■ Questione Personale di Gaetano Di Meglio
Benedetto Valentino ha scritto bene. Ischia è più conosciuta di prima, ancora ambita, ancora più bella di prima. Siamo un’isola di 36 chilometri quadrati che ha sfornato 6 chef stellati (Nino Di Costanzo, Pasquale Palamaro, Emanuele Mazzella, Andrea Migliaccio, Crescenzo Scotti) in un momento in cui basta mettersi un cappello in testa e manovrare due spaghetti e sei una star. Abbiamo un allenatore di Serie A, Gianni Martusciello, un campione di serie A, Francolino Brienza. Una baby campionessa che vince tutto: Sidney Saturnino. Un mare totalmente balneabile!, strutture alberghiere che fanno venire i brividi (e alcune gli incubi). Chilometri di percorsi naturali che, amatori, hanno reso percorribili e tutto il fascino che da secoli continua a colpire naviganti, poeti e artisti. Eppure, serpeggia tra di noi, il sentimento della disfatta. E’ arrivato il tempo di iniziare a dirci che non è proprio così. Prima ci togliamo dalla testa che viviamo in un posto brutto e prima iniziamo a trattare il posto in cui viviamo come un posto bello. Le sirene di chi, senza ruolo e senza uno scopo, ci dice che questo e quello non va, ci fanno solo male.
A difesa del ruolo della stampa locale. L’idiota di turno arrivato a questo punto ci dirà che siamo i primi ad alimentare queste sirene. Appunto, un idiota. Amiamo Ischia e la vorremmo “bella, a manetta!” ma siamo obbligati, dal nostro ruolo ad evidenziare il male, a dare fastidio. Questo non significa che abbiamo smesso di credere nella nostra isola. Ci impegniamo ad essere pungolo con tutte le nostre forze è vero, ma al tempo stesso, crediamo che Ischia sia “più conosciuta di prima, ancora ambita, ancora più bella di prima”.
Nonostante tutte le sirene cupe che ci assillano, ieri ad Ischia erano aperte e in concorrenza quattro discoteche, penso una ventina di discobar sparsi sui sei comuni, centinaia di stabilimenti balneari e, anche se silenziosa, una classe di giovani imprenditori che sfida la crisi e che continua ad impegnarsi per Ischia. Ne citerò quattro: Giù e Lisa con il loro “Divina” a Sant’Angelo, Flavio Leo a Citara con il “Bagno Teresa”, Peppe Trani con il suo “Eyes” e i fratelli Mancusi con il loro “Porto 51”. Quattro realtà, che rappresentano quel “ragazzo che corre verso Camelot” della speranza a Ischia. Arditi ischitani che non si sono fatti avvincere dal continuo senso di sconfitta che, in troppi (anche sui social), coltiviamo. Quattro realtà giovani che raccontano un’isola diversa. Una piccola isola che si regge senza i bacucchi del turismo invernale, senza i prezzi da lowcost e che non si dice “siamo un’isola per vecchi” ma che dimostra che siamo “un’isola per giovani”. Certo, un’altra isola ci racconta che andiamo avanti a limoncelli e pezze al posto di marche firmate. Certo, poi c’è quella che si lamenta, chi ci racconta la sua crisi economica e non parla mai di banche, di accesso al credito e dei casi singoli (magari di cattiva gestione dell’impresa) e guarda con nostalgia al passato. A quale passato? A quello in cui costruiva abusivamente, a quello in cui c’erano meno leggi e meno opportunità ma anche la necessità di meno sforzi e meno impegno. Ischia è “bella, a manetta”.
Sono stato il primo e quello con nessun interesse diretto a criticare Luise e la “sua” gestione dei porti. Eppure Luise continua a gestire il traffico dei VIP verso la nostra Isola. Il presidente di MasterCard ha scelto il porto di Forio. Will Smith e Denzel Washington hanno scelto Lacco Ameno. E tanti altri ancora verranno nei prossimi giorni. Tra poco Michelangelo Messina inaugura il suo red carpet ai piedi del Castello Aragonese. Tra qualche settimana, Pascal Vicedomini accenderà i riflettori glam sull’isola che esiste solo in una settimana di luglio e saremo tutti allegri, ma continueremo a dirci del depuratore, dei Bus Eav e di tutto il resto che non va. Ed è giusto che sia così. Ma è anche giusto continuare a dirci che siamo un’isola “più conosciuta di prima, ancora ambita, ancora più bella di prima”. Senza chiudere gli occhi sugli scandali dei nostri amministratori, senza abbassare la guardia sui servizi che ci vengono scippati, senza girarci dall’altra parte mentre pochi ricchi si pappano tutto, continuiamo a dirci che Ischia è bella. Diciamoci che le pinete potrebbero essere tenute meglio. Diciamocelo tutti i giorni, ma diciamoci anche che siamo un posto bellissimo. I problemi li dobbiamo risolvere è vero, ma non ci dobbiamo per forza far contagiare dal virus della sconfitta. Soprattutto perché tutto il mondo è paese. Perché non credo che i nostri concorrenti siano molto meglio di noi (specialmente quelli italiani!). Perché quando si è turista si vede altro e si “vive” altro.