Giuseppe Mazzella | Sono sempre più convinto che occorre oggi nell’isola d’Ischia un ente di diritto pubblico per la ricostruzione dopo il terremoto del 21 agosto 2017 e l’alluvione del 26 novembre 2022. Un ente “autonomo” – dove l’autonomia sta nel bilancio e nella gestione ordinaria e straordinaria – come fu istituito nel 1952 con durata ventennale per la “valorizzazione”. Fu una intuizione politica efficace.
L’isola d’Ischia per enormi possibilità di sviluppo turistico se da un lato si “spezzettava” in sei comuni, nell’ossequio alla sua storia e nel richiamo alla “democrazia locale”, dall’altro la si inseriva come perla del mezzogiorno per le sue doti ambientali. Da qui a considerarla un unicum di sviluppo economico che poteva e doveva usufruire di tutti gli aiuti dello stato centrale attraverso la cassa per il mezzogiorno costituita nel 1950. Sia con opere infrastrutturali (acquedotto, strade, piazze, scuole) sia con aiuti alle imprese fino al 70 per cento dell’investimento. É stata una politica efficiente ed efficace. Sono sorti centinaia di imprese che hanno fatto “industria” il turismo ed il commercio.
Oggi ci troviamo a fare i conti con uno sviluppo economico “maturo” ma non omogeneo e con la questione dei rischi ambientali e dei mutamenti climatici. Il processo è inverso rispetto a 70 anni fa. Adesso dobbiamo difendere lo sviluppo come il Napoli lo scudetto. E l’impresa è ancora più difficile. Tuttavia, richiede tempo e nuova mentalità. Ci vorranno altrettanto almeno 20 anni. Ma sarebbe un errore mortale non prendere atto delle intuizioni e del cammino delle generazioni passate. Le attuali generazioni viventi sono chiamate a gestire un cambiamento epocale e gigantesco. Non possono fare una politica liberista o quella dello struzzo che mette la testa nella sabbia per non vedere. Affrontiamo i tempi. E diamoci coraggio quello che don Abbondio non seppe darsi.