Nei giorni scorsi, sui muri della nostra isola di Procida, sono comparse tre scritte identiche in luoghi diversi, tutte nella stessa notte: “MORTE AGLI EBREI”. Molti hanno giustamente sottolineato la gravità del fatto, mentre qualcuno ha voluto minimizzare, etichettandolo come una semplice “ragazzata” o sviando l’attenzione su altri problemi: il solito benaltrismo. Tuttavia, è proprio la banalità di una scritta del genere a sottolinearne la pericolosità. Come ci insegna la storia, l’odio razziale può evolversi gradualmente, partendo da semplici minacce e piccoli soprusi, fino a sfociare in nefandezze e crimini inarrivabili. Hanna Arendt, nel suo libro “La banalità del male”, descrive lucidamente questo processo, analizzando la figura di Adolf Eichmann, un uomo mediocre che divenne il responsabile della deportazione di milioni di ebrei verso i campi di concentramento.
In un momento storico come quello attuale, segnato da tensioni internazionali e da un preoccupante riemergere dell’antisemitismo, scritte di questo tipo non sono solo moralmente intollerabili, ma rappresentano anche un pericolo per l’ordine pubblico e la convivenza pacifica. È necessario un intervento immediato e deciso da parte delle istituzioni, attraverso una campagna informativa ampia e un atteggiamento chiaro e univoco contro queste manifestazioni di odio, senza sottovalutazioni, senza indulgenza e senza distrarsi con altri problemi.
Rivolgo un appello al Presidente del Consiglio Comunale, dott. Giovanni Villani, affinché inserisca questo tema nella prima riunione del massimo consesso cittadino, permettendo alla rappresentanza politica dell’isola di esprimere una ferma condanna, auspicabilmente unanime, contro questi atti. Inoltre, mi permetto di rivolgere un modesto avvertimento agli organizzatori della Marcia della Pace del 1° giugno, affinché vigilino per individuare e isolare eventuali frange estremiste che potrebbero infiltrarsi e inquinare lo spirito dell’evento. Bandiere di Israele strappate, scritte o slogan antisemiti non favorirebbero certo sentimenti di pace, ma solo di scontro razziale o ideologico.
Non c’è naturalmente nessun nesso tra le scritte e la Marcia della Pace, che è cosa meritevole. Ma se sull’isola ci fosse, anche solo provvisoriamente, anche solo d’importazione, un “nucleo” di facinorosi, questi andrebbero individuati ed isolati per tempo. La crisi dell’Occidente porta a fenomeni di rigetto, e molti, giovani e non, rischiano di confondere la giusta critica al modello occidentale con il sostegno, più o meno velato, a gruppi terroristici come Hamas o a regimi autoritari come quello di Putin, dimenticando che i focolai di guerra sono stati provocati da loro. È lecito avere opinioni diverse, ma non lo è fomentare l’odio o la cultura dell’odio, che resta sempre un fatto grave, anche quando si manifesta attraverso una banale scritta su un muro.