Ieri ho avuto un piacevole colloquio con l’amico Antonio Candido, detto “Celentano”, portierone dei tempi d’oro dell’Olimpia Calcio a 5 e provetto meccanico, figlio d’arte –insieme al fratello Angelo- del mitico Mastu Luigi, che con Sossio Landolfi e Nicola Cuomo fece di un’autofficina al Porto un autentico ritrovo di amici con la A maiuscola, tra i quali mio padre Pippo.
E proprio in riferimento a mio padre, nel veder passare una lussuosa Mercedes Benz nera lungo la strada di Cartaromana, Antonio ha cominciato a dissertare con semplicità e grande efficacia al tempo stesso sul capitale turistico sprecato, direttamente o indirettamente, da noi Ischitani negli ultimi quarant’anni. “Ricordo quando tuo padre lavorava al Jolly, che bella gente che c’era… A volte ci chiamavano per riparare i vetri delle auto di ospiti tedeschi o del nord Italia, infranti a Napoli dai ladri per rubare le borse o le valigie; persone veramente perbene e molto ricche che restavano a dir poco scandalizzate da quanto accaduto loro, incredule di aver ricevuto un trattamento del genere da un popolo al cui lavoro e alla cui prosperità stavano andando a contribuire, venendo da molto lontano. Per mille motivi i nostri turisti li abbiamo trattati talmente male da farli scappare nel tempo a gambe levate verso altre località –affermava convinto- quando, per le attrattive di cui gode Ischia, la bellissima clientela che affollava i nostri alberghi da ogni parte del mondo, in particolare dalla Germania, avrebbe dovuto rappresentare per sempre il nostro tesoro inestimabile.”
Quello di Antonio non può e non dev’essere considerato un discorso squisitamente retorico, ma è lo specchio fedele di quanto la nostra giovane età di operatori del turismo (ricordiamolo ancora: parliamo di meno di settant’anni di esperienza effettiva) abbia inciso negativamente sulle scelte strategiche che hanno riguardato il futuro (oggi presente più che mai) della nostra splendida Isola. La comunicazione “in casa e fuori casa” che avrebbe dovuto riguardarci negli anni, salvo rari periodi che non menzionerò per non scadere nell’autocelebrazione, è stata quasi totalmente assente o, in ogni caso, priva di qualsiasi strategia mirata a migliorare il nostro rapporto con il mercato e con i target group che più dovrebbero riguardarci; e neppure in un momento come l’epoca post-terremoto del 21 agosto scorso, il pubblico e il privato sono riusciti a fondere le proprie esperienze (?) e le proprie risorse per cercare di affrontare unitariamente e proficuamente quel momento drammatico di cui la stagione in corso, salvo pochi casi affidati alle capacità d’investimento e alle scelte di marketing dei soliti noti, sta risentendo in modo quasi irreversibile.
A parti invertite, ha fatto notizia (e non solo per lo sfondo drammatico che ne emerge) la lettera del turista americano Michael Veley al ladro che a Venezia, su un traghetto in laguna, lo ha derubato del suo portafoglio: “So che probabilmente non leggerai questo testo e non te ne importerà neanche nulla. Noi siamo arrivati nella tua bellissima città il 14 luglio, alle 14. Sul vaporetto numero 1 sono diventato la tua vittima… Immagina anche solo per un istante quello che questo causa alla tua vittima. Ho pregato per perdonarti e prego per te affinché tu ti allontani da questo peccato che ferisce le persone innocenti… Era il mio ultimo viaggio con mia moglie: sono ammalato di cancro e sto per morire.” In questo caso, è stato l’ospite di una località turistica di grido, forse la più importante d’Italia insieme a Roma e Firenze per numero di presenze e ampiezza della stagione, a dimostrare quanto una comunicazione mirata riesca a colpire nel segno e, al tempo stesso, sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso argomenti mirati, tangibili e di concreta rilevanza. Il Sindaco di Venezia lo ha cercato con tutti i mezzi possibili, offrendosi di ospitare personalmente Veley e la sua famiglia per un nuovo soggiorno a Venezia. A Ischia, invece, il sindaco Ferrandino (stavolta beccati la minuscola, Enzo) promette di presenziare ad un evento, salvo poi restarne assente ingiustificato, facendosi sostituire da un personaggio tanto scostumato quanto ignaro del modo più corretto di esercitare il ruolo pubblico (quindi senza distinguo di parte possibili) rivestito.
Se oggi i sei Comuni dell’isola d’Ischia volessero comunicare contro le criticità del loro territorio, da dove dovrebbero cominciare? Io credo dal traffico, un problema fin troppo trascurato che, escludendo le varie ztl in giro per l’isola, vanta considerazione pari allo zero da parte di tutti e sei i Comuni, fatta eccezione per Lacco Ameno, che anche grazie alla sua naturale conformazione territoriale, si è votata da sempre alla pedonalizzazione del Corso Rizzoli per la maggior parte della giornata. Basterebbe solo tale argomento, fin troppo in comune a tutti i Comuni, per rendere indispensabile un’azione mirata verso l’Ospite, basata non tanto sul mood creativo del momento, quanto su motivazioni oggettivamente credibili e su prolungate sedute psicoanalitiche sia per i residenti schiavi della circolazione a quattro ruote con mezzi propri sia per gli amministratori locali che continuano, imperterriti, ad assecondarli. Forse, a quel punto, i nostri turisti capirebbero, mossi a compassione, pur traendone le conseguenze del caso.
E poi, lasciatemelo dire, dobbiamo ritrovare (o imparare, se preferite) e diffondere a tutti i livelli, a cominciare dalle scuole dell’obbligo, quei valori basilari che sono stati il valore aggiunto della nostra Comunità e che le hanno permesso (e spesso le permettono ancora) di conquistare anima e cuore di chi viene a scoprire la nostra Terra e ne resta stregato. E non parlo certo della professionalità in senso stretto di tutti gli addetti del comparto, ma mi limito a ricordare lo scadimento dell’educazione, dello stile, della cortesia e del buon gusto che dovrebbero essere il condimento fondamentale, quotidiano, della nostra capacità di accoglienza. In altre parole, è senz’altro un bene che ormai da tempo non sentiamo più parlare di scippi, furti e rapine nel corso della nostra stagione turistica, ma dobbiamo capire che questo, per noi, più che rappresentare un risultato importante, dovrebbe essere invece uno dei naturali elementi fondanti della nostra normalità.
Non serve tanto per essere noi stessi. In fondo, basterebbe capire che è indispensabile e… cominciare. Meglio tardi che mai!
Caro Davide
Con questa politica é difficile se non impossibile …….
Chiara che c’entra la politica con
l’educazione, lo stile che pensa Davide,
la cortesia e il buon modo di vivere
con la politica?
Sono quattro valori che spettano ai
genitori di darli ai propri figli.
Sono certamente daccordo con Te,
che i politici che Voi avete dato il voto,
certamente non sono lo specchio di
una vita che si augura i propri figli.