mercoledì, Ottobre 16, 2024

L’arte d’o pesce o… ‘na strunzata? | #4wd

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Daily 4ward di Davide Conte del 11 ottobre 2024

“L’arte do’ sole e l’arte do’ pesce. È bastato una grande opera per agitare cuori e sensi. Ci sono più foto su FB del batacchio che di tutta l’arte contemporanea messa insieme. Poi dicono che la gente non si interessa all’arte… E’ solo che la gente si interessa all’arte quando è veramente grande.”
Inizialmente, dinanzi alla lettura di questo post su Facebook del mio storico amico Pierre Di Meglio, ho riso a crepapelle perché vi erano tutti i presupposti per il più grasso dei divertimenti online, considerato che il più delle volte certe esternazioni social scaturiscono invece sensazioni di sconcerto, tristezza e disgusto. Poi, però, ho riflettuto sul suo humour e mi sono reso conto che al di là della battuta fin troppo facile da riuscire, le parole di Pietro nascondevano una grande verità.La grandissima attenzione che il mondo social ha rivolto all’opera “fallica” installata a Napoli negli ultimi giorni, oltre a decretarne inconsapevolmente la notorietà attraverso la critica ironica o feroce che fosse, rappresenta la dimostrazione palese dell’infimo livello culturale in cui versa la nostra comunità di internauti (e non solo). Avete mai visto qualcuno commentare con altrettanta enfasi ed attenzione il rinvenimento di nuovi antichissimi siti o reperti, a Pompei come altrove? Oppure la notizia che dopo anni e anni di chiusura, il Sindaco Pascale ha comunicato la possibilità di tornare a visitare l’importante sito archeologico di Mazzola a Lacco Ameno? Manco a dirlo, per carità.Ed è altrettanto vero, però, che il pesce (è il caso di dirlo) puzza dalla testa! Se il modello di proposta artistico-culturale di chi guida una città come Napoli, da decenni amministrata dalla solita sinistra, non fa che esaltare a ridosso del periodo natalizio presunte opere d’arte di discutibile ispirazione e fattezza come quella attuale o, lo scorso anno, come la cosiddetta “Venere degli Stracci”, con quale presunzione si può pretendere che la gente (intesa nell’accezione più ampia del termine) possa mai concepire di prestare attenzione a un messaggio del genere, se non rilevandone l’inadeguatezza e le criticità?
E giusto per chiudere in allegria, mi piace ricordare la battuta di Benedetto Casillo, in arte “Salvatore”, nel film “Il mistero di Bellavista”. Mentre il “Professore”, in una dissertazione su ciò che può essere considerato arte o meno, gli ricordava che secondo il filosofo Protagora “l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono” e che quindi toccava all’uomo, unico giudice, stabilire se una forma d’arte fosse tale o una semplice “strunzata”, Salvatore gli poneva il dubbio: “Se un muratore del 3000, sotto le macerie, trovasse l’opera di Wesselmann (la rappresentazione fisica di un gabinetto -ndr), cosa penserà di aver trovato? Un’opera d’arte o… ‘nu cesso scassato?”

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