Sandra Malatesta | Fin da piccola ho amato andare in chiesa a sentire il nostro don Pietro Buonocore spiegare il Vangelo, a fare dei fioretti come gesto d’amore forse più verso me stessa, a imparare tanto della religione in cui credo, ma allo stesso tempo, non ho mai accettato l’idea di questo è peccato e quello no, che questo non dovrai mai farlo, e ne parlavo sempre con lui, don Pietro, figura fondamentale per la mia crescita emozionale.
Poi sono cresciuta e il mondo intorno a me mi è sembrato enorme, e io libera di camminare da sola di scegliere. E sono venuta a un compromesso che forse la mia religione non accetta, cioè, ho amato credere in Dio, nei Vangeli, nelle persone buone che poi sono diventati santi, ma non ho accettato i limiti e dico pure il bigottismo che la mia religione ancora impone. Avevo un’amica all’università figlia di un pastore anglicano, e a me sembrava un fatto strano la sua famiglia viveva a fianco alla chiesa, suo padre era un lavoratore come tanti e prendeva lo stipendio. E io le chiedevo di dirmi di spiegarmi. E così conobbi quello strano prete che chiamavano Pastore.
Venne a Napoli per far visita a sua figlia e siccome io facevo la pendolare, restammo una mezz’ora insieme al molo beverello a scambiarci idee. Che bella persona, parlava in modo quasi musicale, come tutti anche lui aveva dovuto fare un percorso prima di essere pastore. Questo nome mi affascinò, si pastore di anime. Era sposato aveva figli e predicava e ascoltava. E io gli dissi: “Io vorrei insegnare, potrei essere una specie di pastore che spiega formule o teorie?” E lui sorridendo: “Il pastore è chiunque fa della sua vita qualcosa che lo spinge al bene, a dare esempi di coerenza, a insegnare quello che ama insegnare, ma deve fare con serietà ogni cosa, non deve dire una cosa e farne un’altra”.
Non lo vidi più, sua figlia Sara la sentii ancora per anni, rimase a Napoli da sposata poi persi di vista anche lei. Eppure, ci pensavo spesso a quelle parole. Mi sto chiedendo perché quelli che ne sanno più di me nel campo religioso, non fanno qualcosa per dare a uomini e donne che scelgono di essere preti, la libertà di avere una vita come vogliono magari sposandosi e facendo figli, visto che i preti (parrocchiani) non fanno giuramento di castità e di povertà? Ma perché oggi nel 2025, quando con tante battaglie siamo finalmente giunti a dare a ognuno la libertà di appartenere al genere che vuole, non si può essere sereni nel giudicare qualcosa che scompiglia dopo scelte particolari?
Alcuni influencer fanno scandali, si separano, se ne parla per giorni e giorni quasi come a noi cambiasse la vita. Coppie che si fanno tanto male fisicamente, bambini che soffrono, scandali finanziari, politici che perdono la testa e poi fanno mea culpa magari incolpando la donna di averli circuiti. Io da sempre sono per l’amore e sono convinta che chi sa amare non ha voglia di essere cattivo, e per amore intendo qualcosa di vasto e non unidirezionale.
Ci sono tante e tante brave persone in giro, ci sono bravi preti pastori, ci sono donne che tengono le chiese come se fossero le loro case con cura e pulizia, e allora perché mai io dovrei non andare in chiesa se alcuni preti si sono innamorati? Non potevano farlo? Quante cose non possiamo fare e le facciamo, e va be non siamo preti e suore, e che hanno di diverso da me o da un mio amico? Il modo di vivere? Ok va bene, ma i sentimenti? Se ho per amico un prete che è una brava persona, che aiuta chi deve aiutare, quel prete resta mio amico e continuo ad andare in chiesa anche se lui se ne va lascia, perché si è innamorato. Mi chiedo spesso se aver fede non può significare credere senza dover toccare, se non può essere raccogliersi in chiesa e pregare, anche se non c’è un prete. Non può essere scegliere di vivere in modo generoso, aiutando gli altri? Chi ha fede deve essere uno che crede solo se tutto fila liscio? Io sono cresciuta con Don Pietro Buonocore a San Pietro e lui mi ha insegnato a fare le cose con amore e non per forza.
Tutto questo mi serve per dire che non scaglierei mai la prima pietra contro nessuno, che non sono una a posto che non ha mai sbagliato, e che amo rispettare pur non condividendo alcune volte, e idee altrui. Mi piacerebbe che tutti fossimo più umani continuando ad andare per la propria strada senza trovare scuse per cambiare, magari perché scocciati, prendendo la palla al balzo dopo certe notizie, quasi come se aspettassimo per poi dire “Hai visto? E io perché dovrei continuare?”
Ma dai lasciamo perdere ho detto la mia ma non scriverò più niente perché forse è meglio tacere, ma conosco quello di cui si parla è stato uno dei miei primi alunni, gli voglio bene. Un uomo semplice e umile pronto sempre a dare una mano, e ho scritto perché conosco i miei alunni ci resto legata. Volevo che tu sapessi che non ti giudico e non giudico nemmeno lei, e che continuerò ad avere stima di te.