giovedì, Gennaio 30, 2025

La denuncia di una mamma: “Intimorita e maltrattata dal personale del nido”. Ancora polemiche sul Rizzoli

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Ancora lamentele sul reparto di ostetricia

Luigi Balestriere | Ancora il reparto di pediatria del “Rizzoli” nel mirino per comportamenti poco professionali del personale di assistenza. Una mamma, dopo la denuncia di un padre dei giorni scorsi, ha presentato formale reclamo alla Direzione dell’Asl Napoli2 Nord per una serie di atteggiamenti non conformi subiti. Una lunga e dettagliata nota che descrive con minuzia di particolari una serie di criticità nel reparto.

Questo il testo del reclamo: “…con la presente vorrei portare alla vostra attenzione quanto, purtroppo, ho dovuto vivere in occasione del mio parto presso l’ospedale Anna Rizzoli sito in Ischia. Prima di entrare nel merito, una doverosa premessa: quanto andrò a trasmettere non riguarda le ostetriche, molto gentili e predisposte ad aiutare le neomamme, diversamente da chi lavora nel nido. Venendo poi ai fatti ed ai relativi particolari, di seguito andrò a sintetizzare quanto vissuto personalmente. Ho partorito a novembre scorso, allorquando mi recavo in ospedale alle 4 di notte per partorire solo alle 12:30, circa 9 ore dopo. Come potrete immaginare, tante ore di travaglio portano inevitabilmente fatica fisica e mentale. Ma pare che questo dettaglio non sia di immediata comprensione per tutti, tanto che, dopo aver partorito, chiedevo alle ostetriche se la mia bimba, almeno la prima notte, potesse restare nel nido. Loro mi davano, in maniera serena, risposta positiva”.

“Per inciso – continua la mamma -, il mio primo figlio, nato presso l’ospedale di Caserta, trascorse le prime notti al nido, dopo 13 ore di travaglio distruttive, anche emotivamente. Sinceramente, alla mia prima esperienza, mi lasciai guidare e furono i professionisti stessi a condurmi verso questa soluzione, senza alcuna pretesa da parte mia. Sembrava che anche ad Ischia potessi vivere la medesima, positiva esperienza, finché dal nido mi informano di non poter tenere la bimba. Provavo, allora, a chiedere aiuto ai diversi professionisti che entravano in camera spiegando come fossi sinceramente molto stanca, mentre la bimba piangeva e chiedeva di mangiare continuamente. Tra i pochi professionisti interpellati, una puericultrice mi diceva di essere stanca, dopo aver raggiunto Napoli con l’elicottero per portare un bimbo d’urgenza, di essere pronta a buttarsi giù dalla finestra poiché distrutta, umanamente impossibilitata a far meglio. Insomma – prosegue la donna – dovetti subire uno sfogo mentre ero già sofferente. Alquanto basita, terrorizzata all’idea di lasciare mia figlia nelle mani di una persona che, per quanto brava, non mi pareva esattamente equilibrata, provai a fare un sacrificio, per quanto non semplice. Nella medesima serata, chiesi ad un OSS che, a sua volta, si rivolse a due persone che lavoravano nel nido”.

Poi la nota spiega: “Mi dissero che non era possibile tenere la bimba per disposizioni provenienti dall’ alto, che la bambina piangeva perché voleva il latte e quindi la dovevo attaccare al seno fino a farla addormentare e riporla nella culletta, senza capire che la neonata chiedeva costantemente la presenza di una mamma che, in quel momento, non avrebbe potuto reggere per altre 8-9 ore. Niente da fare. Insistevano nel dire che non avrebbero potuto fare niente poiché, quando i bimbi piangono, sono soliti riportarli alla madre. Francamente non capisco, allora, quali siano il ruolo professionale e le relative mansioni di coloro che popolano il nido. Sarei lieta di avere un chiarimento in merito, sicura di aver interpretato male la funzione intrinseca del nido stesso”.

E rincara la dose: “Le ostetriche supportavano la mia tesi fino a schierarsi contro le rappresentanti del nido, in una situazione francamente paradossale, tanto che un’ostetrica mi ha aiutato a restare sveglia fino a far addormentare la piccola. Durante la notte, nel giro di poco tempo, la piccola ricominciava a piangere e chiedevo se dal nido potessero darmi aggiunta. Una persona che lavorava nel nido dà l’aggiunta alla piccola fino a farla quasi affogare e costringermi bruscamente a prendere posizione e occuparmi della cosa. Il giorno seguente, di sera, con un altro turno, due puericultrici mi chiedevano se volessi dar loro la bimba. Allora, ancor di più, non comprendo quali siano le famose disposizioni provenienti dall’alto e sopra menzionate”.

Il racconto, poi, entra nel dettaglio: “Il terzo giorno accadde una cosa ancor più grave. Era una domenica tranquillissima, non c’erano parti o urgenze, in reparto eravamo presenti solamente io ed un’altra ragazza, con le altre già dimesse.  Il nido era vuoto perché la piccola stava con me e il figlio dell’altra ragazza era sottoposto a fototerapia per curare l’ittero.  Tra le 18 e le 21 chiamai tre volte il nido: la prima per oggettivi ed evidenti problemi con il cordone ombelicale, senza alcun riscontro; la seconda per chiedere dei pannolini; la terza per chiedere un’aggiunta. Nelle ultime due occasioni venne una signora con un pediatra, con il solo intento di sanzionare il mio comportamento, come se avessi abusato del loro tempo in maniera impropria. Tanto ciò è vero che il suddetto dottore mi invitò a “fare da sola” inveendo contro la sottoscritta e chiedendomi di recarmi al nido per procurarmi quanto necessario. Ritenevo, almeno dalla mia prospettiva, molto più invadente l’atteggiamento di una madre che materialmente va a richiedere cose a professionisti intenti a lavorare. Peraltro la mia stanza ed il nido erano confinanti, quindi il mio atteggiamento voleva tutelare privacy e impegno altrui, non di certo risultare pretenzioso”.

“I modi furono bruschi – prosegue la donna -, sinceramente non mi sentivo in cattiva fede e non volevo arrecare un disturbo gratuito a persone intente a lavorare. Credevo di fare una cosa lecita. Sconcertata scoppiai in un pianto emotivo e chiamai mio marito per fuggire subito dall’ospedale. Rimasi fino al mattino seguente, evitando assolutamente di interpellare i suddetti, presunti professionisti, mortificata da tutto quanto vissuto e raccontato, pure di fronte ad un bisogno oggettivo. Ho sempre portato molto rispetto per il lavoro altrui, soprattutto quello di cui in parola: sono consapevole di come sia un impegno che richieda sacrificio e pazienza. Ma, proprio per questo, bisogna anche essere in grado di ricoprire un ruolo delicato. Una neomamma ha bisogno di supporto e va aiutata perché è molto stanca fisicamente e fragile emotivamente, ancor di più se, diversamente da me, è alla sua prima esperienza”.

“Nell’ospedale di Ischia non ho trovato veramente niente di tutto ciò, ancor di più se ripenso l’esperienza pregressa presso analogo nosocomio casertano, salvo che non sia giusto sentirsi in difetto per aver chiesto aiuto o cose di cui necessitava la bambina. Risulta – conclude la mamma – veramente difficile trasmettere, tramite le parole, le sensazioni vissute ed i comportamenti posti in essere dalle figure summenzionate, ma vi assicuro che è stato diametralmente opposto rispetto alla mia esperienza precedente. Spero pertanto che possiate prendere provvedimenti, non tanto per la sottoscritta quanto per le altre ignare malcapitate”.

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