Attori e spettatori di Anna Fermo | Vorrei anch’io fornire la mia versione, naturalmente senza nessuna pretesa di esser creduto, ci mancherebbe, ma solo per dare un contributo al dibattito. Il fatto, secondo me, si sarebbe svolto così: mercoledì mattina sulla scrivania mi trovo la rivista Chi con in prima pagina la foto del first gentleman in un campo di grano, a guisa di papaverone o spaventapasseri. All’interno veniva esaltato il cuore ‘gitano’ e il ciuffo del giornalista che sarebbe priapescamente cresciuto con gli ascolti. ‘Acciderbola – ho pensato – l’astuto cardinal Signorini si sta preparando a celebrare una beatificazione’. Siccome sono un laico, specie in estinzione, ho una naturale diffidenza verso i nuovi santi, ricorderete il ‘Caso Soumahoro’. Ho pensato subito di utilizzare l’antidoto. Da una fortunosa pesca estiva avevo due fuorionda del giornalista in frigo. Li ho usati. Così come son solito fare. Come quello di ‘Buttiglione-Tajani’ che Berlusconi dichiarò esser la causa della caduta del suo governo”. “Qualche lombrosiano potrebbe obiettare: ‘Potevi mandarlo senz’audio, non ci vogliono mica dieci anni per capire che soggetto è, basta solo vedere come cammina’. Lo so, a volte son didascalico. È un mio difetto. Violando la privacy vi posso raccontare della telefonata di Fedele Confalonieri. L’incipit è stato: ‘Sei il re dei rompicoglioni, anzi sei l’imperatore dei rompicoglioni'”. “Il seguito, essendo stato pronunciato in stretto lombardo, anche volendo, non sono in grado di riferirlo. La cosa che mi ha più stupito di tutto il dibattito è che per il 90% dei giornali sembra impossibile che possa esistere qualcuno che prende iniziative di testa sua e non sia un mero ventriloquo. Un’anomalia da censurare”. “Per quanto riguarda la pioggia sulla roccia, magari non scalfisce subito, ma può far nascere un bell’arcobaleno”.
E’ questa la versione di Antonio Ricci, il patron di Striscia la Notizia, una versione volta a giustificare quanto accaduto in questi giorni, dai fuorionda sull’ex compagno di Giorgia Meloni, Andrea Giambruno, mandati in onda in due diversi giorni, alla decisione della premier di interrompere la relazione con lui.
Che tristezza! Come si può far satira con queste argomentazioni? Come si può colpire al petto una donna e sua figlia in tal modo? Per carità, Giambruno è uno “Stronzo” oltre che un “Gran Coglione”, ma i modi di Striscia sono di una violenza inaudita. Giusta la reazione della Premier, immediata, ferma e seria (“questa storia finisce qui), giustissima la metafora della roccia e dell’acqua rivolta a chi ahimè, davvero, sta tentando in tutti i modi di piegarla! La dignità di una donna, di nessuna donna, tantomeno di potere, ma soprattutto con un ruolo istituzionale come il suo, non dovrebbe mai far passare l’idea di essere a rischio di pubblico ludibrio. Ricci voleva ridicolizzarla? Perché non mi sembra affatto che volesse aprirle gli occhi.
Credo che Giorgia Meloni sapesse fin troppo bene chi fosse Giambruno, per cui, suppongo quanto fosse già profonda la sofferenza di una donna che prende atto di aver toppato nella scelta del proprio compagno, padre di sua figlia, il bene più prezioso, che bisogno c’era dunque di ridicolizzarla così?
“La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui. Le nostre strade si sono divise da tempo, ed è arrivato il momento di prenderne atto”. Il benservito di Giorgia Meloni non ammette repliche.
“I fatti, visibili a tutti nella piazza pubblica di Canale 5 (3.076.000 di spettatori pari al 14.9% di share), non necessitano di accortezze lessicali”. Se non per la figlia Ginevra, “la cosa più importante della mia vita” e regalo degli “anni splendidi che abbiamo trascorso insieme”. Tanto da dirsi pronta, nonostante la ferita ancora fresca, a “difendere quello che siamo stati”, “la nostra amicizia” e, “a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio”.
Come è stato osservato, “non sembra esserci traccia di rancore, nelle parole della premier. Piuttosto rassegnazione, amarezza, ma anche consapevolezza che Giorgia non è solo “una donna, una mamma”, ma anche una premier alle prese con difficilissimi dossier, uno su tutti, la crisi israelo-palestinese.
I toni della Meloni diventano a giusta ragione diversi quando la sfera privata sconfina in quella pubblica: “Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”. L’acqua scivola sulla roccia, la leviga, e paradossalmente, la rende impermeabile. Altro che arcobaleno caro Ricci!
Il messaggio della premier reca con sé letture diverse, ma una su tutte emerge chiara: il fastidio nei confronti di Mediaset, e quindi della famiglia Berlusconi, per la gestione dei servizi di Striscia, divisi ad arte in due puntate.
Vista la riconosciuta libertà d’azione di Antonio Ricci, vecchio patto di ferro sottoscritto col Cavaliere, non si esclude dalle parti della maggioranza e di Fi in particolare, che Pier Silvio non fosse realmente al corrente dei contenuti del servizio. Crederci non è affatto facile se pensiamo all’epurazione ed al controllo dettagliato che Pier Silvio ha messo in atto in Mediaset dalla dipartita del suo amato papà!
Così, mentre Ricci si affretta a commentare la vicenda pronosticando come abbiamo riportato che “un giorno la Meloni scoprirà che le ho fatto un piacere”, Giambruno si autosospende per sette giorni dalla conduzione del Diario del Giorno e Mediaset annuncia di voler avviare un’indagine sui fatti.
Ormai, il disastro lo hanno fatto, e gli si sta ripercuotendo contro! L’opinione pubblica è con Meloni!
I fatti, si, proprio questi, quelli che si son voluti a tutti i costi raccontare in una trasmissione di satira, i fatti, quelli che purtroppo stridono con l’immagine pubblica della relazione tra i due. Una storia d’amore che la stessa Meloni ha definito nel suo libro “Io sono Giorgia” “la più importante della mia vita” e che sembrava trovare conferme, non più di una manciata di giorni fa, nell’intervista che Giambruno ha rilasciato a Chi. Con il settimanale, il giornalista, scherzava sul mancato matrimonio spiegando che “finché ce lo chiederanno, io e Giorgia non ci sposeremo. Lo faremo quando ci andrà. Oppure ci siamo già sposati e non l’abbiamo detto a nessuno…”. Parole che certamente non facevano trapelare rotture all’orizzonte e che raccontavano altri fatti, poi smentiti da voci, quelle cominciate a circolare ancora prima che Giorgia Meloni scrivesse il post con cui ha poi chiuso la sua storia con Andrea Giambruno.
I retroscena sono davvero tanti, come tanti i commenti goliardici quanto seri, eppure, stride il silenzio che qualcuno ha scelto, nuovamente sbagliando.
E’ il silenzio di Elly Schlein, più rumoroso del solito. Il suo paradigma per il PD è ormai noto: i dossier più spinosi, politica interna o estera non fa differenza, vengono scartati a priori. Il suo no commentsulla separazione del presidente Meloni, però, nasconde un paradosso ancora più subdolo. Come è stato osservato “le donne, questo il senso del fragoroso silenzio, vanno difese ad una condizione necessaria e sufficiente: devono essere “di sinistra”. La solidarietà a Giorgia Meloni, simbolo della destra italiana, per Schlein e compagni è tempo perso”.
Pensate che in meno di ventiquattro ore dall’annuncio via social della premier Meloni, la rottura della sua relazione con il compagno Andrea Giambruno è diventato il tema centrale del diario politico. Le opposizioni si sono così offerte all’ennesimo sciacallaggio gratuito contro Giorgia Meloni. “La gauche nostrana, quella che dovrebbe rappresentare il vecchio partito del lavoro, in assenza di proposte politiche ha cavalcato l’ennesima vicenda personale al fine di promuovere il più classico dei pestaggi mediatici”. “E’ diventata l’ennesimo pretesto per attaccare la famiglia tradizionale. Da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5stelle, che ha invitato alla destra a “evitare di elaborare modelli culturali che poi si vogliono imporre a tutti i cittadini”, al segretario di +Europa, Riccardo Magi, che su X scrive: “Chiedo perciò ai politici di maggioranza di astenersi da ora in poi dal fare a chiunque la morale sulla famiglia tradizionale”. Fino alla sparata di Alessandro Zan che sempre sui social rilancia: “Almeno lasciate in pace le famiglie che vogliono stare insieme”.
Ma, davvero, il silenzio di Elly Schlein fa specie!
Chi poteva aspettarselo proprio da Lei, sempre pronta a difendere le sacrosante battaglie al femminile e femministe, con una leadership teoricamente adatta alla difesa senza colore politico dell’emancipazione femminile e del decoro, Lei, la leader che, solo pochi mesi fa, analizzava le differenze tra “una leader femminile e una leader femminista”, tra Giorgia Meloni, quindi, e una vera donna pronta a difendere le donne, la stessa segretaria che, con sprezzo del ridicolo e del pericolo, definiva il premier “una leadership inutile per le donne”. Concordiamo: “il no comment sulla lezione, questa sì femminista, di Giorgia Meloni, è l’ennesimo paradossoin casa dem. L’odio verso la destra prevale sulle battaglie femminili e femministe”.
Giorgia Meloni, in questa triste vicenda che la vede protagonista, ci sta insegnando molto. Sta dimostrando a tutte noi donne, trasversalmente, quanto la forza morale di una donna, i suoi principi autentici, non possano essere né piegati né tanto meno ridicolizzati seppur si viene colpiti al petto.