domenica, Novembre 24, 2024

L’audizione al Senato del Commissario Straordinario. Legnini alla Commissione Finanze: «Tutti i terremotati hanno diritto ai bonus!»

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Nell’intervento sull’esame di conversione in legge del decreto superbonus le principali proposte riguardano l’estensione degli incentivi fiscali 110% a tutti i crateri, anche quelli considerati minori. Evidenziata anche la necessità di orientare i bonus edilizi alla prevenzione, alla sicurezza sismica e alla incentivazione delle delocalizzazioni

Giovedì dinanzi alla Commissione Finanze del Senato presieduta da Massimo Garavaglia si è svolta l’audizione del Commissario Straordinario Giovanni Legnini. Intervenendo sull’esame di conversione in legge del decreto superbonus le proposte principali portate all’attenzione della Commissione sono tese ad estendere gli incentivi fiscali 110% a tutti i cittadini terremotati, evidenziando anche la necessità di finalizzare i bonus edilizi alla prevenzione e alle delocalizzazioni.

In premessa Legnini, ha inteso richiamare l’origine «della misura a del superbonus 110% declinata alle esigenze delle ricostruzioni post sisma a cavallo tra il 2020 e il 2021, allorquando il superbonus 110% trovava una prima applicazione e poi si diffondeva su tutto il territorio nazionale. Si determinò – ha proseguito – una situazione molto difficile per le ricostruzioni post sisma. All’epoca io mi occupavo, come è noto, di quella del cratere più rilevante, quello del centro Italia, che coinvolge quattro regioni. Ma anche nelle altre ricostruzioni si era determinata una situazione in base alla quale i professionisti e le imprese optavano, da un punto di vista dell’attività professionale e di impresa, per il 110%, abbandonando le ricostruzioni post sisma che erano meno convenienti rispetto al superbonus anche da un punto di vista legato ai prezzi e alle tariffe professionali.

Cosicché, dialogando con i governi che ascoltarono la posizione che io ebbi ad esprimere, come anche altri responsabili delle ricostruzioni, con i governi dell’epoca, il governo Conte 2 e poi il governo Draghi, si decise di porre riparo a quella situazione di grave difficoltà che avrebbe determinato di sicuro un rallentamento ma anche il rischio di un blocco delle ricostruzioni, introducendo questa speciale forma di incentivo fiscale declinato appunto alle esigenze ricostruttive. Si era altresì determinata una situazione in base alla quale l’aumento dei prezzi indotto dal meccanismo proprio del 110% prima e poi dal caro energia che innalzò ulteriormente i prezzi dell’edilizia e la crescita del cosiddetto accollo a carico dei cittadini terremotati, cioè i meccanismi di determinazione del contributo e anche del contributo del 100%, determinava comunque una quota di costo che rimaneva a carico delle famiglie danneggiate dagli eventi sismici. Quindi la combinazione di questi elementi determinava appunto quella situazione. Fu così che d’accordo anche con l’Agenzia delle Entrate fu varata una guida operativa, linee guida applicative che definimmo con l’Agenzia delle Entrate nel 2021. Si decise per un verso di riconoscere il superbonus 110% esclusivamente per la quota di accollo variabile da progetto a progetto e in base alla mia esperienza questa quota può oscillare da un 10 al 30% dell’intero costo della ricostruzione. Per un altro verso si introdusse, a mio modo di vedere positivamente, il cosiddetto superbonus rafforzato. Non un incentivo fiscale, come erroneamente si disse, ma il massimale di spesa del 50% con rinuncia però al contributo.

Con un doppio effetto benefico di risparmio per la spesa pubblica, perché mediamente si sarebbe speso di meno con il superbonus rafforzato rispetto al contributo sisma 100% più 110% di incentivo fiscale. E con un effetto di accelerazione, perché non c’è alcun dubbio che le procedure proprie del 110% risultano essere più snelle rispetto a quelle che disciplinano nei vari crateri la concessione del contributo per ricostruire.

MISURA POSITIVA

«Questa è l’origine e questa misura stava trovando attuazione nei crateri. Man mano che si usciva dal 110% prendeva piede e quindi determinava presumibilmente anche un aumento della spesa, che per la verità nei primi tempi fu molto ridotta. Certamente la commissione dispone dei dati. Le cifre che ho letto sui giornali credo che siano molto lontane dalla realtà, perché l’impatto finanziario complessivo è relativamente limitato per il numero di edifici coinvolti, quindi si trattava di un atto di equità rispetto al meccanismo del 110% e poi quella proroga o quella estensione di durata fino al 2025 era finalizzata a determinare una progressiva diciamo fuoriuscita, ma comunque un prolungamento dell’utilizzo dell’incentivo fiscale, che per le aree terremotate, per le ragioni che ho detto, è iniziato molto più tardi rispetto al resto del Paese. Si verificava addirittura una situazione in base alla quale il cittadino che magari aveva casa nello stesso luogo colpito dal terremoto ma non danneggiata dal terremoto riusciva a riparare la casa subito, mentre il cittadino terremotato non ci riusciva perché la procedura era più complessa e perché non godeva del 110%. Quindi si è trattato di una misura positiva, dal mio punto di vista, molto positiva.

IL TETTO DI SPESA CHE DISCRIMINA

«Adesso, per le ragioni di finanza pubblica sulle quali non spetta a me esprimere valutazioni, il governo ha ritenuto di limitare questa misura ponendo un tetto di spesa, introducendo un meccanismo per così dire a rubinetto, come si dice nel gergo degli incentivi. Va da sé che questo meccanismo determina un’oggettiva incertezza. Non è difficile immaginare che ci sarà una corsa ad accaparrarsi la quota di incentivo disponibile nelle aree interessate e poi subentrerà una fase di incertezza (sta finendo il plafond o non sta finendo?) con un effetto di rallentamento ulteriore dei processi di ricostruzione. Quindi il meccanismo introdotto con il tetto di spesa, seppur motivato da esigenze di finanza pubblica, oggettivamente può determinare un meccanismo di incertezza e di rallentamento nel medio periodo.

Ma ciò che mi preme dire, e suppongo che costituisca la ragione per la quale avete inteso udirmi, è che non vi è alcuna giustificazione sul diverso trattamento, sull’esclusione dei crateri minori, definiamoli così. La misura riguardava tutti i terremotati, tutti i crateri e non si capisce perché Ischia no, il Molise no, Catania no, l’Emilia no; Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo sì. Questa è una cosa che non si comprende, che non regge a valutazioni di ordine politico, a una valutazione di equità e financo a valutazioni di ordine costituzionale.

ISCHIA CRATERE COMPLESSO

«Le situazioni sono assolutamente identiche, anzi in alcuni di questi territori, in quello che io oggi curo è ancora più grave. L’isola d’Ischia è stata colpita da due eventi catastrofici nell’arco di pochi anni. Un cratere piccolo ma con un livello di danno molto elevato per effetto del terremoto del 2017 e dell’alluvione del 2022, dove si sommano i problemi e le complessità appunto di due eventi catastrofici. E quindi io mi permetto di sollecitare la Commissione, il governo, quale che sia la decisione politica che la Commissione Finanze del Senato assumerà con l’esame degli emendamenti, comunque ad equiparare, a trattare allo stesso modo tutti i terremotati. Aggiungo che l’onere finanziario a mio vedere è limitato, per quel che riguarda l’isola d’Ischia è molto limitato.

E’ difficile da stimare, ma se anche il MEF lo riterrà io posso fornire la stima del danno complessivo, che è molto lontana dalle cifre del Centro Italia. Il danno che ho stimato con criteri abbastanza approfonditi, che avevo già rimesso al governo lo scorso anno, l’ho aggiornato quest’anno e porta un monte complessivo di danno per i due eventi di circa 1 miliardo e 300 milioni, dei quali poco meno della metà per la ricostruzione privata. Quindi poco più di 500 milioni di euro per la ricostruzione privata e di questi 500 milioni la quota di superbonus a mio modo di vedere non supera il 10%, anche perché non tutti gli interventi possono partire in quanto ci sono problematiche complessissime su quel territorio gravato da due eventi catastrofici: c’è il rischio sismico, il rischio idrogeologico, il rischio vulcanico. È un territorio delicatissimo con vincoli di ogni genere e i fenomeni delle sanatorie edilizie. Quindi è presumibile che la possibilità di utilizzare il superbonus non sia elevatissima nei prossimi uno o due anni. Però rappresenterebbe una grave ingiustizia escludere quei cittadini come gli altri cittadini di altri territori.

RICOSTRUIRE IN LUOGHI SICURI

«Aggiungo: spero possa essere questa l’occasione, e sarebbe da valutare a mio modo di vedere molto attentamente, per l’inclusione negli incentivi fiscali, quali che siano e quale che sia la configurazione conclusiva che il legislatore intenderà dare, includere in modo esplicito le cosiddette delocalizzazioni nei territori a grave rischio idrogeologico, dove non si può ricostruire dov’era e come era. Noi ci accingiamo ad assumere una decisione di questo tipo: la Regione, che è titolare del potere pianificatorio, l’Autorità di Bacino. Ma lo stesso presumibilmente accadrà in alcuni territori delle Marche, dell’Emilia Romagna e così via. Lì dove non si può ricostruire bisogna favorire la delocalizzazione, ricostruire altrove nei luoghi sicuri. Si dovrebbe prevedere un meccanismo fiscale incentivante per questa finalità anche per gli edifici cosiddetti “d’atterraggio”, con il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. Noi stiamo provando a fare questa operazione. Nessuna volumetria nuova, riutilizzo dei volumi dismessi, ma l’incentivo fiscale dovrebbe valere anche per i cosiddetti edifici “di atterraggio”. C’è spazio a mio modo di vedere per orientare incentivi fiscali, bonus edilizi per la prevenzione, per favorire la sicurezza sismica e la sicurezza idrogeologica. In questo modo non soltanto corrisponderemmo gli incentivi, ma realizzeremmo la prevenzione e la sicurezza. Questa sì sarebbe un’innovazione molto importante per il Paese».

L’esclusione

«Questa è una cosa che non si comprende, che non regge a valutazioni di ordine politico, a una valutazione di equità e financo a valutazioni di ordine costituzionale»

Il danno

«… un monte complessivo di danno per i due eventi di circa 1 miliardo e 300 milioni, dei quali poco meno della metà per la ricostruzione privata. Quindi poco più di 500 milioni di euro per la ricostruzione privata e di questi 500 milioni la quota di superbonus a mio modo di vedere non supera il 10%…»

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