sabato, Dicembre 21, 2024

La “storia” del Parroco …e su facebook arriva la foto dell’uomo nudo di spalle

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Gaeano Di Meglio | Sarebbe troppo facile sparare su questo prete. Sarebbe troppo facile sparare contro il Vescovo di Ischia. Sarebbe troppo facile. Non lo farò, ma non posso tacere quello che ha denunciato Francesco Mangiacapra. Un vecchio amico di Ischia che già in passato aveva raccontato dei suoi rapporti sessuali con un altro parroco della nostra diocesi. «Il silenzio sugli scandali sessuali della Chiesa – ci ha detto Francesco – è un cancro che corrode l’animo dei fedeli. Il silenzio stampa degli uffici della Curia è un abile espediente politico ma non è il comportamento di un pastore la cui priorità dovrebbe essere la cura delle anime.

Per il resto – continua Mangiacapra -, se un sacerdote fosse colpevole di qualche debolezza, ci mancherebbe pure che la Chiesa non perdonasse visto che questo è il mandato che le ha lasciato il Cristo.

Ma il perdono presupporrebbe una presa di coscienza alla base di un pentimento, non una negazione finalizzata all’oblio del misfatto. Il perdono presupporrebbe delle scuse pubbliche da parte di chi ha sbagliato e di chi ha avallato. E se mons. Lagnese, da uomo di fede che crede, spera e prega, dovesse dichiarare di soffrire e di essere addolorato per l’esistenza di uno scandalo all’interno della sua diocesi – che non sarebbe il primo – non potrebbe che ricevere il sostegno e la solidarietà della sua comunità di fedeli. Mons. Lagnese – conclude Mangiacapra – con la sua visione dall’alto e con la sua neutralità non potrà dunque tacere la verità. Una verità che appartiene al popolo di Dio e non può essere trattata come un affare di palazzo».

L’articolo di Francesco Mangiacapra

Eminenza Reverendissima Pietro Lagnese, cosa ne pensa di queste foto che un parroco di Ischia condivide su Facebook?

La foto qui sopra è stata condivisa su Facebook non da un pornoattore ma da un sacerdote dell’isola di Ischia, un parroco a stretto contatto con monsignor Pietro Lagnese, vescovo della diocesi di Ischia dal 2013.
Il parroco in questione di cui (per ora) non faccio il nome – in quanto sono sicuro che questo sia interesse diretto di Sua Eminenza Reverendissima Pietro Lagnese – ha condiviso la foto in oggetto per mero errore, tanto che, dopo averla inconsapevolmente lasciata on line per qualche ora, l’ha poi rimossa su evidente segnalazione di qualche suo fedele, forse qualcuno tra gli stessi che nel frattempo avevano segnalato a me la stessa foto.

Ma c’è di più: sempre sul profilo Facebook del sacerdote, profilo pubblico a cui hanno accesso anche tanti fedeli, inclusi bambini, tra le preferenze “musicali” del presbitero è indicata una pagina spagnola equivoca “hombres solo para hombres“, ovvero “per soli uomini in cerca di uomini”.

Ora, chiaro è che entrambi sono errori dovuti alla poca dimestichezza con l’utilizzo dello smartphone, con cui spesso le persone meno attente condividono per errore foto e contenuti presenti sul proprio telefono. Ma è altrettanto chiaro che la presenza sul proprio smartphone di contenuti così specifici non è casuale né può genericamente ascriversi all’esistenza di virus o spiriti maligni insinuati nel proprio smartphone.
Il sacerdote in questione, evidentemente, ha condiviso per mera svista dei contenuti che aveva sul proprio telefono e ha inserito tra i preferiti nel profilo una pagina che, non per caso, si trovava a visitare.

Se poi ciò sia stato fatto a titolo di indagine sociale da parte del sacerdote (come pure un altro sacerdote della diocesi di Pozzuoli, l’anno scorso aveva fantasiosamente affermato in una questione simile che lo riguardava), allora non possiamo saperlo.
Quello che sappiamo è che Sua Eminenza Reverendissima Pietro Lagnese è sicuramente tenuta a dare delle spiegazione, a indagare, a capire, a chiarire. Ciò non certamente al sottoscritto ma ai fedeli della Parrocchia, ai collaboratori del parroco, ai catechisti e ai genitori dei bambini che frequentano la chiesa.
Sua Eminenza aveva già taciuto, tre anni or sono, circa uno scandalo sollevato dal sottoscritto e ripreso dalla testata ischiatana “Il Dispari”.

Non devo certamente essere io a ricordare a Sua Eccellenza che proprio la natura del ruolo del Vescovo è etimologicamente intrisa di un mandato imprescindibile: epískopein in greco esprime il significato di osservare dall’alto, avendo una visione di insieme che consente di riconoscere la verità e distinguerla dalla menzogna. E il Vescovo oltre che a difendere la verità, è tenuto per fedeltà al Vangelo, non solo a palesarla ma anche ad accettarne le conseguenze negative, senza tentativi mistificatori. Il Vescovo è dunque investito da Cristo in persona del compito di guida del popolo di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma infatti che con la consacrazione episcopale si raggiunge il vertice del sacerdozio, e con essa la missione di santificare, insegnare e governare.
Per il resto, se un sacerdote fosse colpevole di qualche debolezza, ci mancherebbe pure che la Chiesa non perdonasse visto che questo è il mandato che le ha lasciato il Cristo. Ma il perdono presupporrebbe una presa di coscienza alla base di un pentimento, non una negazione finalizzata all’oblio del misfatto.
Il perdono presupporrebbe delle scuse pubbliche da parte di chi ha sbagliato e di chi ha avallato.

E se mons. Lagnese, da uomo di fede che crede, spera e prega, dovesse dichiarare di soffrire e di essere addolorato per l’esistenza di uno scandalo all’interno della sua diocesi, non potrebbe che ricevere il sostegno e la solidarietà della sua comunità di fedeli.
Negare la chiarezza al popolo di Dio evitando di interfacciarsi con gli stessi mezzi di comunicazione utilizzati per poi compiere altri misfatti sarebbe un tentativo sicuramente fallimentare, se finalizzato a non palesare ai fedeli dei fatti sui quali bisognerebbe far luce nell’interesse di tutti.
Il tempo dei preti colti e della gente ignorante è finito, ora anche i credenti si pongono delle domande e le pongono alla Chiesa, pretendendo delle risposte chiare.

4 COMMENTS

  1. I preti al 99% o sono puttanieri, o sono omosessuali o sono pedofili. Questo perché devono continuare a reprimere la loro sessualità. Non si può andare contro natura; sarebbe anche il momento di vedere un cambiamento radicale della Chiesa che dovrebbe consentire ai suoi pastori di potersi formare una famiglia e vivere così una sessualità sana.

  2. Il giornale fa bene ad esporre tali notizie, è giusto che i fedeli sappiano chi è il loro pastore. Tale pastore fa bene a sfogare i propri impulsi sessuali come vuole, sono le pecore che dovrebbero studiare e capire che non esistono gli asini volanti e i creatori del cielo e della terra.

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