Oggi parlo con la consapevolezza di chi esercita questa professione da quasi cinquant’anni. Tra tre o quattro anni raggiungerò il mezzo secolo di attività, ma ciò che più mi preoccupa è che attualmente circa 4.000 isolani sono privi di un medico di base. Non c’è un medico di famiglia disponibile, e questo si traduce in due problemi fondamentali: da un lato, enormi difficoltà anche solo per ottenere un certificato di malattia o una prescrizione sanitaria; dall’altro, il rischio di un abbandono totale dei cittadini a se stessi».
A parlare è il dott. Franco Regine, otorino ed ex sindaco di Forio, che esprime forte preoccupazione per la situazione sanitaria dell’isola, denunciando una carenza cronica di medici di base e l’assenza di soluzioni concrete da parte delle istituzioni.
«I CITTADINI SONO STATI ABBANDONATI»
Una lacuna grave che quotidianamente si ripercuote sulla vita e sulla salute degli isolani, ma che produce anche ulteriori conseguenze in una località turistica come l’isola d’Ischia: «L’ho detto ai miei referenti politici: è necessario un intervento forte, deciso, anche con metodi incisivi, affinché le autorità competenti si attivino per garantire ai cittadini un servizio sanitario adeguato. Se non si tutela la salute di residenti e turisti, la nostra isola perderà in qualità e in attrattività turistica».
L’emergenza dei medici di base, spiega Regine, è strettamente legata al pensionamento di molti professionisti che è difficile sostituire. I giovani colleghi che prendono il loro posto non riescono ad offrire lo stesso livello di assistenza. «C’è un problema di ricambio generazionale: molti miei colleghi sono andati in pensione e i cittadini si trovano spaesati. Per anni si sono affidati a medici di esperienza, con cui avevano costruito un rapporto di fiducia. Ora si trovano di fronte a giovani professionisti, magari molto competenti, ma che non conoscono la storia clinica dei pazienti e devono inserirsi in un contesto complesso». E sono in tanti a chiedere ancora consiglio al “vecchio” medico…
Un altro timore espresso dal medico riguarda il ruolo stesso del medico di base, che rischia di ridursi a un mero “produttore di ricette”. Una figura ben diversa da quella del “vecchio” medico di famiglia dei tempi passati, il cui legame con i pazienti era molto più stretto: una persona amica a cui confidare problemi, ansie e timori. «Il medico di famiglia deve essere un punto di riferimento, non solo un prescrittore di farmaci. Deve conoscere il paziente, la sua storia clinica, le sue fragilità. Se questo rapporto si perde, viene meno una parte fondamentale dell’assistenza sanitaria».
UNA SOLUZIONE PER LA TRANSIZIONE GENERAZIONALE
Per questa transizione generazionale il dott. Regine propone una possibile soluzione: «Si potrebbe superare questa impasse consentendo ai medici pensionati di continuare a esercitare, almeno per un periodo di transizione. Alcuni colleghi, dopo la pensione, sono stati impiegati negli ospedali o nelle guardie mediche con incarichi ben retribuiti. Perché non consentire lo stesso anche ai medici di base? In questo modo si potrebbe garantire una continuità assistenziale e, nel frattempo, affiancare i giovani professionisti ai medici più esperti, permettendo loro di acquisire esperienza sul campo». E’ in sostanza quanto sta avvenendo ad esempio negli uffici comunali, dove dirigenti o impiegati in pensione, in virtù della loro esperienza, ricoprono ancora incarichi di responsabilità affiancando i neo assunti.
Regine sottolinea proprio l’importanza di un passaggio graduale, per superare quegli ostacoli che stanno portando alla grave penuria di medici di base: «Un giovane medico che si trova improvvisamente a gestire 1.500 pazienti senza conoscerne la storia clinica è comprensibilmente spaventato. È più facile scegliere una specializzazione come dermatologia, ortopedia o pediatria, dove il lavoro è più definito e spesso più remunerativo, piuttosto che affrontare la sfida della medicina generale. Per questo servono incentivi e un sistema che favorisca il ricambio senza traumi».
IL FUTURO DELLA SANITÀ ISOLANA
Infine, il dott. Regine si sofferma sulla situazione dell’ospedale “Rizzoli” e sulla gestione della sanità locale. E la sua analisi è lucida e tutt’altro che ottimistica: «L’ospedale vanta ottimi professionisti, ma soffre di una carenza cronica di risorse umane. In pediatria, ortopedia e pronto soccorso alcuni medici sono già in pensione e lavorano ancora per garantire il servizio. Il problema è che la sanità isolana è penalizzata dalla distanza dalla terraferma e dalle difficoltà di attrarre personale nei mesi invernali».
Un nodo cruciale è anche l’ampliamento dell’ospedale “Rizzoli”, un progetto rimasto bloccato nel tempo: «Non si capisce che fine abbia fatto, in quale voragine burocratica sia sprofondato. Nessuno ne parla più, nessuno si fa sentire. E intanto la nostra sanità rischia di collassare».
L’appello finale di Franco Regine è chiaro: «Servono risposte concrete. Non possiamo permetterci di perdere anni di lavoro e sacrifici per costruire un sistema sanitario efficiente sull’isola. Se non si interviene subito, il rischio è quello di un declino irreversibile».
Il grido d’allarme sarà recepito dai vertici dell’Asl e di tutte le altre istituzioni, Comuni isolani compresi?