giovedì, Settembre 19, 2024

La storia. Teresa Minutolo: «Il terremoto è una cosa che ti rimane dentro»

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Carmen Cuomo, Antonello De Rosa | Sette anni fa, la tranquillità di Casamicciola fu spezzata da un devastante terremoto che causò morte, feriti e lasciò centinaia di persone senza casa. Siamo tornati a Piazza Maio, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove le cicatrici di quel giorno sono ancora visibili su edifici e cuori. Carmen Cuomo ha intervistato Teresa Minutolo, una delle protagoniste di quel tragico giorno. Durante una festa per bambini le immagini dello smartphone di Teresa catturarono in diretta la furia del terremoto e quel video divenne subito virale, mostrando al mondo l’orrore e il caos di quegli istanti. Oggi, Teresa ci racconta quei momenti drammatici, ricordandoci la forza della natura ma anche la resilienza di una comunità che ha affrontato la tragedia con coraggio e che però a tutt’oggi deve ancora sopportare il trauma di quei momenti così drammatici.

Sono passati sette anni e tu sei tornata qua sopra?
«Sì, nonostante questo evento ci abbia cambiato la vita. Penso che sia una cosa che ti rimane dentro, Carmen, e non dico altro».

Teresa, quel giorno ti eri preparata per una bellissima festa di compleanno.
«Sì, proprio qui. Quel giorno ero qui per puro caso, perché non ci dovevo essere. Mi avevano invitata a questa festa, in questo vicoletto, per il compleanno di un bambino».

Era un 21 agosto. Una bella atmosfera…
«Un’atmosfera calda, diciamo che era festosa. Eravamo arrivati che erano quasi le nove, mancava qualche minuto, e mi rimanevano da fare soltanto le bolle. Avevo messo il cerchietto a terra e incominciato a inglobare i bambini in questa bolla enorme…».

«SI VEDEVA SOLO POLVERE»

Stavate giocando, i bambini erano sotto le bolle. Che cosa avete sentito?
«Noi abbiamo sentito un forte boato e c’è stato un movimento sussultorio. Tutto si stava muovendo sotto i nostri piedi. E la gente scappava dalle case e dall’albergo».

Quindi avete visto sgretolarsi le case.
«Sì, davanti ai nostri occhi».

Riuscivate a vedere qualcos’altro?
«Noi vedevamo soltanto una grande nube di detriti, di polvere, perché solo quello si vedeva: polvere. E mi sono chiesta: ma che cosa è successo? E’ scoppiata una bombola del gas? Arrivata qua di fronte, c’era una signora con dei bambini con lo sguardo perso nel vuoto. Me lo ricordo ancora bene, proprio perso nel vuoto. Disse “sono sola, prendete i miei bambini”».

A un certo punto tu hai avuto la sensazione di non aver salvato tutti i bambini.
«Sono tornata indietro due volte, convinta. La gente mi diceva “non devi andare su perché lo vedi che c’è pericolo”. Ma io sono tornata indietro. Volevo capire. Il primo a cadere è stato proprio il lato dove stava il bagno della casa della signora. Era lì. Poi pian piano ci siamo resi conto che era rimasto soltanto il balcone dove noi stavamo giocando e alcune mura che erano ancora in piedi. Potevamo morire tutti e trenta. E’ crollata la casa, ma la scala no, perché era una scala esterna da cui si saliva, perché giù c’era una cantina. Era tutto dismesso e sopra avevano costruito questa casa. Noi ci siamo salvati perché le scale, benché tutte sconnesse, ci hanno almeno permesso di scappare. Perché se fossero crollate, saremmo morti tutti. E infatti in molti mi hanno detto “vi è andata bene”».

Eravate tutti qua?
«Sì. Ho portato via tanti bambini e poi sono scesa per controllare, sono entrata dentro e volevo ancora salire. Sono stata incosciente, ma non volevo restare con il dubbio che non tutti fossero riusciti a scappare. Volevo essere sicura che non ci fosse più nessuno là sopra. A rivivere quei momenti, a volte, anche se con la lucidità di adesso, non riesco a rispondere a tante domande».

IL SOGNO DELLA MADONNA NERA

C’era il panico. La gente correva avanti e indietro, le persone non sapevano, non capivano, non si rendevano conto. Tu sei arrivata però di fronte a quella chiesa…
«Mi sono trovata la chiesa davanti e ho visto la signora sotto la punta del campanile, morta».

Hai capito che c’era la morte…
«Là c’era la morte. Ho collegato il sogno che avevo fatto la notte prima. Quella notte avevo sognato la Madonna Nera, la chiamiamo così. Viva, fuori alla chiesa, con le mani congiunte, e mi guardava. Quel sogno me lo sono portato alla festa, perché io non ho mai sognato una Madonna viva che piangeva con questo Rosario in mano e guardava in alto. Me lo sono chiesto quando ho guardato la signora morta. E’ stata chiamata l’ambulanza, ma fuori alla chiesa c’era il panico. Al Maio c’era il panico. La gente diceva “io prendo tutto. Andiamo, partiamo, andiamocene da qua”».

Sono passati sette anni, non un giorno. Tu hai affrontato un percorso perché uno choc così forte difficilmente si risolve senza un percorso terapeutico. Però dici che per sette non ne hai voluto più parlare, non hai più voluto vedere questo luogo. Oggi invece sei scesa per la prima volta a piedi qui perché dopo sette anni hai sentito il bisogno di raccontare ancora quella sera.
«Durante il percorso terapeutico la dottoressa mi aveva detto di liberare questo magone che avevo e poi piano piano ho raccontato tutto e lei mi ha detto, testuali parole, “sei pronta a tornare là sopra”».

Sono passati sette anni e tu ci sei tornata, qua sopra. Quanto questo evento ti ha cambiato la vita?
«Penso che è una cosa che ti rimane, Carmen. E non dico altro».

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