Pornografia minorile aggravato dall’uso della minaccia e ai danni di persona infra sedicenne e corruzione di minorenne, sono queste le accuse che hanno portato nel carcere di Secondigliano, un 31 enne isolano insieme ad altri 3 soggetti a lui sconosciuti di Torino, Roma e San Benedetto del Tronto tutti accusati degli stessi reati perpetrati ai danni di una minorenne di Orte.
Nei confronti dell’uomo, ieri si è celebrato nel Carcere di Secondigliano l’interrogatorio di garanzia durante il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere e nei prossimi giorni sarà presentato ricorso al Tribunale della Libertà per la rivalutazione della misura.
Una storia brutta fatta di video e foto hard, di conversazioni porno e, stando alle accuse mosse contro i quattro soggetti (31, 21, 24 e 42 anni) che vedono al centro, appunto, una ragazzina del 2011. Una storia che racconta quanto possa essere pericoloso il web e quanto sia necessario controllare, con attenzione, l’uso che i nostri ragazzi fanno degli smartphone a loro affidati.
Secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, la dott.ssa Ilaria Tarantino che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere “ricorrono poi gli estremi del reato di pornografia minorile aggravato dall’uso della minaccia e ai danni di persona infrasedicenne avendo gli indagati utilizzato la minore per realizzare e produrre materiale pedopornografico (foto e video della minore sessualmente espliciti)”.
IL PROCEDIMENTO
Il procedimento, trasferito dalla Procura di Viterbo a quella di Roma, nasce da una denuncia del 16 settembre 2024 presso i Carabinieri di Orte. La madre della minore aveva scoperto nel cellulare della figlia video e foto pornografiche, autoprodotti e scambiati in chat con un ragazzo più grande, chiamato “Orsacchiotto”. Dopo la denuncia i Carabinieri di Orte hanno ispezionato lo smartphone in possesso della minore e hanno potuto appurare dell’effettiva esistenza di video e immagini porno che ritraevano la minore sia nuda sia in posizioni sessualmente esplicite dove mostrava i propri genitali, sia immagini e video che ritraevano persone di sesso maschile intenti a masturbarsi. Secondo l’ordinanza, inoltre, sullo smartphone sono stati trovati anche video in cui la vittima era intenta a penetrarsi la vagina o l’ano con oggetti vari. Un ulteriore aspetto sul quale il processo dovrà fare chiarezza è la modalità con cui la vittima aveva registrati i diversi contatti che, come detto, erano “Orsacchiotto” per il giovane ischitano, “Migliore Amica” per un altro degli arrestati e “v. simbolo picche” per il terzo.
LE INDAGINI
Stando alle accuse e, in particolare per quelle mosse al giovane ischitano, in carcere insieme agli atri 3, dalle indagini dei Carabinieri è emerso che la giovane fosse iscritta a varie chat di incontri per adulti suggeritegli da “Orsacchiotto”. E, sempre secondo le accuse, da questa attività on line, poi, la vittima sarebbe incappata negli altri incontri on line oggetto di questo processo. Va anche evidenziato che, oltre a questi sistemi di comunicazione dedicati, le indagini sullo smartphone hanno potuto accertare anche l’utilizzo di sistemi meno specifici come WhatsApp e Telegram ma sempre con conversazioni porno.
LO SCHEMA
Se da un lato sembra strano che quattro adulti sconosciuti tra di loro siano accusati dalla stessa persona offesa e per gli stessi reati, dall’altro lato, va considerato anche la modalità con quale gli attuali indagati hanno agito. Come accede spesso nel web ma non solo, lo schema è stato ripetuto: identità fittizia all’inizio, costruzione di un rapporto fiduciario e innocuo e, dopo tempo, anche sfruttando la differenza d’era e la vulnerabilità della vittima, il passaggio alle richieste di foto esplicite fino a vere e proprio call in salsa porno a distanza.
Dall’ordinanza, anche per disegnare il quadro accusatorio, dalle diverse chat è emerso l’ultimo tassello che si ripete in queste storia: le minacce esplicite ovvero la diffusione del materiale pornografico realizzato e la diffusione dell’identità. E, per restare alle accuse dell’ischitano, ma lo vedremo meglio più avanti, anche i tentativi di realizzare veri e propri incontri di persona al fine di consumare live i rapporti sessuali realizzati in chat.
IL RACCONTO DELLA VITTIMA
La minore, ascoltata in una modalità protetta, ha raccontato di essere entrata in contatto con “Orsacchiotto” tra un’applicazione di giochi abbastanza diffusa tra il mondo dei teenager. Un’applicazione che consente anche l’iscrizione libera ai minorenni. Durante i giochi in rete realizzati su questa App, “Orsacchiotto” sarebbe riuscito ad instaurare il rapporto fiduciario che è poi scaturito in quello sessuale.
Sempre secondo il racconto della vittima, “Orsacchiotto” si era presentato come un ragazzo moro e dagli occhi scuri e di avere circa 20 anni e che la richiesta di foto era stata graduale. All’inizio uno scambio di foto innocue con linguacce e vestiti e poi un graduale aumento delle richieste, anche con velate minacce di rendere nota la vicenda, fino a foto a figura intera nuda.
La storia tra i due prosegue con momenti di interazione più frequenti e più dilatati nel tempo ma sempre in orario notturno e con la stessa modalità fino a quando, è evidente, la madre della ragazza non ha scoperto il mondo hot nascosto nello smartphone della vittima e ha interrotto ogni tipo di relazione.
L’ACCUSA SPECIFICA AD “ORSACCHIOTTO”
Come evidenziato dal PM, anche se questo non risulta direttamente dalle dichiarazioni della minore, che ha parlato esclusivamente dei contatti con la persona memorizzata come ‘Orsacchiotto’, è probabile che l’iscrizione della minore alle App di incontri suggerite, come vi abbiamo già detto, abbia facilitato l’adescamento da parte degli altri indagati nello stesso periodo.
LA PERQUISIZIONE DEI CARABINIERI DI ISCHIA
Nel corso della perquisizione domiciliare eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Ischia – Nucleo Operativo e Radiomobile, “Orsacchiotto” è stato trovato in possesso di diversi smartphone, tra cui quello con cui aveva contatti con la vittima e dal quale, ovviamente, sono state ritrovate tutte le interazioni media e non solo con la parte offesa ma anche numerose chat con utenze diverse dallo stesso contenuto esplicito.