lunedì, Gennaio 20, 2025

Lacco Ameno: danni da dissesto! Ko della Corte dei Conti per 21 politici

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Le lunghe indagini condotte dalla Guardia di Finanza di ischia hanno portato ad una raffica di accuse ben precise. Il dissesto costa caro a 21 politici lacchesi

La Procura regionale della Corte dei Conti della Campania ha disposto la notifica a dedurre a tutti gli amministratori che dal 2009 al 2014 hanno avuto responsabilità di governo nel comune di Lacco Ameno. Contestando un danno erariale pari alla somma di 1.450.857,43 euro. Chiedendo, ovviamente, la rivalutazione monetaria. A firmare l’ordine a dedurre sono direttamente il procuratore generale Tommaso Cottone e il suo vice procuratore regionale Marco Catalano, magistrato contabile che da sempre si occupa delle indagini sulle amministrazioni isolane. Sviluppando accertamenti che vanno ad evidenziare delle gestioni particolarmente allegre e per nulla rispettose degli interessi dell’Ente e quindi delle comunità amministrate. Giocando sui capitoli di spesa, come è ben evidenziato in questo corposo invito a dedurre che coinvolge sindaci, assessori, consiglieri comunali che hanno approvato le relative delibere di bilancio, segretari comunali e responsabili dell’Ufficio finanziario. Ognuno per le proprie competenze con un’articolata ricostruzione di tutti i movimenti finanziari e quali sono stati ritenuti illegittimi. Come delle somme che erano riportate in alcuni capitoli di spesa e inoltre avrebbero dovuto essere collocate in tutt’altra parte. Come la mancata riscossione di somme ne avrebbe provocato una mancanza di liquidità con costi per lo stesso Ente. Le persone invitate a dedurre e intimate sono Restituta Irace, Carmine Monti, Domenico De Siano, Agostino Polito, Giovan Giuseppe Zavota, Giacomo Pascale, Ciro Calise, Carmine Calise, Giuseppe Monti, William Vespoli, Paolo Monti, Marco Conte, Anna Pia Sarnelli, Aniello Silvio, Raffaele Monti, Aurelio De Luise, Mattia Buonocore, Michele Alvi, Giulia Di Matteo, Francesco Ciampi e Oscar Rumolo.
Una disamina molto approfondita, sulla base degli accertamenti che la Procura generale dispose con l’utilizzo anche della Guardia di Finanza al fine di verificare alcuni atti deliberativi e i provvedimenti di natura finanziaria che furono emessi dai funzionari, politici ed amministratori. Nell’atto d’incolpazione c’è un capitolo che riguarda esclusivamente i «danni e comportamenti contestati». In cui si parte proprio dalla parte finale, di quando il Consiglio comunale decise di dichiarare una sorta di fallimento per mancanza di risorse finanziarie capaci di fronteggiare quella massa debitoria che si era accumulata. Sul punto il sostituto procuratore generale scrive che «in data 2 gennaio 2015 il Comune di Lacco Ameno deliberava il dissesto finanziario, inviando allo scrivente ufficio requirente la relativa delibera. I motivi del dissesto sono relativi ad un disavanzo di gestione del 2013 per 2.125.846,20 euro. Successivamente si conferiva incarico al Servizio ispettivo di finanza pubblica per un accesso ed una verifica delle cause del dissesto, anche al fine di verificare eventuali irregolarità».
Ed ancora la Corte dei Conti dà incarico ad uno di questi ispettori per mettere le mani all’interno della finanza di Lacco Ameno e accertare se ci fossero state delle negligenze, una gestione alquanto poco accorta: «Dalla lettura della relazione emerge un caos e un disordine gestionale per quanto riguarda il settore finanziario, foriero non solo di semplici irregolarità, ma anche di danno per le casse del patrimonio dell’Ente».
E si passa ad esaminare innanzitutto i rimborsi e le spese per servizi conto terzi. E’ un capitolo alquanto complesso, su cui la pubblica accusa della magistratura contabile si sofferma abbastanza a lungo. Richiamando, ovviamente, le disposizioni dell’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli Enti locali, dal Ministero dell’economia passando alle numerose sentenze passate in giudicato della stessa Corte dei Conti. Spiegando che «nel caso del Comune di Lacco Ameno, sulla scorta dei controlli eseguiti dall’ispettore sui mastri di entrata alla voce di bilancio “Rimborsi per servizi in conto terzi” e sui mastri correlati di uscita “Spesa per servizi in conto terzi” è emerso che, nell’anno 2009, a fronte dell’emissione di reversali di incasso pari ad euro 160.329,93 sono risultati emessi mandati di pagamento per un importo totale di euro 283.841,92 con una differenza di euro 123.512,69. Come emerge dalla lettura degli allegati prospetti, le principali partite di entrata e correlata spesa sono: 53.920,00 euro versato per quota progetto L’isola che non c’è; 15.000 euro versamento caparra per gara approdi turistici; 16.795 euro redditi di cittadinanza anno 2009. Orbene, come prima detto, della differenza in uscita pari a euro 123.512,69 non si ha contezza, né l’Ente ha fornito spiegazioni, sebbene sia stato espressamente richiesto dall’ausiliario del giudice».
Per farla breve, qua mancano all’appello 123.000 e passa euro a fronte di un incasso che non era sufficiente a far fronte ai mandati di pagamento. Un capitolo quindi in passivo. Un’attività che poi va ad analizzarsi con la specifica di altre partite che vengono suddivise anno per anno. Partendo per l’anno 2010: «Anche per quest’arco temporale il procuratore generale presso la Corte dei Conti ha dei rilievi da fare, soprattutto anche per certe feste e manifestazioni che sono state fatte in quell’anno. Anche l’esame della partita di giro nell’anno 2010, riferito alla sola voce dei pagamenti e delle riscossioni “Rimborsi per servizi conto terzi”, a fronte di un importo incassato pari ad euro 231.347,87 risultano pagamenti per 276.488,30 euro le cui principali poste vengono così suddivise: 60.000 euro acconto su servizio alla Lacco Ameno Servizi srl; 12.500 euro acconto su prestazioni Natale 2009 a favore dell’associazione culturale “Il Pentagramma”; 16.900 euro saldo borse di studio 2006-2007 (creditori vari); 12.500 euro saldo prestazioni anno 2009-2010 a favore dell’associazione culturale “Il Pentagramma”. Appare evidente che gli importi così liquidati andavano correttamente imputati al titolo I della spesa per la complessiva somma di 41.900 euro ed al titolo II (trasferimenti capitali alla Lacco Ameno Servizi) l’importo di 60.000 euro. La differenza negativa di euro 45.140,43 non ha trovato nessuna giustificazione».
Per l’accusa la musica non cambia anche per l’anno 2011, in quanto «le riscossioni ed i pagamenti effettuati alla voce “Rimborso per servizi conto terzi” in entrata e in uscita possono essere così riassunti: riscossione 243.070; pagamenti per 396.036,57. La differenza di euro 152.966,57 non ha trovato giustificazione da parte dell’Ente».
Quest’anno viene approfondito dal procuratore generale, che osserva «in particolar modo, si evidenzia che l’Ente ha effettuato il pagamento della somma di 85.000 euro in favore della Lacco Ameno Servizi in liquidazione (mandato di pagamento n. 554 del 29.9.11) e della somma di 30.250 a favore della propria partecipata Marina di Pithecusa (mandato di pagamento n. 706 del 21.11.11). Come pure si rinviene il pagamento di euro 119.248,57 a favore della Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo».
E richiama anche una responsabilità politica proprio del Consigli comunale che approva tale decisione nel mosaico complessivo del bilancio licenziato.
Analogo discorso viene fatto per l’anno 2012. Anche se le somme sono più contenute rispetto agli anni precedenti, ma comunque che evidenziano lo stesso un danno per l’Ente: «Per l’anno 2012 si sono avuti i sotto elencati risultati contabili: incassato “Rimborso per servizi conto terzi” pari a 0 euro; pagamenti “Servizi per conto terzi” pari a 32.508,10. I principali pagamenti disposti risultano essere: 19.695 per saldo prestazioni fattura n. 3/12; 5.000 euro saldo fattura 29/11; 11.872 euro acconto per rilevatori censimento popolare. Appare evidente che solo l’ultima voce può essere considerata una spesa per servizi conto terzi mentre, invece, i rimanenti importi sono spese che andavano allocate al titolo I trattandosi di spesa corrente. Ed anche per l’anno in esame, la differenza tra l’importo incassato a competenza pari a zero e quello pagato pari a euro 32.508,10 non ha trovato nessuna giustificazione da parte dell’Ente».
E fa una prima valutazione complessiva di questi anni passati al microscopio: «Orbene, ancora una volta, anche se per importi più contenuti rispetto agli anni dal 2009 al 2012, l’Ente ha allocato sulle cosiddette partite di giro poste contabili che hanno tutt’altra natura. Ed ancora una volta, si ritiene dover far riferimento a quanto in precedenza riportato in merito alla non attendibilità della situazione economico finanziaria dell’Ente riferita anche all’anno 2013. In definitiva, come appare evidente alla luce dei controlli eseguiti, il Comune di Lacco Ameno, nel periodo 2009-2013, ha impropriamente allocato nei predetti titoli, somme che non rivestono la natura di partite di giro che, pertanto, avrebbero dovuto essere imputate ad altri titoli di bilancio, nell’ambito delle entrate e, soprattutto, delle spese finali. Pertanto, fra le attività per conto terzi non vi rientrano le spese così come imputate ed effettuate dal Comune di Lacco Ameno».
L’accusa contabile fa un discorso di gestione puramente tecnica e che è poi sfociata in una strategia politica amministrativa non conforme ai dettati e ai regolamenti di buon funzionamento di un Ente locale. Come si evidenzia in un altro passaggio: «Orbene, nel caso del Comune di Lacco Ameno, certamente non si può contestare che, quantomeno, è lo stesso Ente che ha individuato il destinatario e/o i beneficiari delle spese irregolarmente effettuate così come prima visto dall’esame dei mastri dei servizi per conto terzi». E quale è il danno? Cosa non quadra? E quale sarebbe la somma che avrebbe comportato un danno erariale? Lo ipotizza la Corte dei Conti: «Onde quantificare il danno derivante dalla scorretta ed ingiustificata contabilizzazione dei servizi conto terzi, occorre, come sempre, tener presente i vantaggi per la collettività amministrata e, pertanto, nell’arco di tempo considerato si prenderanno in esame i soli atti di pagamento che non trovano alcuna correlazione con le finalità istituzionali dell’Ente: anno 2009 euro 12.512,69; anno 2010 euro 45.140,43; anno 2011 euro 119.248,57 per un totale di 287.901,69».
E questo è solo un primo assaggio per le altre presunte “evasioni” che sono state contestate nell’invito a dedurre trasmesso agli incolpati.

1 COMMENT

  1. Tanto a dover pagare e’ il cittadino contribuente.I responsabili della cattiva amninistrazione non pagheranno mai.E rischiamo di trovarci un De Siano sindaco di Ischia.

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