mercoledì, Novembre 27, 2024

Italia-Albania: due tempi, due partite

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RAGGI D di Daniele Serappo| 45 Si dice sempre che chi ben comincia sia già a metà dell’opera, è un detto popolare e questi difficilmente sbagliano ma, ripensando alla gara d’esordio dell’Italia a EURO 2024 contro l’Albania io sarei un attimo meno convinto sul futuro roseo nel torneo degli azzurri di Spalletti rispetto ai soliti ovattati, mielosi, ossequiosi quanto scontatissimi ed allineatissimi complimenti fatti dalla stampa di settore e non solo. Tanto per cominciare, quindi, per inizio dobbiamo considerare la rimessa laterale di Di Marco (Foto 1) e come questa è stata gestita partendo dall’esecuzione e fino alla mancata copertura del palo da parte di Donnarumma o dall’esito finale della gara che invece, questo sì, ha premiato per lo meno il buonissimo primo tempo nel suo complesso?
Nessun disfattismo, sia chiaro, è un’Italia giovane e bella ma non per questo particolarmente solida pur palesando evidenti certezze in alcuni uomini, Barella su tutti.

È anche – e forse soprattutto – questo il problema perché per la gara d’esordio in realtà meglio non avrebbe potuto andare considerando la nazionale rossa del Paese dell’Aquila bicefala, senza dubbio meritevole sul campo di prendere parte all’esito finale della kermesse, non ha ancora almeno un soggetto a poterla trainare ed a fare la differenza in campo e visto che a comporla sono tutti onesti calciatori militanti in compagini di club più o meno di metà classifica alla meglio nel campionato italiano (la maggior parte di loro infatti gioca da noi) e chi è stato capace di vincerlo questo torneo (Asllani dell’Inter) in realtà ha in tasca solo pochissime presenze. Giocando ovviamente sapremo, mentre nel frattempo più cose si possono far notare della serata di Dortmund.

GLI SCHIERAMENTI
L’Italia era attesa da un 1-4-2-3-1 in cui alla vigilia stupiva soprattutto la linea difensiva schierata con ben tre sinistri (Bastoni, Calafiori e Di Marco), con Barella e Jorginho a mediare dietro Chiesa, Frattesi e Pellegrini a supporto di Scamacca, unico terminale offensivo. Se è vero che Frattesi notoriamente riesce ad incidere maggiormente da mezzala, che Chiesa di solito è altrettanto più determinante se partendo da sinistra e che Pellegrini, giocando per elezione meglio in posizione più centrale dietro alla prima punta, non si capiva proprio cosa si sarebbe visto al fischio d’inizio. Cosa piuttosto strana, anche l’Albania che di suo si ipotizzi sia piuttosto consapevole dei propri mezzi, pareva volersi schierare proprio con lo stesso 1-4-2-3-1 con, davanti a Strakosha, una linea a quattro guidata da Djimsiti dell’Atalanta, Asllani e Ramadani centrali e tre mezzepunte (Asani, Bajrami e Seferi) a cercare di supportare la punta Broja mentre poi s’è capito subito che si sarebbe opposta allo schieramento annunciato italiano con un più adeguato 1-4-3-3.

AL FISCHIO D’INIZIO
Alla fine quindi non è stato proprio così come cisi aspettava (menomale, si potrebbe dire, sennò si toglierebbe parecchio al piacere dell’analisi tattica di una gara) perché la formazione di Spalletti è in realtà stata come al solito straordinariamente fluida nell’interpretazione delle fasi di gioco impostando con tre centrali di difesa e lasciando immediatamente salire Di Marco in fascia (cosa che, per equilibrio, ha frenato tantissimo la spinta a destra di Di Lorenzo); a quel punto è stato un controcampo classico, con il vertice basso rappresentato da Jorginho e le due mezzali d’importazione-Inter a garantire inserimenti e coperture mentre Pellegrini, il cui spazio nello scacchiere veniva preso proprio da Di Marco in fase di possesso, avvicinandosi centralmente, rappresentava la spalla d’attacco di Scamacca. Costretta a rinculare, la squadra balcanica ha perso distanze e filo del gioco, schiacciandosi davvero troppo e finendo comunque per cedere ad un avversario senza dubbio superiore, oltre il punteggio (nella foto 3, in occasione della rete del raddoppio di Barella si può notare come l’Albania fosse davvero troppo bassa e schiacciata).

TATTICA DI PRINCIPIO E TATTICA APPLICATA
Ora, se è vero che gli allenatori studiano le partite e scelgono una tattica per riuscire a raggiungere quanto si sono prefissati, è anche vero che appena si altera l’equilibrio con una segnatura finiscono per saltare le preventive organizzazioni, nel senso che a quel punto si deve passare alla gestione pratica ed applicata della situazione di campo (tenere e consolidare il risultato o recuperare e ribaltarlo). Con una segnatura dopo neanche 30 secondi, è chiaro che tutto poteva andare a farsi friggere (per questo si sente spesso dire agli allenatori da bordo campo “non è cambiato nulla, dai, continuiamo così”, etc.) da una parte o dall’altra ma alla fine, almeno nella prima parte di gara s’è capito che oltre la casualità della genesi della segnatura del vantaggio di Bajrami, l’Albania aveva davvero molto poco da offrire in termini di qualità, densità ed intensità di corsa e di soluzioni per contrastare l’Italia.

SEFERI CONTRO CHIESA
Un esempio esplicativo può essere rappresentato dall’impiego in alto a sinistra del biondo Seferi, un ragazzo di 184 centimetri, naturalmente punta centrale ma spesso adattato come esterno d’attacco su entrambe le fasce: non ha mai avuto il passo (perché proprio non l’ha mai avuto e forse mai lo avrà) per contenere, rincorrere e/o raddoppiare Chiesa lasciandolo sistematicamente ad umiliare Mitaj e, ovviamente per non aver mai la benzina per poter infilare Di Lorenzo. Inoltre, s’è anche fatto infinocchiare dal centrale numero 23 sulla rete del pareggio dove neanche ha tentato minimamente di contrastarlo (in quella occasione si può notare come l’Albania abbia difeso con tutti gli effettivi con l’Italia che ha lasciato solo un calciatore in copertura preventiva, Foto 2).

DUE TEMPI, DUE PARTITE
Va detto anche che nella ripresa, nonostante il sistematico ma piuttosto sterile possesso palla, s’è assistito ad un’altra partita con pochissimo calcio da poter tenere a memoria ed appuntare: l’Italia ha saputo meglio interpretare il principio di scaglionamento e ha potuto contare mediamente su di una migliore circolazione di palla ma, a mio modo di vedere, è stata chiaramente imprecisa nella rifinitura e nel gioco in spazi stretti (nonostante si capisca quanto Scamacca interpreti con molta dedizione il ruolo e non disdegni assolutamente il lavorare per la squadra) mentre la sua linea di difesa non è mai stata messa seriamente alla prova. Da questo punto di vista sull’occasione per Manaj a pochi minuti dal fischio finale si è capito che la lettura di “palla scoperta” e la difesa della profondità andrebbero riviste.

LE PERPLESSITÀ SULLA DIFESA
Proprio Bastoni e Calafiori, le cui qualità individuali non sono minimamente in discussione, credo che possano essere facilmente attaccati dai velocissimi attaccanti presenti nelle maggiori formazioni ai nastri di partenza di questo torneo perché troppo lenti e grossi (190 e 188 cm rispettivamente) così che già contro la Spagna – se riconfermati – avremo modo di valutare come potranno esprimersi sotto pressione senza un regista di ruolo (Bastoni nell’Inter gioca a “3” e quindi ha sempre una copertura), magari anche veloce nel riprendere posizione o nell’inseguire considerato che la linea, così come l’abbiamo vista e con le caratteristiche dei singoli impiegati sabato scorso, non sarà mai particolarmente chiusa da un ulteriore quinto. Sono scelte, chiaro, poi si dovrà valutare cosa escogiteranno gli altri! Pertanto, ci si prende i tre punti che, considerato il passaggio alla fase successiva di ben quattro terze su sei, è già un buon investimento, tuttavia, si deve solo sperare di crescere anche se un’altra clamorosa stupidaggine che si sente è che la squadra deve ancora rodare perché siamo all’inizio: è però proprio per rodare che ci si ritrova con qualche settimana d’anticipo rispetto all’inizio delle gare e che si giocano le amichevoli. Ma di cosa parliamo? Sempre la solita fuffa per far sembrare una partita di calcio figlia di chissà quale alchimia!

Foto 1. Jorginho viene preso alle spalle dall’inserimento di Bajrami, Bastoni è troppo lento nella chiusura ma concede il tiro e Donnarumma non copre adeguatamente il suo palo.


Foto 2. È chiaro fin da subito che – per l’Italia – si cerca la rifinitura sugli sviluppi del corner puntando al secondo palo dove gli azzurri si muovo raggiungendo una superiorità già statica di 4>3.


Foto 3. La pressione azzurra e la bona interpretazione dei movimenti di squadra nel primo tempo ha costretto l’Albania ad abbassarsi e schiacciarsi così che Pellegrini prima e Barella poi hanno potuto spesso cercare la via della conclusione da fuori. Nella foto, qualche attimo prima della segnatura di Barella.

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