Alessandra Mosè. Sul trasferimento dei processi penali dalla Sezione distaccata di Ischia al Tribunale di Napoli abbiamo raccolto le considerazioni dell’avv. Michele Calise.
Avete avuto modo in questi giorni di poter prendere visione del contenuto del deliberato del Consiglio giudiziario? E cosa ne pensa?
«Ritengo che il provvedimento della Presidenza del Tribunale sia un atto scellerato, in quanto non tiene conto delle esigenze della comunità isolana. E non solo di quelle relative alla giurisdizione, ma di tutti gli interessi che ruotano attorno all’esercizio della giurisdizione.
Questo provvedimento, oltre a negare l’accesso alla giustizia alle fasce più deboli, rendendolo più difficoltoso, grava materialmente sull’organizzazione degli uffici pubblici e sulle spese delle amministrazioni statali delocalizzate. Pensiamo, ad esempio, alle forze dell’ordine o all’Agenzia delle Entrate. Il personale in forza a questi enti sarà costretto a recarsi al Centro Direzionale di Napoli per rendere testimonianza, dovendo partire al mattino presto senza sapere quando potrà fare ritorno. Ciò comporterà maggiori costi per le amministrazioni di appartenenza e, soprattutto, lascerà sguarniti gli uffici isolani.
Ritengo che questo provvedimento non abbia alcuna ragione di esistere e, peraltro, violi la Costituzione. Nel 2022, infatti, il legislatore costituzionale ha modificato l’articolo 119 della Carta introducendo il comma 6, che sancisce il principio della tutela delle zone insulari svantaggiate e prevede strumenti per eliminarne le condizioni di svantaggio. Anche se questa norma non è ancora stata concretizzata da decreti attuativi, esprime valori che non possono essere disattesi, tanto meno da un atto amministrativo e organizzativo come quello in questione.
UN INTERPELLO PRIVO DI SENSO
«Aggiungo che l’interpello diramato per individuare un magistrato che sostituisca il giudice Bianco è privo di senso così come formulato. Prevede infatti che le funzioni siano svolte presso la sede centrale di Napoli, quando invece nulla è cambiato rispetto al passato in termini di carenza di magistrati in organico. In passato l’interpello veniva emesso e, in assenza di candidature volontarie, il Presidente del Tribunale, con un provvedimento d’imperio, distaccava il magistrato più giovane per un giorno a settimana presso la Sezione di Ischia.
Oggi, pur nelle medesime condizioni, si sceglie invece di assegnare i fascicoli di Ischia a un magistrato che dovrà trattarli a Napoli.
A mio giudizio – e salvo che mi sfugga qualche elemento – questo provvedimento appare del tutto assurdo e lascia spazio a interpretazioni diverse. Sembra quasi che vi sia un pregiudizio nei confronti del contesto giudiziario ischitano o, più semplicemente, che manchi la volontà di imporre la presenza di un magistrato sull’isola. Fa quindi scalpore il titolo di Sansonetti su L’Unità di qualche giorno fa, che evidenzia l’assurdità di un provvedimento dettato, in ultima analisi, dal fatto che nessun magistrato voglia prendere un traghetto per venire a Ischia. E, seppur ironicamente, questo dato sembra davvero difficile da smentire».
LE INIZIATIVE DEI COMUNI
Si è parlato delle forze dell’ordine, che sicuramente potrebbero incontrare delle difficoltà. Appare dunque necessario porre all’attenzione dei vari organi di polizia questa problematica. È stato fatto?
«Le forze di polizia, in quanto organi dello Stato, operano esclusivamente nell’interesse dello Stato stesso. Ritengo che possano avere un punto di vista differente dal nostro, poiché, in sostanza, per loro si tratta semplicemente di essere comandati a comparire in un luogo piuttosto che in un altro per rendere una testimonianza, senza particolari differenze operative.
Tuttavia chi è al vertice del comando delle forze dell’ordine sull’isola può facilmente intuire le conseguenze di questo provvedimento. Mi auguro, dunque, che, qualora opportunamente coinvolti, possano intervenire sostenendo la nostra richiesta di revisione della misura adottata.
Ad oggi, non mi risulta che siano stati formalmente coinvolti. Diversamente, chi è stato certamente coinvolto sono i sindaci dei comuni isolani, i quali, in queste ore, stanno inviando una comunicazione al Presidente del Tribunale per evidenziare le gravi conseguenze che questa decisione comporterà per le loro comunità e per gli enti che rappresentano, sia in termini di organizzazione degli uffici che di costi aggiuntivi.
So con certezza che il sindaco di Forio Stani Verde ha già provveduto a trasmettere una comunicazione in tal senso. Anche tutti gli altri primi cittadini mi hanno confermato che nelle prossime ore invieranno una comunicazione analoga al Presidente del Tribunale, chiedendo una revisione del provvedimento. Se la situazione non dovesse cambiare, i sindaci chiederanno un incontro alla presenza dei vertici del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli. Noi, come avvocatura isolana, in coordinamento con il COA che ci rappresenterà, presenteremo un ricorso al Tar. Abbiamo già richiesto ai Comuni, laddove possibile – e credo che lo sia – di supportare il nostro ricorso anche mediante una costituzione ad adiuvandum».
ASTENSIONE DAI PROCESSI E MANIFESTAZIONI
Ipotizziamo che il ricorso venga rigettato. Secondo lei quale azione dovrebbe poi assumere l’avvocatura isolana?
«Le azioni che l’avvocatura isolana dovrebbe intraprendere sono quelle che ha sempre portato avanti e che, quasi ogni anno, è costretta a rinnovare con maggiore determinazione. In particolare si tratta di convogliare l’interesse dell’intera collettività sull’importanza di mantenere un presidio di giustizia sul nostro territorio, un servizio minimo e indispensabile, al pari di quello scolastico, sanitario e dei trasporti pubblici. La giustizia è un diritto fondamentale, eppure si cerca di allontanare dal nostro territorio la possibilità di accedervi.
Se lasciamo passare questo provvedimento senza opporci – ovviamente nel rispetto delle regole – domani potrebbero privarci di molti altri servizi essenziali, costringendoci, poco a poco, a doverci spostare a Napoli per essere curati e istruiti. Questo è un principio che non possiamo accettare in alcun modo, neppure in maniera velata. Tanto più che oggi, all’indomani della promulgazione della norma del 2022 che ha modificato l’articolo 119 della Costituzione, tale scenario sarebbe del tutto illogico. Quella riforma rappresentava per noi cittadini e avvocati dell’isola una grande conquista e dobbiamo esigere che venga rispettata.
Qualora la nostra richiesta di revisione del provvedimento non fosse accolta ricorreremo agli strumenti previsti dalla legge. In primo luogo l’astensione dai processi programmati. Inoltre promuoveremo manifestazioni pubbliche coinvolgendo l’intera cittadinanza, con particolare attenzione alle categorie più svantaggiate, come già fatto in passato.
Cercheremo, inoltre, di sensibilizzare ulteriormente i rappresentanti della politica, affinché comprendano che i loro sforzi e le loro iniziative a sostegno in particolare dell’isola d’Ischia rischiano di essere vanificati da meri atti amministrativi. Questi provvedimenti mettono in luce – oggi più che mai – un conflitto sempre più evidente tra politica e magistratura. Uno scontro che, alla fine, ricade esclusivamente sui cittadini.
Un esempio concreto e lampante delle conseguenze di questo provvedimento riguarda il trasferimento di alcuni processi penali a Napoli. Immaginiamo una persona vittima di reato, che già vive con difficoltà il percorso processuale e il momento della testimonianza. Ora, invece di poterlo fare vicino casa, sarà costretta a prendere un traghetto, a dedicare un’intera giornata – sempre che il tempo sia clemente – e a recarsi al Centro Direzionale di Napoli all’alba, senza sapere quando potrà fare ritorno. Questa situazione rappresenta un aggravio non solo economico, ma anche di tempo ed energie.
A questo si aggiunge un ulteriore problema: quando le condizioni meteo sono avverse e i collegamenti marittimi vengono interrotti una persona citata a comparire, magari non costituitasi parte civile e quindi priva di un avvocato, dovrà comunque giustificare la sua assenza al Tribunale. Ma come può farlo senza un legale? Nella migliore delle ipotesi, se il cittadino è informato, potrebbe recarsi in Capitaneria, farsi rilasciare un certificato e inviarlo via pec al Tribunale. Ma quanti cittadini comuni sono in grado di farlo autonomamente? Molti dovranno necessariamente rivolgersi a un avvocato, con conseguenti costi aggiuntivi. Altri, invece, non sapendo come muoversi, rischiano di non riuscire a giustificare la loro assenza e di subire un’ammenda fino a 300 euro. Questi sono dati concreti. È su questi aspetti che dobbiamo focalizzare l’attenzione».
SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE
Si è parlato di sensibilizzare la collettività. Prima di arrivare ad organizzare delle manifestazioni, secondo lei qual è lo strumento più idoneo a far sì che tale situazione venga posta a conoscenza del cittadino?
«Parlare, divulgare e spiegare sono da sempre gli strumenti principali per informare e sensibilizzare. Per questo motivo la nascita di un comitato civico, attualmente composto in larga parte da avvocati, rappresenta un passo importante. Attraverso interviste, convegni, dibattiti e colloqui dobbiamo raggiungere il maggior numero possibile di persone, affinché tutti comprendano la gravità della situazione. Anche strumenti come questa intervista a un quotidiano autorevole come Il Dispari sono essenziali per dare visibilità alla problematica.
È ancora più importante che questo tipo di comunicazione non resti confinato all’interno del territorio dell’isola, ma venga portato all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. È necessario che la società civile e la politica – i rappresentanti del Parlamento e del Governo – comprendano il disagio che noi viviamo quotidianamente a causa di provvedimenti adottati dalle autorità, spesso senza una reale consapevolezza da parte dei vertici istituzionali.
Insomma, è il momento di alzare l’asticella. Dobbiamo evidenziare come provvedimenti di questo tipo, adottati con un semplice atto amministrativo, finiscano per vanificare decisioni assunte dal Governo tramite decreti, e persino norme di rango costituzionale approvate con la maggioranza dei due terzi del Parlamento. Come può un atto amministrativo privare di valore principi fondamentali sanciti dalla Costituzione?
È essenziale che la politica e l’opinione pubblica nazionale prendano coscienza del fatto che i cittadini delle isole – e in particolare quelli di Ischia – vivono un forte disagio, ma non sono cittadini di serie B. Pagano le tasse come tutti gli altri e, anzi, Ischia rappresenta uno dei maggiori produttori di Pil della Regione Campania. Per questo motivo, meritiamo maggiore rispetto da parte di tutti e soprattutto dalle istituzioni che ci governano».
IL RUOLO DI DELMASTRO
Abbiamo appreso che la stabilizzazione non è prevista per il 2025. Si sta andando un po’ a rilento. Questo sicuramente gioca a discapito dei tanti avvocati e anche del personale amministrativo, mentre invece è favorevole al presidente del Tribunale che non vede l’ora di toglierci di mezzo. E’ evidente che anche il governo, nonostante il suo contributo per quanto riguarda la riforma dell’articolo 119, ad oggi sicuramente sta incontrando numerose difficoltà per quanto riguarda le istituzioni di vari tribunali, come la modifica della geografia giudiziaria. In questo momento dovrebbe prenderne atto e avere una posizione sicuramente molto più forte. Dal governo oggi ci si aspetta una risposta concreta in merito soprattutto a questo provvedimento amministrativo?
«Sì, e non a caso abbiamo sollecitato tutti i nostri interlocutori politici, a cominciare dai sindaci, in particolare quello di Forio. Ricordo infatti che il Comune di Forio ha conferito la cittadinanza onoraria ad Andrea Delmastro, attuale sottosegretario alla Giustizia. Si tratta di una figura istituzionale che, anche per questo riconoscimento, dovrebbe avere un forte interesse a tutelare la nostra comunità e a garantirle la dotazione di un presidio giudiziario adeguato.
È evidente che la semplice proroga di un ulteriore anno della nostra sede giudiziaria non sia stata sufficiente a convincere i vertici dell’amministrazione giudiziaria napoletana a dotare gli uffici del personale necessario. La carenza di personale, infatti, non riguarda solo i magistrati, ma coinvolge l’intero apparato amministrativo e gli uffici di cancelleria.
Questa proroga continua, che ci tiene in una sorta di limbo tra la vita e la morte, viene strumentalizzata dalla dirigenza del Tribunale per giustificare la mancata assegnazione di personale adeguato. In questo modo, la politica presta il fianco a decisioni che penalizzano il nostro territorio.
Dobbiamo pretendere che la promessa di stabilizzazione abbia un esito concreto e tempestivo. Sappiamo che esiste un disegno di legge, ma non abbiamo certezza né sulla sua effettiva presentazione né sul calendario parlamentare che ne prevede la discussione e l’eventuale approvazione.
La stabilizzazione della sede giudiziaria di Ischia è inserita in un più ampio progetto di riorganizzazione della geografia giudiziaria che necessita di tempi lunghi e strutturati, difficilmente conciliabili con le nostre esigenze immediate. Non si può intervenire con un decreto-legge, ovvero con una legislazione d’urgenza, ma è necessario procedere tramite una legge ordinaria o una legge delega. Questo ci è stato chiarito dalle istituzioni, ma resta il problema della tempistica, rispetto alla quale chiediamo maggiori certezze.
Mi auguro che tutti facciano la propria parte nel miglior modo possibile, a partire da chi rappresenta le nostre istituzioni locali».
UN NUOVO PRESIDENTE
Il presidente Garzo, se non erro, dovrebbe andare in pensione a luglio di quest’anno, quindi si presume che arriverà un nuovo presidente. Lei pensa che sarà appartenente sempre allo stesso sistema, il famoso “sistema Palamara”, oppure spera in un presidente come ne abbiamo avuti nel passato? Uno come Alemi che decideva, come ha detto anche lei, d’imperio. È possibile, con la ventata della riforma della giustizia, che vi sia anche un cambiamento all’interno del Tribunale stesso?
«Questo è l’auspicio di molti. Non so dire con certezza se esista un pregiudizio da parte dell’attuale Presidente nei confronti della sezione di Ischia o se si tratti semplicemente di una difficoltà gestionale. Non posso fare altro che prendere atto della situazione e analizzare i fatti.
Sia sotto la reggenza del facente funzione, sia con il Presidente Alemi, non abbiamo mai vissuto momenti così difficili come quelli che stiamo affrontando oggi. Mio malgrado, devo constatare che, con l’attuale dirigenza, ci sentiamo trattati con minore attenzione e considerazione. Ci auguriamo che il prossimo interlocutore possa essere più sensibile nel comprendere le nostre difficoltà e le nostre ragioni».
I TIMORI DELLE VITTIME DI REATO
Da avvocato penalista, credo che abbia avuto delle difficoltà a spiegare ai suoi clienti i problemi a cui potrebbero andare incontro. Quali sono le sensazioni dei suoi assistiti che è riuscito a cogliere a un primo impatto?
«C’è una fortissima preoccupazione, soprattutto tra le vittime di reato, perché sono loro a percepire maggiormente il rischio di un allungamento dei tempi processuali.
Questo provvedimento, peraltro, si pone in contrasto con i principi di ragionevole durata ed economia processuale. Infatti lo spostamento di un processo da una sede all’altra richiede che tutte le parti coinvolte siano adeguatamente e formalmente informate. Per farlo, è necessario procedere con la notifica di avvisi, il che implica un imponente lavoro da parte delle cancellerie, delle forze dell’ordine e degli ufficiali giudiziari.
Una volta completata questa fase, il giudice presso la nuova sede dovrà verificare che la comunicazione sia stata eseguita correttamente. Qualora risultino notifiche non andate a buon fine, il giudice sarà costretto a rinviare il processo e a disporre nuovi avvisi, determinando inevitabili ritardi e aggravando ulteriormente i tempi della giustizia.
In questa dinamica si perde tempo prezioso. Inoltre la persona offesa, vittima di reato, che si reca in tribunale per rendere la propria testimonianza e si trova di fronte a una situazione come quella appena descritta, non solo subisce la frustrazione di dover tornare a casa senza aver potuto deporre, ma vede anche aggravarsi ulteriormente la sua condizione. Oltre al disagio emotivo, avrà sostenuto inutilmente una trasferta con notevole dispendio di tempo e denaro.
Tutti i miei assistiti sono estremamente preoccupati per l’esito dei procedimenti che, con tanta fatica, sono stati istruiti contro i loro persecutori o maltrattanti. Questo vale in particolare per i processi legati al Codice Rosso, che in questo momento rappresentano una parte considerevole del carico giudiziario. La loro paura è che tutto il lavoro svolto finisca vanificato, disperdendo mesi, se non anni, di battaglie. Un impegno che ha richiesto loro un enorme sforzo emotivo».