lunedì, Marzo 17, 2025

La “lucida follia” della sanità sulle isole

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Gaetano Di Meglio | Scrivere contro la Sanità sulle isole minori e in Campania è facilissimo. Non serve nessuna bravura particolare o conoscenza approfondita, basta guardare la realtà e restare sbalorditi.
Parlare di zona disagiata, degli annosi problemi legati alle figure professionali, alle scelte nei piani aziendali, alle decisioni di tagliare posti letto in nome e per conto di una pandemia che scema è il solito del solito.
Parlare, ancora, dei disagi di molti sanitari è superfluo. Sembra una storia vecchia. Così come sembra una storia vecchia tutto il mondo della sanità con cui abbiamo a che fare.

Potremmo citare l’autonomia, sempre più ridotta, dei servizi espletati in assistenza diretta (o indiretta che sia) presso i centri convenzionati che terminano la disponibilità economica mensile sempre più rapidamente. Sull’isola, per farci un esempio, già a giorno 11 tutti i tetti sono già superati. E bisogna attendere il mese successivo.
Non staremo qui a raccontarci di tutte le cose strane che capitano nei nostri ospedali e nei nostri distretti eppure, però, oggi vorremo portare in evidenza due modi di fare e pensare “sanità” sulla nostra isola. E lo vogliamo fare con le parole dirette di chi comanda la nostra ASL.
DA una parte Antonio D’Amore e Vincenzo De Luca, dall’altra parte la dottoressa Maria Rossetti. Rispettivamente il direttore dell’Asl Napoli 2, il governatore della Regione Campania e la responsabile del distretto numero 36.
Le tre “teste” della nostra sanità che, attraverso le loro parole, ci raccontano di due sanità. Di due storie, diverse. Una eccellente (e non abbiamo motivo di metterlo in dubbio) e di una squalificata e scadente (e non abbiamo motivo di metterlo in dubbio).

Facciamo un salto nella cronaca. “Si è tenuta oggi (ieri, ndr) la visita del Presidente Vincenzo De Luca presso l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Nel corso della giornata sono stati illustrati il nuovo Complesso operatorio ed il reparto rinnovato dedicato alla Procreazione Medicalmente Assistita. La visita ha preso il via dalla hall dell’ospedale flegreo, dove è in uso un sistema LiFi che permette la trasmissione dei dati attraverso la luce, mediante speciali lampade che possono interagire direttamente con lo smartphone. Questa soluzione è stata premiata per la sua capacità innovativa nell’ambito dell’evento SMAU 2021.
Il nuovo complesso operatorio – continua il comunicato stampa dell’ASL – il nuovo blocco operatorio è collocato al terzo piano dell’edificio principale del Santa Maria delle Grazie. Al momento la struttura può contare su: 8 sale operatorie – di cui 1 dedicata alla robotica; 2 spazi di preparazione pazienti; 1 Recovery Room (sala di osservazione post-intervento); 2 spogliatoi di accesso al blocco operatorio per i pazienti; Sale di sterilizzazione e stoccaggio materiali.
Tutte le sale operatorie – continua ancora la nota ufficiale – sono dotate di impianto video, utile a garantire la registrazione dell’intervento e la proiezione delle immagini dell’intervento su maxischermi presenti nella sala. Il blocco operatorio del Santa Maria delle Grazie servirà anche altri ospedali aziendali e, mediante convenzioni, potrà essere a disposizione anche di altri ospedali della Regione Campania. Attualmente esiste già una convenzione con l’AORN Santobono Pausilipon per effettuare gli interventi di chirurgia robotica pediatrica presso il Santa Maria delle Grazie; mentre il sistema di collegamento video permette di effettuare seminari anche in collegamento da strutture straniere. Il precedente complesso operatorio poteva contare solo su 4 sale operatorie di vecchia generazione, prive dei servizi che garantiscono una migliore gestione delle attività chirurgiche. L’investimento per la realizzazione dell’intervento è di 8.7 milioni di euro.

Il nuovo reparto per la Procreazione Medicalmente Assistita. L’area dedicata alla PMA è stata completamente ristrutturata per permettere anche la fecondazione eterologa presso il Santa Maria delle Grazie. È stata realizzata una sala per la crioconservazione, cui si accede mediante codice crittografato. È stata ristrutturata la sala sterile per l’impianto degli embrioni; la sala è collegata direttamente con il laboratorio presso cui opera il biologo. L’investimento complessivo per la realizzazione della struttura è di circa 430.000 Euro. La struttura è ultimata ed operativa.»
Questa è la sanità di Pozzuoli. Questa è la sanità direttamente collegata a quella pratica sulle isole. E questa è la sanità che comanda anche Ischia. Non a caso, lo ricordano i lettori, ci sono numerosi reparti i cui primari sono di stanza al Santa Maria Della Grazie e non più al Rizzoli di Ischia.
Una scelta che, in verità, se strutturata bene, non potrebbe che essere accolta con positività.
Ma a questa sanità, quella che De Luca definisce come “uno dei più belli della Regione, abbiamo portato qui tecnologie d’avanguardia e abbiamo un gruppo di primari che fa invidia a moltissimi centri di rilievo internazionale. Dobbiamo essere orgogliosi. Siamo riusciti a portare qua a Pozzuoli dei primari che sono tra i più bravi d’Italia” si contrappone un’altra sanità, quella che leggeremo a breve nella nota di fine anno della dottoressa Rossetti.
La storia dello screening del colon retto è da film! Già, ma non un colossal, bensì un film di Pierino.

COME IN UN FILM DI PIERINO, ALLA FACCIA DELL’ECCELLENZA DI DE LUCA
Questa è una storia che avremmo voluto raccontarvi nell’immediatezza dei fatti, ma lo facciamo con qualche settimana di ritardo, in occasione dell’ennesima passerella della sanità, al fine di difendere e proteggere la fonte e per evitare che qualche dipendente dell’ASL venisse, ingiustamente, messo sotto tiro o accusato di lesa maestà davanti ad una realtà così drammatica.
Prima di tutto, è giusto che vi spieghi il titolo di questa parte del nostro articolo. Quelli che conoscono Alvaro Vitali come attore, ricorderanno il film “Pierino medico della S.A.U.B.”

La trama scorre come un classico film di Pierino fino a quando il primario della clinica afferma che «il valore di un medico si misura dal numero di pazienti che ha» e, quindi, Alvaro fa ricoverare tutti i suoi parenti per ottenere la poltrona di viceprimario, che effettivamente ottiene salvo poi essere licenziato dall’assessore alla sanità che, mascherato da semplice paziente, si era fatto ricoverare per controllare l’andamento della struttura sanitaria”.
E ora leggiamo, insieme, cosa scrive il direttore sanitario del nostro Distretto Sanitario a tutto il personale dipendente DS 36: “Ognuno di voi ha accesso, nell’ambito della propria attività, ad un certo numero di utenti che possono essere coinvolti o indirizzati al personale preposto ma, se anche non fosse così, non credo che a ognuno di voi manchi modo, anche tra i vostri parenti o amici, di reclutare 20 persone dai 50 e i 74 anni”
Trovate qualche similitudine? Trovate qualche assonanza? Ugualissimo!
Peccato che non si tratti di un film di Pierino ma che, invece, questa assurdità sia riferita all’aggiornamento degli obiettivi screening oncologici: considerazioni per gli ultimi 53 giorni dell’anno” Si, avete capito bene. Una cosa seria

La Rossetti scrive in riferimento alla nota ricevuta dalla Direzione Sanitaria ricevuta lo scorso 4 novembre.
«Mancano poco più di due mesi alla fine dell’anno, che costituisce la deadline per constatare se ce l’abbiamo fatta ad agguantare gli obiettivi aziendali oppure se, il nostro tempo di lavoro, lo abbiamo trascorso a cercare giustificazioni per tirarci fuori da un eventuale fallimento. Ricordo, per chi non lo sapesse, che il raggiungimento degli obiettivi per gli screening oncologici è parte sostanziale e rilevante della mission aziendale del Distretto Sanitario e pertanto, rappresenta uno dei principali indicatori di questa U.O.C, ai fini della valutazione annuale di ciascuno di noi, nessuno escluso.»
Grazie dottoressa per questa info preziosa.
«Il personale – sottolinea la direttrice – deve sapere che il successo del Distretto 36 sugli obiettivi aziendali è un successo di tutto il personale, così come il fallimento è il fallimento di tutti. Come ampiamente ribadito dalla Direzione Sanitaria Aziendale, nessuna giustificazione potrà essere presa in considerazione. La responsabilità del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti per gli screening oncologici, pertanto, non potrà ricadere solamente sulla Direzione Distrettuale o su coloro che hanno aderito al progetto sacrificando i fini settimana, il proprio tempo libero e la famiglia, che rappresenta un ulteriore impegno a quello che ognuno, nell’ordinario, è tenuto a dare».

Quindi, cara Rossetti, per capire: gli screening oncologici della nostra ASL e del nostro distretto sono qualcosa legata ai sacrifici dei singoli, alle famiglie numerose e ad altri fattori “privati”? Ci sembra veramente assurdo!
«Al momento – chiosa ancora la Rossetti -, per cervice e mammella il trend, con i correttivi e l’impegno messo in atto dagli operatori che hanno dato la loro disponibilità a lavorare nel fine settimana e al di fuori dell’orario di servizio, crediamo di potere raggiungere, più o meno, gli obiettivi aziendali. Invece, per l’obiettivo del cancro del colon retto, nonostante gli sforzi profusi, non sembra possibile, al momento, riuscire a raggiungere nemmeno l’obiettivo minimo».
Ora arriva il bello: “Bisogna quindi collaborare tutti insieme per ottenere i migliori risultati possibili e dobbiamo essere consapevoli che, se qualche operatore sarà costretto a sacrificare le festività natalizie (come paventato dalla Direzione Sanitaria), non sarà possibile concedere ferie a nessuno in occasione delle stesse. Ognuno di voi ha accesso, nell’ambito della propria attività, ad un certo numero di utenti che possono essere coinvolti o indirizzati al personale preposto ma, se anche non fosse così, non credo che a ognuno di voi manchi modo, anche tra i vostri parenti o amici, di reclutare 20 persone dai 50 e i 74 anni da avviare allo screening del cancro del colon retto”.
Ed eccoci all’ASL in versione “Pierino”: “se anche non fosse così, non credo che a ognuno di voi manchi modo, anche tra i vostri parenti o amici di reclutare 20 persone dai 50 e i 74”.
È questo il modo per raggiungere gli obiettivi nello screening del cancro del colon retto? Ce lo chiediamo perché vorremmo sapere con quale criterio vengono assunte certe decisioni e in quale modo vengono affrontate certe dinamiche.

La conclusione, tra il comico e il motivazionale non si può perdere: “Mi aspetto uno scatto di orgoglio, in questi ultimi giorni, e spero di avere un segno dell’impegno di ciascuno voi, anche se per la Direzione Sanitaria, mi fa male dirlo, questo Distretto, essendo ultimo, risulta già “retrocesso”.”
Ora che siamo nel 2022 e che gli ultimi 53 giorni dell’anno sono trascorsi, possiamo sapere della Dott.ssa Maria Rossetti che fine abbiamo fatto? Abbiamo fallito tutti? O, invece, qualche famiglia numerosa ci ha salvato il “culo” dalla retrocessione essendo stati gli ultimi?
Come sono andate le operazioni di screening del cancro del colon retto?
Per dirla con le parole del direttore Antonio d’Amore, questa è non è una “lucida follia”?
Noi siamo felici perché a Pozzuoli ci sia un ospedale di così alta eccellenza e che ci siano primari così bravi, ma davvero noi sull’isola dobbiamo vivere la “lucida follia” di chi chiede di effettuare gli screening ai parenti e agli amici dei dipendenti dell’ASL? Così, ce lo chiediamo per non fare la fine dei pierini…

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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