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Ischia, quale stagione 2025? | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 4 aprile 2025



La stagione turistica ischitana si presenta, ancora una volta, all’insegna dell’incertezza. Nonostante l’isola d’Ischia resti una delle mete più ambite del turismo nazionale e internazionale, la capacità di attrarre anche quest’anno un numero di presenze rassicurante per tenere saldamente in piedi il nostro sistema economico sembra non rappresentare più la comoda certezza di un tempo. Questo non dipende soltanto dalle scelte individuali degli imprenditori, i quali, tra difficoltà economiche e logistiche, tentano di organizzare al meglio l’apertura delle proprie strutture, ma anche da una mancanza di segnali concreti dal “pubblico” e dal “sociale” che possano infondere fiducia nella comunità locale e nei target di riferimento.
Il quadro generale appare frammentato: alberghi che aprono a macchia di leopardo, ristoranti e stabilimenti balneari che posticipano l’avvio delle attività, alcuni che addirittura hanno già annunciato di non aprire per carenza di personale, strutture in vendita (spesso giudiziale), una programmazione degli eventi ancora debole e una politica del territorio totalmente inesistente. Il rischio è quello di un turismo che, pur mantenendo numeri interessanti, non riesca a garantire quella continuità e quella stabilità necessarie a far sì che l’intera filiera economica dell’isola possa realmente beneficiarne. In altre parole, il turismo ischitano si accende e si spegne con un’incostanza preoccupante, creando un clima di precarietà che si ripercuote su tutta la comunità.
A questo si aggiunge, a proposito di forza lavoro, che se in passato la migrazione dei lavoratori era un fenomeno che interessava principalmente il periodo invernale, oggi si assiste a un preoccupante esodo anche in alta stagione. Sempre più giovani e meno giovani, una volta considerati il motore pulsante dell’economia turistica ischitana, decidono di lasciare l’isola non appena se ne presenta l’opportunità. La causa principale? Terminato l’effetto del reddito di cittadinanza a cui in tanti hanno attinto, talvolta utilizzandolo come uno strumento di forza per trattare a proprio favore con il potenziale datore di lavoro, sembra sempre più frequente il mancato rispetto delle condizioni di lavoro pattuite. Troppi imprenditori, forti della ricorrente recessione e dell’incertezza economica, si rimangiano le promesse fatte ai propri dipendenti, riducendo stipendi, ore lavorative e benefit concordati (specie quelli in nero). Un fenomeno che genera disillusione e spinge molti a cercare impieghi più sicuri e meglio retribuiti altrove, anche a costo di trasferirsi definitivamente.
Questa tendenza, se non invertita attraverso precise scelte di sistema, rischia di diventare una vera e propria piaga per il tessuto economico locale. Senza una forza lavoro stabile e motivata, ma che sappia concretamente offrire in cambio anche la giusta professionalità, il turismo, per quanto florido possa essere, non può garantire alcuna prospettiva solida e men che meno servizi di qualità, generando una spirale negativa che colpisce progressivamente sia gli imprenditori sia il pubblico.
È lecito chiedersi, dunque, dove si andrà a finire di questo passo. L’isola d’Ischia ha tutte le potenzialità per restare una destinazione turistica di successo, ma senza una programmazione lungimirante, senza il reciproco rispetto delle regole e senza una politica che tuteli sia i dipendenti che i loro datori di lavoro, rischia ricadute economiche pesanti per tutta la sua società. Serve un’inversione di rotta, e serve subito.

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