Con il professore Ferraro in attesa del Festival di settembre tappe alla Scotti e al Mattei. I tre incontri si sono tenuti con gli studenti delle scuole del Liceo Classico e Liceo Scientifico presso il centro Polifunzionale; con gli alunni di seconda e terza media della sezione “B” della Scuola Media Scotti e con gli alunni della Ragioneria e del Geometra della scuola “Enrico Mattei
Marco Ciarlone | La Filosofia incontra le scuole e lo fa entrando nelle aule, sedendosi insieme agli alunni. E’ questo che è emerso dopo i primi tre incontri che si sono tenuti con gli studenti delle scuole del Liceo Classico e Liceo Scientifico presso il centro Polifunzionale; con gli alunni di seconda e terza media della sezione “B” della Scuola Media Scotti ed, infine, solo cronologicamente parlando, con gli alunni della Ragioneria e del Geometra della scuola “Enrico Mattei”.
Questi incontri fanno da filo conduttore tra la prima e la seconda edizione del Festival di Filosofia “La Filosofia il Castello e la Torre” che si terrà ad Ischia tra il 26 settembre e il 2 Ottobre 2016. Il Festival della Filosofia nasce da un’idea di Raffaele Mirelli da sempre molto attento e sensibile verso gli studenti e l’isola in cui essi si muovono. Se è vero che i ragazzi rappresentano il nostro futuro, le nostre forze di un domani non affatto distante, allora un plauso va fatto a lui per l’aver voluto coinvolgere nel progetto tutti, indistintamente, senza porre limiti di età o di istituti preposti o meno all’insegnamento della filosofia.
Presenti anche, in rappresentanza del Rotary Club, che sta affiancando concretamente il Festival (insieme con la compagnia Alilauro, particolarmente sensibile al progetto), il Presidente attuale, Bernardo De Martino, ed il Presidente del prossimo anno, Antimo Lupoli, i quali hanno illustrato le varie e lodevoli iniziative legate al nome del loro club.
Mirelli si è avvalso della collaborazione onorevole del Prof. Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia Morale dell’università Federico II di Napoli e divulgatore dell’arte del pensare presso molti complessi che spaziano dalle scuole alle carceri con cui collabora attivamente mediante incontri con i detenuti, discutendo con loro dei più svariati temi. Ebbene è proprio grazie al loro modo di concepire la filosofia negli spazi pubblici, cercando di abbattere quei muri che negli anni sono stati costruiti ad arte forse dagli stessi predecessori, che questi incontri si sono trasformati in dialoghi mai scontati. Aperti a nuovi punti di vista, dove quell’invisibile barriera tra alunni e professori è stata valicata, i ragazzi hanno restituito identità alla filosofia come pensiero di piazza, agorà d’azione socratica.
“Vivere in Comune” è l’atto di filosofia pratica che accompagna la seconda edizione del Festival, tema principe trattato, discusso, analizzato insieme ai ragazzi durante gli incontri di aprile. La cosa davvero bella di questi primi tre incontri è stata la partecipazione dei ragazzi; il sapersi confrontare non solo con il professore Giuseppe Ferraro e con Raffaele Mirelli Mirelli, ma anche tra di loro. Dialoghi costruttivi che hanno superato quella timidezza tipica dei ragazzi: dopo le ritrosie nel prendere la parola si sono mostrati molto loquaci e perspicaci ritrovandosi spesso a rimarcare il senso più intimo del “Vivere in Comune”.
Allora cos’è questo discusso “Vivere in Comune?”
Lo proviamo ad estrapolare da ciò che ci hanno lasciato i ragazzi, di ogni età, di ogni indirizzo scolastico. Questi hanno cercato e parlato a modo loro dei loro grandi sogni, o magari delle loro prime delusioni, giungendo ad una spiegazione non banale, ma semplice. Senza troppe articolazioni e con la semplicità del loro essere, accompagnati dalla tenacia di una persona che ama i giovani come il Prof. Ferraro. In chiusura si chiedeva agli alunni di lavorare in gruppi, scrivere delle frasi su ciò che si pensava essere il sunto della discussione. In seguito i ragazzi erano chiamati a formulare un’unica frase che mettesse in comune, d’accordo tutti.
Esperienze belle che ti rimangono, perché dalle frasi scritte dai ragazzi e dalle loro testimonianze verbali, dai loro sguardi o semplicemente dalle loro domande, si può capire e carpire i loro sogni, i loro amori, i loro umori, le loro emozioni. L’incontro di oggi, per esempio, ci ha lasciati davvero colmi di speranza, perché la partecipazione a volte sì turbolenta, ma mai maleducata o disinteressata dei partecipanti, ha spaziato dal vivere in comune fino ad arrivare alla libertà di pensiero e d’azione. Ci ha detto che, come dice il professore Ferraro, l’uomo solo non è mai libero, perché la libertà ha bisogno di legami, di potersi confrontare, di sapersi donare. Solo se si riesce a donare e a mettere il proprio bene al servizio degli altri ci si può definire liberi e si può realmente dire di Vivere in Comune.
Un doveroso ringraziamento al dottor Mirelli, ideatore dell’iniziativa, e al professore Ferraro, che ha saputo arricchirci con la sua semplicità ed il suo “costringerci” a guardarci dentro, ai professori ed ai Presidi che hanno creduto all’importanza di questi incontri, ma soprattutto ai ragazzi, alla loro partecipazione ed al loro sincero interesse verso le tematiche sociali.
“Vivere in comune è come un dipinto, ogni persona è uno schizzo che, solo vivendo in armonia, riesce a diventare un’opera d’arte”: questa una delle tantissime frasi estrapolate da queste tre giornate