e nuove incognite. Il problema è che effettivamente dopo un anno non ci troviamo termini migliorativi. Ci troviamo invece in certe situazioni che di fatto ci paralizzano”.
Ad esempio?
“Secondo me l’articolo 24 bis, così proposto, non porterà sicuramente dei benefici e delle accelerazioni. Anzi, purtroppo, sono state dette delle sciocchezze e dispiace che nessun esponete locale, questa però è una nostra sconfitta, abbia saputo far comprendere il dramma della nostra gente. E purtroppo non ci sono accelerazioni alla ricostruzione in vista ma solo incertezze. Una pianificazione è possibile solo quando la comunità viene messa in condizione di concretizzare quella pianificazione e di prospettare un futuro possibile. Ora come ora non vediamo prospettive perché, mentre ci viene ordinato di correre in una direzione, di programmare interventi oltre le zone maggiormente ammalorate dal sisma, pensando a come intervenire nelle zone più a rischio, ove è chiaro anche a noi che non tutto sarà dove era e come era, l’intero castello faticosamente costruito crolla. E’ intollerabile e dovremo impegnarci in ogni modo possibile perché sia data dignità al nostro paese innanzitutto ottenendo lo stesso trattamento riservato agli altri terremotati e parlo di Catania e Campobasso e poi perché non si può pensare di ricostruire facendo la corsa dei gamberi“.
Microzonazione, danni lievi, danni pesanti, tutto uno studio per partorire l’ordinanza 7 e poi?
“Si, ci siamo mossi in una direzione, seguito gli iter che ci avevano imposto e il commissario aveva redatto lo strumento che stavamo approcciandoci a seguire. Quando cominciavamo ad avviare il lavoro, lì dove gli immobili ci consentivano con l’ordinanza 7 di accedere agli interventi ed ai finanziamento dello Stato, ecco che si deve ricominciare tutto d’accapo. E per di più subendo l’onta di non avere pari trattamento di altri terremoti. Ancora una volta. A nulla sono valse le nostre richieste.
Diciamo che questo articolo 24 bis potrebbe sicuramente fermare l’ordinanza 7.Quindi con il commissario Schilardi c’è necessità di capire come muoversi in ragione di questi nuovi interventi normativi.
“Con la Regione, poi già l’idea iniziale di cui abbiamo discusso con Discepolo e i nostri rappresentanti era di pianificare. Non a caso stavamo portando avanti l’azione del PUC in sinergia con le istituzioni regionali. Questi nuovi stravolgimenti ci frenano un po’. Perché negli ultimi mesi c’era stata un’accelerazione delle richieste di accesso alle previsioni del commissario Schilardi. Al protocollo sono arrivate numerose pratiche. Ora tutto il castello si infrange, gettando un’intera comunità allo sbaraglio per non riconoscere ad Ischia le norme che, invece, guarda caso, poi sono già state accettate per altre località con questa legge 55, all’articolo 12 comma 7. Una legge che in Italia, dove non si trova l’isola d’Ischia, dà i contributi anche alle parti di fabbricato legittimate e non solo per la parte legittima. Oggi quello che manca al cittadino è la possibilità di poter attingere a dei fondi per la ricostruzione. Tutto il resto senza fondi è solo una bella favola che ci raccontiamo ma senza concretezza”.
Continuiamo a parlare del sesso degli angeli? La pianificazione diventerà un bel progetto da mostrare. Di fatto inattuabile? Ci avviamo verso lo spopolamento? Senza il contributo per i fabbricati legittimati diventeremo un paese fantasma?
“La pianificazione è la base. Ma alla fine resta sempre il fatto che c’è la necessità di poter dire al cittadino: guarda io ti do i soldi per eseguire quella pianificazione. A fare i progetti siamo tutti bravi, ma dobbiamo guardare anche in faccia alla realtà e al retaggio che ci portiamo. I miei concittadini mi avvicinano e mi palesano la volontà di voler ricostruire, ma questo è un paese in ginocchio, questa gente ha perso tutto, materialmente non ci sono soldi prima per regolamentare e poi per ricostruire da soli. Nessuno di noi ha la liquidità per affrontare certe spese. Qui si è perso il lavoro di una vita e quel che restava lo si sta spendendo per sopravvivere. Quindi il discorso che io feci il 13 giugno 2018 al parlamento è valido. Lo Stato ha due possibilità o ci paga il CAS e gli hotel a vita o ci mette in condizione di ricostruire”.
Sindaco nessuno sembra aver compreso la gravità del nostro dramma. Sembra di assistere ad un gioco.
“Qui si è sottovalutato il problema. Si parla di dramma di fronte a 200 sfollati in Toscana e nessuno pensa che noi abbiamo oltre 2 mila sfollati e 1600 fabbricati inagibili solo a Casamicciola. Vorrei invitare tutti questi politici che dicono di voler aiutare la la popolazione a guardare davvero qual è la reale esigenza. Perché qui con un popolo che sta morendo non c’è nessun merito politico da prendersi. Qui serve una legge che funziona!”.
Che piano avete?
“Aspettiamo la pubblicazione in Gazzetta. Ci sono degli aspetti che sono migliorati sia per il commissario alla ricostruzione che si è liberato dai catenacci del MEF, quindi da una burocrazia che frenava molti aspetti e che ora consente di avviare incontro alle società con partita Iva chiuse dal terremoto del 21 agosto 2017 e che hanno smesso praticamente di lavorare dalla notte del 21. Queste cose sono positive. Poi ci metteremo al lavoro, è chiaro che il nostro intento deve essere quello di ottenere né più e né meno di altre realtà. Non è possibile che territori con i nostri stessi vincoli, i nostri stessi sistemi ottengano una norma e noi veniamo trattai come gli ultimi criminali. Noi veniamo sempre penalizzati e questo non lo possiamo più accettare perché rappresenta una ingiustizia costituzionale e secondo non ci da la possibilità certa di ricostruire e quindi di poterci mettere alle spalle questo problema dal 21 agosto”.