Per la regione campana l’inizio della produzione brassicola si può far risalire al lontano 1996, che rappresenta l’anno zero sia per questa regione sia per l’intera penisola. Da quella data di strada ne è stata fatta e nonostante anche la birra ha risentito dei recenti influssi negativi dell’inflazione, come ha recentemente dimostrato anche la Direttrice Marketing della rinomata Birra Peroni, i dati dell’ultimo ventennio sono tutti positivi. Ed è così che, a partire da un’idea del consigliere Cammarano, è nato un percorso che ha portato a una legge a favore della produzione brassicola. In cosa consiste questa norma? Vediamo tutto nei dettagli, senza dimenticare di fare una rapida carrellata delle birre artigianali campane più in voga.
Birre artigianali campane: le più gettonate
Anche in questo campo domina Napoli, che è capoluogo di regione, con le produzioni di Napoli Amber Ale, Napoli Weizen e Napoli IPA. Segue la particolare produzione di Sorrento la Lemon Beer del birrificio Della Costiera che già aveva creato anzitempo l’Amalfi Bianca, Amalfi Rossa e l’Amalfi Ipa. Spiccano poi da qualche anno le lavorazioni speciali di Roccaspide con la Wild Saison Lambicus e la Belle Saison. Più in generale si può dire che i campani gradiscono molto le birre ricche di luppolo come le IPA o quelle più leggere e fruttate come le Golden Ale e le Pilsner, anche se qualunque birra blanche delle migliori marche è sempre un’ottima compagnia delle tavole campane, soprattutto per via delle note di coriandolo, del sapore agrumato e mielato che si abbina perfettamente ai piatti della cucina locale. Sono poi molte altre le birre nate in Campania e tutte da scoprire. Ecco perché la recente legge proposta dal consigliere Cammarano avrà effetti positivi sulla produzione artigianale.
Valorizzare e promuovere la birra campana
Il focus della norma punta a far acquisire valore e a incentivare la lavorazione brassicola della Campania. Le produzioni campane verranno inserite dentro le politiche di sostegno all’artigianato locale e nel settore più aperto dell’agro-alimentare, che spazia dalla lavorazione alla vendita dei prodotti della nostra tavola. Ad oggi la regione campana conta sul territorio all’incirca 150 birrifici e la legge proposta è formulata in modo tale che un parziale del ricavo della vendita dei prodotti artigianali vada ai produttori locali e all’agricoltura regionale. Questa tutela diventa una misura protettiva nei confronti anche di chi lavora nel settore brassicolo, che comprende secondo i dati recenti soprattutto tanti ragazzi under 35. La legge si pone anche a difesa dei birrifici agricoli locali e dei piccoli birrifici, che lavorano e producono solo e unicamente per il mercato delle piccole filiere e fiere.
Quanto fatturato produce la birra in Italia?
Pur non essendo fra le eccellenze della produzione italiana, la birra ha portato finora nelle casse statali un fatturato maggiore di un miliardo di euro. Ma parte di questo guadagno è stato assorbito dalle multinazionali che riescono a vendere grazie alla distribuzione all’ingrosso. Una legge come quella proposta da Cammarano si pone l’obiettivo di concedere una parte di questo introito ai produttori locali. La legge messa in pratica dalla Campania offre l’occasione di rendere il giusto valore alle aziende agricole che vendono le materie prime, che sono necessarie per produrre la birra e ai birrifici o brew-pub che la vendono al dettaglio o al pubblico. Queste forme di tutela rappresentano il tentativo reale di trasformare il consumo di una semplice bevanda piacevole in una fonte di reddito regionale o nazionale al pari della produzione vinicola.