Cari concittadini ischitani,
Vi scrivo con il cuore colmo di affetto e di inquietudine. Affetto, perché questa terra è la nostra casa, il luogo che ci ha visto nascere e crescere, la culla delle nostre tradizioni e del nostro spirito. Inquietudine, perché osservo il lento e inesorabile declino della nostra isola, e ciò che mi turba ancor di più è l’indifferenza con cui lo stiamo accettando.
Siamo oltre sessantamila anime, eppure sembriamo esseri inerti, sospesi in una quotidianità che ci ha assuefatti, come se il torpore fosse diventato la nostra normalità. Ischia, la nostra Ischia, è ferma. Non cresce, non si evolve, non guarda avanti. E mentre noi restiamo immobili, altre località, anche a noi vicine, investono, si rinnovano, si organizzano meglio e attraggono sempre più visitatori, risorse e opportunità. Stiamo lentamente cedendo il passo, senza battere ciglio, senza un moto di orgoglio, senza una reazione degna di chi ama davvero questa terra.
Ma chi sta permettendo tutto questo? Chi sta consentendo che la nostra isola rimanga al palo, in balia di un destino che sembra già scritto? La risposta è amara, ma necessaria: siamo noi. Noi che accettiamo senza fiatare, che ci adattiamo alle inefficienze, che preferiamo lamentarci sottovoce piuttosto che alzare la testa. Noi che ci siamo abituati a vedere la nostra Ischia perdere terreno, senza provare rabbia, senza sentire il bisogno di agire.
E nel frattempo, chi avanza? Non sempre chi è più capace o più meritevole, ma chi ha la determinazione e l’astuzia di cogliere le opportunità che noi lasciamo scivolare via. Sempre più imprenditori della terraferma si insediano qui, sfruttano le occasioni che noi non sappiamo o non vogliamo cogliere, portano avanti attività che avrebbero potuto essere nostre o che lo erano e le abbiamo perse per mera incapacità gestionale. Non perché siano più bravi, ma semplicemente perché ci credono più di noi. Perché non si accontentano della stagnazione, perché vedono in Ischia un potenziale che noi stessi sembriamo ignorare.
E allora vi chiedo: fino a quando saremo complici di questa deriva? Fino a quando lasceremo che Ischia diventi un’isola di rimpianti anziché di ambizioni? È ora di risvegliarsi, di scuotersi di dosso questa passività soffocante e di riprendere in mano il nostro destino. Non possiamo più accettare di essere spettatori della nostra decadenza. Dobbiamo smettere di raccontarci che “tanto è sempre stato così”, che “le cose non cambieranno mai”, perché proprio questo è il veleno che ci sta uccidendo.
Abbiamo tutto ciò che serve per far splendere Ischia come merita: abbiamo bellezze naturali ineguagliabili, una storia ricchissima, una cultura straordinaria e, soprattutto, abbiamo noi stessi. Ma dobbiamo volerlo. Dobbiamo crederci. Dobbiamo tornare a sentirci padroni del nostro futuro e non semplici pedine in un gioco deciso da altri. Questa mia è una chiamata alla consapevolezza. Non per accusare, non per recriminare, ma per esortare. Ischia può e deve tornare a essere un modello di eccellenza, ma il primo passo spetta a noi.
Aiutatemi a nutrire la sincera speranza di trovare, con Voi tutti, un nuovo stimolo per lasciar rinascere e continuare a credere in questa nostra splendida terra e nella sua gente, prima di rassegnarmi anch’io e, magari, continuare a convincermi della necessità di invecchiare altrove. Credetemi, non è una “chiamata alle armi” politica, ma un innocente moto d’orgoglio ischitano che dovrebbe farci riflettere tutti, nessuno escluso.Buona domenica, Ischia!
Ischia: un nuovo stimolo per rinascere | #4WD

Daily 4ward di Davide Conte del 23 marzo 2025