giovedì, Gennaio 23, 2025

Le storie di Sandra Malatesta | Adele Fondelli

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Sandra Malatesta | Ognuno di noi vivendo ha dei regali belli dalla vita e si devono sapere apprezzare. Io ho sempre saputo che uno dei regali belli che la vita mi ha fatto sono state le due gemelle Adele e Regina Fondelli. Oggi con tanta emozione, mi piace ricordare Adele che è andata via troppo presto. Eravamo ragazzine di prima media nella stessa sezione, la sezione E della scuola media G. Scotti, quando ci conoscemmo fin dai primi giorni e, tornando a piedi, scoprimmo di abitare vicino, io Via Venanzio Marone e loro a Via De Rivaz.

Ci piacemmo subito e già quel pomeriggio corsi da loro che avevamo il Bar Gelo. Seppi che il loro papà Carlo Fondelli era morto giovane nel 1962 lasciando quattro figli Angela, Adele, Regina e Modesto che era proprio piccolo. Adele era una ragazzina assennata e saggia, studiava e aiutava come anche Regina e Angela la mamma nelle faccende e a gestire bar. Anna Ferrandino chiamata da tutti Nina e Ceron, la loro mamma, era una donna alta, un pezzo di donna dall’aspetto severo ma così tanto cara e fu molto legata a suo fratello Modesto Ferrandino, che fu per lei una grande sicurezza soprattutto quando rimase veniva.

Suo marito era macellaio e lei per alcuni anni continuò a vendere quello che poteva vendere per poi lasciare stare e dedicarsi al Bar. Adele mi dava tanti consigli. Io di pomeriggio stavo lì da loro e mi piaceva fare il caffè con la macchina o pulire le tazze strofinandole con uno spazzolino di setole dure. Io ero insicura e sognatrice e lei mi rassicurava. Un giorno le chiesi come fare per non aver paura del buio, e lei con calma mi rispose: “Perché Sandra esiste il buio?” Ci rimasi male e a casa pensavo e pensavo e chiesi a mio padre. Lui fece i complimenti ad Adele dicendomi: “Che bella persona la tua amica, il buio esiste solo dentro di noi, fuori può venire la sera che non è il buio di sensazioni tristi” A scuola Adele era bravissima e rispettata, non faceva mai interventi inappropriati. Io dipendevo da lei e prima di alzare la mano, la guardavo, e lei “Va va parla”

Mi sto commuovendo, scendono lacrime, ma questo è il segno del mio bene per lei. Poi siamo cresciute sempre insieme. Mi sposai per prima a 21 anni ma sempre eravamo amiche e con noi Regina, Elena Mancini, Ivana Marini, Irene Iacono, Patrizia Banfi, sempre insieme. Adele aveva conosciuto un ragazzo che spiccava per la signorilità e la simpatia, Giovanni Paduano detto Gianni, che veniva da Napoli in vacanza. Fu subito tra loro un amore così bello, un amore vivo, allegro, sorridente. Adele a volte talmente che rideva di felicità, faceva con la mano segno a Gianni di smetterla e Gianni sorrideva.

Quando si sposarono il 2 Ottobre del 1976, io andai in gioielleria perché volevo farle un regalo che parlasse di noi. Guardai e guardai e alla fine scelsi un girocollo d’oro sottile che si chiudeva al centro con due farfalle smaltate di colori belli e che sembrava si tenessero per mano. Eravamo io e lei e glielo dissi stringendola forte. Con te Adele ho imparato a volare sulla superficialità e con te mi sono sentita sicura sempre, ma siamo due farfalle portate dal vento e allora le ho scelte legate insieme.

Quel mio regalo Adele lo ha portato al collo non so più quanti e quanti anni fino a che si ruppe. Adele si era laureata in lettere alla Federico II di Napoli e, per uno strano destino ci ritrovammo colleghe alla Scuola Media Scotti di Ischia, si proprio dove era nata la nostra amicizia. La storia nata con Gianni li portò a costruire una famiglia forte e dolce con due figlie, Silvia e Anna Paola, simili a loro due una ad Adele e una a Gianni che nel frattempo divenne anche lui prof di disegno restando per sempre qui a Ischia. Quando la mamma morì nel 1988, ricordo che Angela fu una seconda mamma per Adele Regina e Modesto, ma in fondo lo era sempre stata insieme a suo marito Antonio Varriale uomo caro e mite.

Purtroppo anche Modesto morì giovane lasciando la moglie e due figli, ai quali voglio tanto bene avendoli avuti per vicini di casa e Viviana, anche per alunna. Quando Silvia da sposata la rese nonna di un bimbo, ricordo la gioia di Adele, una gioia che non conteneva e che le diede tanta forza nel gestire quella brutta malattia, che dovette combattere per portarla via, perché Adele si oppose ad essa con quella forza di carattere che da sempre mi aveva affascinato.

Cara Adele ora sono contenta di averti ricordata, volevo farlo da sempre e, se mi vedi, non arrabbiarti che sto piangendo, mi conosci non ci riesco sono emotiva, mi manchi tanto tanto come manchi alla tua famiglia, tu non puoi essere dimenticata. Ringrazio Silvia Paduano per aver collaborato con me

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