Nel corso della pandemia di Coronavirus sono stati condotti moltissimi studi finalizzati a ottenere, comprendere e sfruttare tutte le informazioni possibili in merito al Covid – 19.
Molte di queste indagini scientifiche sono state finalizzate a determinare se c’è una correlazione tra la diffusione del Coronavirus e le condizioni ambientali in cui il contagio si manifesta.
Uno studio condotto da scienziati italiani, e pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Pollution, ha dimostrato che c’è una stretta correlazione tra l’inquinamento dell’aria e la diffusione del Coronavirus: più l’aria in cui il virus si sviluppa è inquinata, maggiori sono le probabilità che il virus si diffonda velocemente.
Lo hanno dimostrato in particolare i dati raccolti relativamente alla zona della Pianura Padana, all’interno della quale si trovano le città italiane maggiormente colpite dalla pandemia: Bergamo e Brescia, Cremona, Lodi, Piacenza.
Purtroppo una situazione simile è stata riscontrata anche in alcune province del Sud Italia caratterizzate dalla presenza di grandi impianti industriali, tra cui Agrigento, Siracusa, Taranto e Trapani, che hanno fatto rilevare un numero di casi molto maggiore rispetto alla media delle zone limitrofe ma che godono di una migliore qualità dell’aria.
A Ischia, per esempio, località priva di grandi comparti industriali e naturalmente isolata dal resto della penisola, anche nel mese di Settembre sono stati riportati casi di contagio.
Secondo i dati elaborati è stato possibile affermare che le emissioni inquinanti prodotte non solo dalle industrie, ma anche dagli allevamenti intensivi e dal traffico stradale potrebbero essere “responsabili di oltre il 70% dei decessi per Coronavirus a livello nazionale”.
Lo studio ha anche evidenziato che, con l’aumento dell’inquinamento ambientale del 10% (da prevedere nel momento in cui le industrie torneranno a lavorare a pieno regime) i contagi potrebbero aumentare fino al 30%, con un potenziale aumento delle morti stimato tra il 4 e il 14%.
Infatti, già da alcuni tempi la comunità scientifica di tutto il mondo ha cominciato a focalizzare le proprie investigazioni più approfondite sulla capacità delle microparticelle inquinanti sospese in aria di fungere da vettore, per cui sarebbero un veicolo privilegiato di trasporto dei virus direttamente all’interno dell’apparato respiratorio.
C’è da specificare che, come riportato dal sito del Ministero della Salute, non è ancora possibile trarre conclusioni definitive in merito alla correlazione tra diffusione del virus e presenza di polveri sottili nell’atmosfera.
Purtroppo però, a prescindere dal Coronavirus, vivere in aree altamente inquinate non giova alla salute. In particolare. oltre a complicazioni polmonari, l’azione dell’inquinamento provoca un invecchiamento precoce della pelle e indebolisce i capelli. Anna Maria Salvatori di HealthSpring sottolinea come, in questo caso, l’utilizzo di integratori può realmente fare la differenza: “La salute della pelle dipende da moltissime vitamine e altre sostanze che aiutano a combattere l’azione dei radicali liberi che ne causano l’invecchiamento. Esistono in commercio integratori altamente specifici, in grado di aiutare la pelle a contrastare sia l’azione del tempo sia quella degli agenti atmosferici più aggressivi come, ad esempio, l’eccessiva esposizione al sole e naturalmente l’inquinamento ambientale”.