Marco Neri | Il giustizialismo, nel linguaggio giornalistico, è la richiesta di una giustizia rapida, severa, e talvolta sommaria, nei confronti di chi si è reso colpevole di particolari reati, specialmente quelli di natura politica, di criminalità organizzata e di disonestà nell’amministrazione della cosa pubblica. A ciò si contrappone il “garantismo” che indica quel sentimento secondo il quale la priorità è assicurare il rispetto dei diritti individuali e delle garanzie costituzionali poste a tutela dell’essere umano.
Tutto ciò si scontra in veri e propri processi mediatici, prima che giudiziari, dove colui che viene imputato viene già condannato ad una gogna pubblica. Questo strumento è spesso usato nell’attività politica come elemento di propaganda, come se fomentare l’elettorato a suon di “giustizia aggressiva” possa portare massicci consensi. Il punto è proprio questo: la giustizia, come ci viene presentata, è davvero giusta? Oppure è una forma di “giustizia propagandistica” volta solo a trovare consensi nella rabbia cittadina?
Queste domande ci portano a riflettere sul fatto che la caccia al colpevole ad ogni costo si trasforma in una forma di “ingiustizia sociale”, che riporta la società ad una sorta di “età del terrore” dove ogni cosa può essere usata contro chi si vuole. Quindi si arriva al “giustizialismo selvaggio”, come l’ho denominato nel titolo, che inasprisce ancora di più il dibattito socio-politico, sintetizzandola in maniera brutale in una “caccia al colpevole” volta solo ad arringare le masse. Attualmente un’attività del genere, purtroppo compiuta da diverse figure di rilievo, non porta a nulla, se non ad un inasprimento dell’opinione pubblica che si scontra divisa in fazioni.
Queste divisioni con tematiche simili diventano veri e proprio distrattori nei confronti di altre problematiche, che, purtroppo, restano irrisolte o peggiorano. La giustizia è l’apoteosi dell’equilibrio, ed il giustizialismo, dalla sua radice lessicale, è l’esatto opposto. Oggi non si può “fare giustizia in maniera giustizialista”, ma si devono analizzare i fatti in maniera equa. L’arcivescovo anglicano e attivista sudafricano, difensore dei diritti umani, Desmond Mpilo Tutu diceva: “La giustizia non dovrebbe essere solo un punto d’arrivo, ma un percorso continuo verso l’equità e la dignità per tutti.” Ed è appunto la dignità e l’equità che devono illuminare la strada verso la giusta giustizia.