domenica, Dicembre 15, 2024

La perizia “infinita” per la morte di Sara Castigliola

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Il gip De Angelis ha autorizzato una proroga. Per il decesso della giovane dopo un taglio cesareo a cui era seguita una massiccia emorragia indagati i sanitari del “Rizzoli” Francesco Rando, Domenico Loffredo, Mariantonia Galano, Silvia Galletti, Marcella Marino e Roberto Buonanno. Le operazioni peritali prorogate fino al 31 marzo 2025 in favore del Ctu prof. Fortunato Lonardo e fino al 15 giugno 2025 per il collegio peritale

Bisognerà ancora attendere per conoscere la verità sulla morte di Sara Castigliola, la giovane mamma deceduta all’ospedale “Anna Rizzoli” il 30 ottobre 2021 nel dare alla luce una bimba, a seguito della massiccia emorragia insorta dopo il taglio cesareo. Anche le perizie disposte infatti hanno “beneficiato” di una proroga dei termini.

Sei medici del nosocomio isolano sono indagati per il decesso della paziente: Francesco Rando, Domenico Loffredo, Mariantonia Galano, Silvia Galletti, Marcella Marino e Roberto Buonanno, difesi rispettivamente dagli avvocati Massimo Stilla, Nicola Albano, Antonio e Maria Antonietta De Girolamo, Gianluca Mari e Luigi Tuccillo. I familiari della Castigliola sono invece rappresentati dagli avvocati Francesco Pero, Giuliano Di Meglio e Giuseppe Poli.

Un iter lungo e complesso, in quanto le indagini che avevano preso il via dalla denuncia dei familiari di Sara avevano subito uno “stop” a seguito delle conclusioni a cui era giunto il primo collegio di periti nominato, escludendo responsabilità da parte dei sanitari. Il pubblico ministero Ciro Capasso aveva chiesto l’archiviazione nei confronti di tutti gli indagati, ma alla richiesta si erano opposte le parti offese, alla luce della consulenza di parte che evidenziava gli errori in cui erano incorsi i periti. Il gip dott. Giovanni De Angelis aveva rigettato la richiesta di archiviazione disponendo la restituzione degli atti al pubblico ministero affinché procedesse alle nuove indagini indicate, nel caso anche ricorrendo a collegio peritale. La nuova richiesta del pm era quindi stata accolta e il giudice per le indagini preliminari che aveva anche proceduto alla nomina del collegio peritale.

Restava da nominare il ctu. L’incarico era stato conferito alla fine di maggio al dott. Fortunato Lonardo, stabilendo un termine che ora è stato prorogato su richiesta degli stessi periti. Infatti con provvedimento del 10 dicembre il gip De Angelis ha autorizzato la proroga del termine per lo svolgimento delle operazioni peritali, fino al 31 marzo 2025 in favore del Ctu prof. Fortunato Lonardo e fino al 15 giugno 2025 per quanto riguarda il collegio peritale. Dunque occorrerà attendere l’estate per questo passaggio fondamentale per fare luce sulla morte di Sara Castigliola.

I QUESITI A CUI DEVONO RISPONDERE I PERITI

Le perizie dovranno rispondere ai quesiti indicati dal gip all’atto del rigetto della richiesta di archiviazione: «1. Su eventuali patologie preesistenti o concomitanti da cui era affetta la p.o., anche con riguardo a possibili problemi di coagulazione del sangue, le ragioni del ricovero presso il Pronto Soccorso del nosocomio ischitano, le condizioni in cui versava al momento del ricovero, quelle nel momento dell’accesso alla sala operatoria per il primo intervento chirurgico, la successiva evoluzione dell’operazione chirurgica, le complicanze eventuali e tutte le circostanze che determinarono il secondo intervento chirurgico. Si accerti la correttezza di entrambi gli interventi chirurgici sotto il profilo del rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico-assistenziali. 2. Se nel determinismo causale del decesso siano intervenuti elementi di imperizia, imprudenza, negligenza nelle condotte dei sanitari – nello specifico ambito di intervento sanitario, nonché in ambito medico-legale e negli altri ambiti di afferenza dell’intervento terapeutico realizzato – che ebbero in cura la Castigliola, analizzando il decorso patologico, la sintomatologia, le diagnosi riscontrate e le terapie praticate. 3. Sotto il versante anestesiologico, si accerti il rispetto delle linee guida e delle buone pratiche clinico-assistenziali relativamente ad entrambi gli interventi chirurgici. 4. Riferiscano in ordine al rispetto, da parte dei medici, del dovere di informazione e della corretta acquisizione del consenso al trattamento terapeutico fornito dalla paziente”. 5. Se, in caso di evidenza di condotte colpose nei passaggi anamnestici, diagnostici e terapeutici inerenti le cure della Castigliola, e ove fossero stati realizzati i comportamenti corretti ed adeguati ascrivibili all’agente modello nella specifica situazione verificatasi (prognosi postuma con prospettiva ex ante) se evento morte, con elevata probabilità statistica ed credibilità logico e razionale, si sarebbe comunque verificata ovvero si sarebbe verificato in un momento significativamente successivo. 6. Se nel determinismo causale che ha condotto alla morte della Castigliola, siano ravvisabili profili di imprudenza, imperizia ovvero negligenza nella condotta dei sanitari che ebbero in cura la p.o. nell’arco temporale tra l’arrivo in ospedale e il momento in cui la stessa veniva sottoposta a taglio cesareo che portava alla nascita della bambina, tenendo conto della situazione patologica pregressa di cui era affetta la vittima: segnatamente obesità, anemia e minacce pregresse di aborto.

L’APPROCCIO TERAPEUTICO E CHIRURGICO

«7. Si accerti l’adeguatezza dell’approccio terapeutico e chirurgico posto in essere dai sanitari che ebbero in cura la donna nella successiva evoluzione dell’operazione chirurgica tenendo conto di tutte le circostanze che hanno condotto al secondo intervento chirurgico, fino al decesso della vittima. In particolare, si chiarisca se le complicanze che hanno condotto al successivo intervento chirurgico siano ascrivibili o meno ad errori diagnostico- terapeutici dei medici ovvero se fossero da costoro prevedibili ed evitabili nel rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico- assistenziali. In particolare, se l’intervento in laparoscopia, cui veniva sottoposta la Castigliola, sia stato l’approccio chirurgico più adeguato allo stato di salute della stessa, alla luce della obesità della donna e della progressiva e costante diminuzione della emoglobina in atto. 8.

Si accerti se l’emorragia, manifestatasi a seguito del primo intervento chirurgico, sia stata trattata dai sanitari con tempestività e correttezza tecnica: in particolare, si chiarisca se il quantitativo di sangue somministrato per emotrasfusione alla p.o. fosse adeguato rispetto alla grave anemia della donna (…) si accerti altresì se, oltre alla adeguatezza terapeutica nel ripristino della volemia e nella terapia trasfusionale, l’emorragia post-partum fu gestita dai sanitari adeguatamente dal punto di vista dei trattamenti chirurgici. In caso di valutazione negativa, e quindi di accertata negligenza ed imperizia, occorreva ancora verificare se le insorgenze negative, qualora fossero state correttamente e tempestivamente riscontrate, avrebbero potuto interrompere il decorso causale che ha portato alla morte della paziente».

1 COMMENT

  1. Ennesimo esempio di incapacità dei giudici, che prendono tempo per salvare i propri PIDIOTI. In questo caso, ( e lo scritto più volte) è PALESE l’incapacità dei medici, dovevano solo tamponare una emorragia, che è normalissima in molti casi di Parto. Povera SARA, deve soffrire ancora per ignoranza Globale

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