FRANCESCO FERRANDINO | Ennesima puntata nelle controversie che oppongono il Comune di Lacco Ameno e la società che gestisce il molo turistico del paese del Fungo. L’ente di Piazza Santa Restituta incassa un punto a favore in quanto ha visto accolta dalla Corte di Appello di Napoli la propria istanza di sospensione nei confronti del lodo arbitrale, cioè della decisione che il collegio degli arbitri aveva emesso nel giugno scorso, sulle rispettive pretese economiche tra il Comune e il concessionario del porto. Si tratta di uno dei vari “rami” in cui si dipana la controversia tra le due parti relativamente ad obblighi e diritti sulla struttura.
La società Marina di Capitello chiedeva una ulteriore proroga fino al 2025, in virtù di uno “squilibrio contrattuale” che avrebbe dato vita a una pretesa di risarcimento del danno quantificabile in un milione di euro. Secondo la tesi del privato, il Comune non avrebbe rilasciato la disponibilità di tutti gli specchi acquei inseriti nella convenzione oggetto del project financing. Da parte sua, il Comune dopo aver lamentato il mancato pagamento del canone 2019, pari a 170mila euro annui, si era limitato a chiedere il rigetto delle istanze della società, evitando ulteriori richieste per coerenza col fatto che l’ente di Piazza Santa Restituta ha sempre reputato illegittima la devoluzione agli arbitri della controversia.
Il collegio arbitrale il 10 giugno 2021 aveva respinto l’eccezione d’incompetenza sollevata dal Comune, e poi il 22 giugno 2022 col lodo definitivo aveva condannato il Comune a pagare alla società la somma di euro 172.841,00 a titolo risarcitorio. In tal modo, il collegio arbitrale aveva parzialmente accolto la prima domanda formulata dalla Marina di Capitello, disponendo la riduzione del canone stabilito dal contratto di concessione relativo all’anno 2019, per un 60% del totale, e parallelamente aveva stabilito l’obbligo del Comune di pagare i lavori eseguiti dalla società per la riparazione dei danni provocato dalla mareggiata del febbraio 2019: la furia degli elementi distrusse alcuni pontili e impianti dopo il rifacimento della scogliera senza il preventivo apprestamento delle opere di contenimento. La somma finale era appunto pari a 173mila euro, da versare alla società. Per il resto, il collegio arbitrale rigettò tutte le altre pretese delle due parti, compresa la richiesta di proroga della concessione fino al 2025.
Il Comune tuttavia dopo nemmeno un mese aveva impugnato la decisione arbitrale davanti alla Corte di Appello di Napoli, che adesso è giunta alla decisione con apposita ordinanza della Prima Sezione civile, composta dai magistrati Fulvio Dacomo, Antonio Mungo ed Erminia Catapano. Il collegio dei magistrati riuniti in camera di consiglio ha ritenuto “non manifestamente infondata” la domanda del Comune, e anzi ha ritenuto “che sia sufficientemente allegato e provato il periculum in mora, essendo risultato impossibile per il Comune di Lacco Ameno iniziare il pignoramento per l’esecuzione di altro titolo esecutivo di condanna al pagamento dell’importo di euro 170.000,00 per la mancanza assoluta di provvista sul conto bancario della appellata, verosimilmente anche l’unico della parte appellata, come dedotto dal Comune e non contestato dalla Marina del Capitello Scarl”.
In altre parole, secondo la Corte d’Appello è reale il rischio che il Comune, in caso di esito definitivo favorevole del giudizio, non riesca a entrare in possesso delle somme che sarebbero riconosciute dalla Corte, in quanto finora i tentativi di esecuzione sono andati a vuoto per la mancanza di sufficiente liquidità sul conto della società. Per evitare tale rischio, la Corte d’Appello ha accolto la domanda di sospensione ai sensi dell’articolo 283 del codice di procedura civile proposta dal Comune, sospendendo l’efficacia esecutiva e l’esecuzione “del lodo emesso dal collegio arbitrale composto dal Prof. Avv. Biagio Grasso, Presidente, nonché dall’Avv. Davide Peluso e dal Prof. Avv. Vincenzo Maria Cesaro, nel giudizio arbitrale inter partes” dello scorso giugno. Per il momento è stata quindi bloccata la decisione del collegio arbitrale, e il canone che spetta al Comune torna così nella sua dimensione originale, senza le riduzioni stabilite dal lodo. Per la precisazione delle conclusioni la Corte ha rinviato le parti all’udienza del 21 gennaio 2026, dunque fra tre anni.