lunedì, Gennaio 13, 2025

Le bambine di Mena

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A scuola di cucito per rinnovare la tradizione. Un corso di sartoria per bambini nel cuore di Ischia Ponte nato dalla passione e dall’estro di un’artigiana speciale. Con passione e certosina pazienza, Mena avvicina le nuove generazioni ad una delle arti che hanno fatto del made in Italy un marchio conosciuto in tutto il mondo

Elvira Agnese | Forbici, nastrini, scampoli di stoffa, lustrini e un tavolo da cucina che si trasforma nel campo di battaglia delle nuove generazioni alla riscoperta degli antichi mestieri. Questi gli ingredienti dell’”innovativo” corso di cucito per bambini nel cuore di Ischia Ponte, nato dalla passione e dall’estro di Mena Maio, che avvicina le nuove generazioni ad una delle arti che hanno fatto del made in Italy un marchio conosciuto in tutto il mondo. Un ritorno al passato, o forse un tuffo nel futuro. Se è vero che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria crisi del lavoro artigianale (a Monterone ha di recente chiuso l’ultimo storico barbiere, l’ultimo ferracavallo aveva già abbandonato diversi anni fa), con le botteghe che hanno lasciato il passo ai casermoni dell’acquisto intelligente (che ipnotizzano i consumatori, immobilizzando la statale tra Ischia e Casamicciola) e mentre il lavoro manuale viene sempre di più messo in ombra dalla super conveniente produzione in scala, è altrettanto vero che oggi si avverte un sempre più marcato ritorno a quelle attività che, complice la moderna depressione occupazionale, garantiscono la possibilità di arrivare a fine mese.

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I numeri però sanno di poco, se confrontati alla consistenza della curiosità delle nuove generazioni, assuefatte dalla tecnologia al punto da avvertire la necessità di un ritorno al lavoro manuale, così abituate al prodotto finito da gioire oggi, quasi come un’ancestrale necessità di ritorno, scoprendo come quel prodotto nasce e quanti siano la fatica e l’impegno necessari a dargli vita. La passione che fa di Mena oggi, a 48 anni, una delle artigiane del cucito più in gamba dell’isola, nasce praticamente con lei, non le viene certo tramandata. Era ancora una bambina quando, rispolverata la macchina da cucire di sua madre che giaceva ormai da qualche anno in cantina, le ha donato nuova vita con i suoi primi esperimenti. «A quindici anni ho cucito il mio primo vestito, era arancione con gli elastici. All’epoca non sapevo ancora fare nulla e non l’avevo mai studiato» ci racconta. Se questo mestiere le ha consentito di coniugare famiglia e lavoro (è dal salotto di Mena che nascono le sue creazioni), senza far mai mancare nulla alla sua famiglia né in termini di quantità e qualità del tempo né dal punto di vista economico, lei non ha mai vissuto questa passione come un vero e proprio lavoro, dando tutta se stessa anche al più piccolo dei suoi ritocchi. È proprio dalla curiosità che nasce circa un anno fa l’idea di Mena di mettere a disposizione la sua casa ad ogni bambina, ma anche i maschietti non sono rimasti immuni al fascino di questa iniziativa, che volesse apprendere da lei l’arte che l’accompagna da oltre 20 anni. Il corso nasce un anno fa, quando una sua amica le confida che la nipotina andava continuamente alla ricerca di forbici e fili di cotone colorati, che amava tagliuzzare e mettere insieme. Così Mena decide di aprire a lei il suo “laboratorio casalingo”. La forza del passaparola ha poi reso più nutrito il gruppetto di bambini che oggi la segue ormai da tempo e con i quali sta costruendo un vero e proprio percorso, che unisce, come ci racconta “l’utile al dilettevole”. «Abbiamo cominciato nel periodo di Natale dell’anno scorso attaccando i bottoni ad una sagoma dell’albero di Natale. Da lì siamo passati a fiori, fodere di stoffa per i cellulari, porta gioie, fino ai più sofisticati vestitini per le bambole e alle borse. Non so neanche io come si fa a mantenere viva l’attenzione di bambini piccoli e abituati naturalmente a ben altri passatempi. È sicuramente la passione che trasmetto loro a mantenerli attenti, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati davanti alla macchina da cucire, aggeggio che a me invece pare ben poca cosa rispetto ai loro modernissimi tablet touchscreen. Ciò che li mantiene attenti ed operosi è la voglia di raggiungere il risultato, di vedere la stoffa che prende forma nelle loro mani, il comprendere che quell’oggetto che trovano già confezionato nelle loro case e nei negozi, è frutto di lavoro e pazienza. O sarà la promessa della merenda alla fine del lavoro? » E non è la prima volta che Mena dedica il suo tempo a chi abbia voglia di imparare. Già qualche anno fa, nel 2003, aveva tenuto un corso presso il Centro Territoriale, ad uomini e donne di tutte le età. Ricorda ancora con un po’ di commozione la donna di 70 anni che la prese letteralmente in braccio dopo l’ultima lezione, confidandole che quel corso era per lei la realizzazione del desiderio di tutta una vita. Dalle parole di Mena traspare un amore nei confronti di quello che fa e la sua gioia, prima di quella dei suoi bambini, nell’impiegare il tempo a comunicare la bellezza di un mestiere che sembrava ormai perduto. «Le persone che richiedono un vestito su misura – continua Mena- sono sempre meno, è impossibile concorrere con la grande produzione, soprattutto in fatto di prezzi. Ma sono in tanti quelli che oggi decidono di portare da me un capo da aggiustare o rimodernare, forse anche più di prima. Con i tempi che corrono comprare un capo di buona qualità è un sacrificio, non si riesce a vederlo buttar via troppo presto. Così mentre prima creavo almeno quattro o cinque vestiti su misura in un anno, oggi il mio lavoro consiste di ritocchi, ai quali però cerco sempre di dare una nota personale, che renda il vestito qualcosa di diverso dalla solita omologazione da grande magazzino. Anche un lavoro di aggiusto diventa così cucito sulla pelle del cliente». Chissà se Maria Cristina, Gabriele, Nunzia, Laura, Gioia o Angelica, seguiranno un giorno l’esempio della loro maestra, per ora sappiamo che alcune già conservano come sogno nel cassetto quello di diventare delle affermate stiliste. Secondo Mena, i lavori di un tempo stanno tornando prepotenti, ad interessare le generazioni future, e bisognerebbe fare qualcosa affinché i nostri bambini abbiano la possibilità di concretizzare il loro desiderio. «La crisi occupazionale sta riportando la nostra isola a guardare con sempre più attenzione ai lavori che un tempo venivano messi da parte. Credo che questo mestiere, ma anche molti come il mio, costituiranno una importante possibilità di sbocco ai nostri figli in un’Italia e un’isola sempre più sature. Mi piacerebbe anzi che il cucito tornasse materia di insegnamento nelle scuole, perché da oggi in avanti le cose cambieranno davvero».

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