La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | Alle frontiere si è in attesa (…) non si è né dentro né fuori, si sta in bilico sul filo: la linea d’ombra su cui tutto può accadere, il buio o la luce; la sponda dove è sempre possibile tuffarsi o voltare le spalle all’acqua; l’orizzonte che ci tiene sospesi tra cielo e terra, tra l’incanto e la voglia del volo.
A. De Rosa, Lucania double-face, 2015
Non calpestare le metafore.
I punti di sospensione si pagano a parte.
Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.
E. Flaiano, L’uovo di Marx, 1987
Domenica scorsa ho proposto una riflessione, che continuo oggi, sull’ “immaginazione” lungo la storia del pensiero.
Per Hegel «l’intelligenza è due volte (“ist wieder”, come dire “iter”, è iterazione)» (M. Ferraris, L’immaginazione, 1996). Hölderlin ci parla di “essenza poetante della ragione”. Per Heidegger l’immaginazione è una facoltà che assolve «la funzione di parte discreta in un insieme di facoltà e di titolo comune sotto cui queste si pongono» (Ivi).
In questo orizzonte per Wittgenstein la filosofia non è una ‘teoria’ ma una ‘pratica’. La cui essenza sta nell’interrogazione. E Husserl designa con “epochè” la messa tra parentesi, la sospensione di ciò che si sa, nel tentativo di riconsiderare il rapporto con le cose.
SFERA e LABIRINTO sono figure metaforiche che descrivono rispettivamente certezze totalizzanti o smarrimento.
La SFERA è il luogo dell’intelletto calcolante e universale, del tutto chiaro e distinto, il “cogito” cartesiano, il punto di vista panottico.
La sua figura antitetica è il LABIRINTO, che oppone l’indeterminato, l’opaco e il complesso che, però, aspira alla “soluzione” non più con l’amoroso filo di Arianna, ma con l’ultimo software, magari con l’Intelligenza Artificiale.
Per una figura diversa – una metafora del PARADOSSO – proviamo a pensare non a una superficie a due facce, con un interno e un esterno (il cilindro, la sfera) o un sopra e un sotto (il piano) in cui per passare dall’una all’altra parte occorre attraversare la superficie stessa o il contorno, ma a una figura che si percorra dentro e fuori senza attraversarne il bordo.
Il NASTRO di MÖBIUS apre allo stupore di una paradossale continuità tra interno e esterno.