mercoledì, Marzo 26, 2025

«La camorra del mattone selvaggio e il dramma delle demolizioni abusive» Intervista impossibile a Domenico Di Meglio

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Era lunedì. Il 23 marzo 2009, a metà mattinata, Domenico Di Meglio è morto. Un infarto lo ha colto così come voleva. Quasi una morte annunciata. Trascorrono gli anni senza di lui, ma ci piace tenere vivo il suo ricordo. Oltre alla frase sotto la testata, per ricordare questa data (molto privata ma anche molto pubblica) abbiamo trasformato una decina di “Sussurri e Grida” in un’intervista e l’abbiamo fatto focalizzandoci su un solo argomento: le demolizioni degli abusi edilizi sulla nostra isola. Abbiamo conservato i riferimenti storici sia per contestualizzare le parole rispetto al tempo sia per testimoniare quanto poco sia cambiato dal 2007 al 2025. Quasi vent’anni in cui dal quel “timido ni” (lo leggerete tra poco) al “SI” c’è voluto un passo breve. Molto breve, purtroppo. E’ un viaggio a metà tra passato e presente che ci consente di guardare all’oggi con una posizione diversa perché troppo spesso abbiamo dimenticato il punto dal quale eravamo partiti.

“Abusivismo a Ischia: tra ruspe, responsabilità e verità negate”

Di Meglio, la Procura ha dato il via alle demolizioni di opere abusive a Ischia. Un evento che cambia tutto?
“I nodi dell’abusivismo non stoppato per tempo, anzi sollecitato, favorito e permesso in tutti i modi possibili, consentito anche in questa stagione quando ben si sa che il terzo condono non può essere applicato in nessun modo, stanno venendo al pettine dopo che il sostituto procuratore Aldo De Chiara – che ha già dimostrato il suo rigore in materia urbanistica eseguendo svariate demolizioni di opere abusive nella città di Napoli – ha ritenuto che fossero maturate le condizioni economiche e operative perché la procura mettesse in esecuzione le sentenze, divenute irrevocabili, che condannano anche alla pena accessoria della demolizione e rimessa in pristino. Sull’isola sono già stati notificati una decina di provvedimenti, mentre ne sono annunciati altri 700 dei 10.000 preventivabili”.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Cosa non ha funzionato?
“I nostri politici sono stati e sono omissivi e colpevoli fino al midollo. Prima perché non hanno saputo chiudere i primi due condoni; secondo perché hanno sottovalutato i rischi derivanti dalla non applicazione del terzo a fronte della recrudescenza dell’abusivismo e non hanno voluto adottare quei provvedimenti repressivi che, con qualche forzatura, avrebbero potuto mettere al riparo da ben più gravi e definitive conseguenze.

Se non fossero stati convinti, prima loro, delle defaillance del nostro sistema giudiziario, i sindaci avrebbero potuto, per le 10.000 case abusive tirate su dopo il condono del berlusca – scritto con i piedi suini dei catto-cojones, che si credono furbi e sono dei fessacchiotti a cubo – mettere in atto l’acquisizione degli abusi al patrimonio del Comune. Se l’avessero fatto, dimostrando sensibilità democratica e serio impegno per la comunità, oggi la spada di damocle delle demolizioni della procura, non penderebbe sulle teste di chi ha malamente fatto affidamento sulle dimenticanze e omissioni italiche. A chi strabuzzerà gli occhi nel leggere queste considerazioni, replico che è meglio la soluzione (non praticata) della acquisizione alla demolizione certa, ordinata da chi deve rispondere solo alla legge e non considerare il voto ed i soldi della parcella o della bustarella”.

Cosa si poteva fare, concretamente?
“Bastava acquisire al patrimonio comunale gli abusi, come la legge già prevede. È un passaggio automatico se non si demolisce entro i termini previsti. Il Comune può poi decidere se l’interesse pubblico giustifica la conservazione dell’immobile. Avremmo potuto affittare ad equo canone queste case ai loro abitanti originari – pur abusivi – oppure usarle come case parcheggio o per senza tetto, visto che il PTP dell’isola non prevede case popolari”.

Un esempio virtuoso viene spesso citato: Pozzuoli. Cosa hanno fatto lì che a Ischia non si riesce a fare?
“A Pozzuoli, con le stesse leggi che i nostri amministratori dichiarano “inapplicabili”, il sindaco Figliolia ha portato a termine ben 300 demolizioni. Ha liberato centinaia di locali occupati abusivamente, dimostrando che se si vuole, la legge si applica, senza scuse. A Ischia, invece, siamo ancora alle promesse non mantenute, ai finti impegni firmati in soprintendenza e mai rispettati. I nostri sindaci, tramite i loro consiglieri e tecnici comunali, hanno sottoscritto in soprintendenza, tra qualche mese è un anno, un impegno a demolire le costruzioni abusive tirate su dopo il 10 dicembre 2004. Un impegno rimasto lettera morta, mentre si continua a sbancare e ad edificare in piena e completa libertà”.

Lei però sembra anche dubbioso sull’effettiva portata delle demolizioni annunciate. È così?
“Sì. Alla domanda di un amico che mi chiedeva se ci credessi davvero, ho risposto con un “NI timido e remissivo”. Non per sfiducia nei magistrati, ma perché gli ultimi 40 anni di storia italiana lasciano perplessi. Finché non vedrò ruspe su abusi veri, concreti, non muretti e baracche, rimarrò sospeso.
Ma se davvero si andrà fino in fondo, sarà un passaggio epocale. Almeno fino a quando non vedrò i demolitori in azione su abusi veri, concreti, reali e che il vento non calerà dopo qualche demolizione di facciata, resto tra quelli che son sospesi. Ma sapere oggi cosa faranno è materia di maga e noi non lo siamo, perché scriviamo sugli atti che vengono prodotti e quelli esistenti vanno in una certa direzione. Se la cambieranno, lo scriveremo, incassando un’altra delusione, mentre la democrazia subirà un’altra lesione. (In questi quasi vent’anni, purtroppo, le demolizioni eseguite che si contano sono ancora poche rispetto al patrimonio abuso reale. Questa dimensione reale del fenomeno abbattimenti aggrava, ancora di più, quello che è il senso di frustazione e di sconfitta di chi si trova a fare i conti con una RESA. E, restando con i piedi per terra, non c’è nessuna vera proiezione futura che non ci faccia restare con i piedi piantati sul quel “ni timido”).

E per chi si ritrova oggi con una casa abusiva e un’ordinanza di demolizione?
“Non ho scheletri d’abusivismo nell’armadio, ma sento il dovere morale di dire che molte famiglie sono finite nei guai dopo anni di rassicurazioni e promesse. Ora rischiano di veder maciullata la propria casa dalle ruspe, e oltre al danno, dovranno accendere un mutuo per pagare i costi della demolizione allo Stato. Un disastro sociale che poteva e doveva essere evitato. Fermo i procedimenti contro la speculazione, occorre trovare una soluzione alla ipotesi delle demolizioni attivate dalla Procura per tutti quei casi di abusi di necessità che non possono essere cancellati per non decuplicare le necessità e rendere esplosiva l’emergenza casa che l’abusivismo – il cancro corruttivo per eccellenza – ha contenuto e controllato”. (Di Meglio vedeva lungo. Dopo i disastri del Parlamento del passato, ancora oggi si parla di gradualità delle demolizioni)”.

La cura che peggiora il male

C’è chi sostiene che le demolizioni potrebbero persino peggiorare la situazione. Lei è d’accordo?
“Sì, perché la demolizione di centinaia di case abusive, senza il previsto ripristino dei luoghi, rischia di lasciare Ischia coperta di macerie e materiali di risulta. Chi li rimuoverà? Nessuno. L’Esercito può demolire, ma non riparare. E con i costi attuali, nessuno smaltirà quei detriti. La cura rischia di essere peggiore del male.”

Ma esiste una via d’uscita? Una soluzione alternativa?
“Sì. Al convegno del Rotary (novembre 2007, relatore l’avv. Bruno Molinaro, ndr) è stata presentata una proposta: la legge siciliana del 1993, già ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale. Questa prevede la possibilità di concedere il diritto di abitazione su immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale, se sono dimora abituale del responsabile e del suo nucleo familiare. È una norma di equilibrio tra legalità e diritti sociali. La Regione Campania dovrebbe copiarla immediatamente”.

È solo una questione legislativa, o c’è di più?
“C’è anche una colpa istituzionale profonda: anni di NO categorici, silenzi colpevoli, omissioni interessate, e zero politica per la casa. Le nuove generazioni sono state abbandonate, costrette a scegliere tra emigrare o costruire dove non si poteva. Senza dimenticare la nostra insularità che impedisce a chi cerca casa di spostarsi in altri comuni dove il mercato immobiliare è meno oneroso, come può fare un continentale: lavorare a Napoli e dormire ad Arzano, senza cambiare nulla o poco nelle sue relazioni sociali e senza tagliare le proprie radici, come accadrebbe ad una famiglia isolana costretta a trasferirsi in terraferma per trovare casa”.

E per gli abusi più recenti?
“Ci sono abusi e abusi. Anche negli ultimi quattro anni, molti hanno costruito convinti che nulla sarebbe accaduto. Ma anche in quei casi, è necessario valutare singolarmente, senza fare di tutta l’erba un fascio. La repressione cieca non è giustizia. Serve discernimento”.

Per contrastare l’abusivismo Lei ha subito minacce e isolamento. Ne è valsa la pena?
“Io l’abusivismo l’ho lottato sempre e ovunque. Mi sono beccato improperi, maledizioni, un furto intimidatorio, ostracismo politico e commerciale. Ma non ho mai ceduto, e non l’ho mai praticato, a differenza di tanti falsi moralisti. Quindi sì, ne è valsa la pena. Ora, però, serve una soluzione collettiva, intelligente e coraggiosa. (E non sapeva che dopo la sua morte, uno che ha distrutto il nostro territorio e si è arricchito facendo abusi edilizi lo ha anche bestemmiato, umiliato, offeso, infangato, smerdato)”.

Autore

  • Gaetano Di Meglio

    Marito di Agata e papà di Martina, Valeria, Domenico ed Enzo, sono nato e vivo ad Ischia. Credo nella libertà degli uomini di poter essere liberi da ogni bisogno e necessità. Credo nel valore del giornalismo come espressione di libertà e difesa dei più deboli. Sono preconcetto contro ogni forma di potere. Ah, sono il direttore del giornale 😉

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