Questo giornale tira molotov. Responsabilmente, come nella pubblicità degli alcolici. Il fatto che tiriamo molotov, però, non ci impedisce di prendere atto degli errori che commettiamo. Nell’ultimo articolo sul commissario Giovanni Legnini c’è stato un passaggio che qualcuno e il commissario stesso hanno interpretato come riferito alla persona del commissario. Facciamo chiarezza non era mia intenzione, non era mia volontà e neanche voglia. Per quanto possa servire, è giusto dirlo e chiedere scusa per l’errore involontario. E ora torniamo alle molotov.
Questo giornale fonda la sua idea editoriale su valori di giornalismo ben chiari e non abbiamo nessun motivo o voglia di venirne meno oggi più che mai. E così come ci è stato insegnato, siamo qui con le nostre molotov di giornalismo locale a difendere la nostra comunità. Siamo nella trincea abbandonata da tutti e continuiamo a resistere contro i nemici di turno. Una volta i comitati locali, zittiti anche dal commissario che non è sensibile a certi fascini colorati, una volta i politici di locali, una volta quelli regionali, una volta quelli di maggioranza e una volta quelli di minoranza (che nel terremoto di Casamicciola sono riusciti a fare l’indicibile). Da questa posizione, che ormai amiamo quasi come i resistenti della Azvostal, continuiamo nella nostra mission. Mission e non missione, perché restiamo umili.
Ho ascoltato con attenzione la lunga assemblea con i cittadini del terremoto di Ischia, i sindaci del cratere, il presidente Bonavitacola e il commissario Legnini.
Un tavolo di istituzioni imbarazzante perché erano seduti, insieme, i politici locali e regionali rieletti dal popolo di Ischia e della Campania responsabili del disastro che si vive.
E’ imbarazzante pensare che Legnini, nominato Commissario per il Terremoto di Ischia lo scorso 27 gennaio, circa 3 mesi fa, debba ragionare con Del Deo, Castagna, Pascale e Bonavitacola che sono in carica e hanno il ruolo dal 21 agosto 2017.
E’ imbarazzante sentire Legnini snocciolare i “numeri” del terremoto a chi doveva dare risposte al terremoto stesso fin da quella sera
E’ imbarazzante pensare che si dia parola a chi è sotto processo per aver truffato lo stato nella gestione del CAS come se niente fosse. E’ imbarazzante che Legnini debba parlare e dare risposta ad Annalisa Iaccarino senza averci ancora detto se il Commissariato si dichiara parte civile nel processo che la vede imputata insieme ad altri 8 cittadini.
E’ imbarazzante ascoltare Ignazio Barbieri parlare del sesso degli angeli. Questa gente che ha gestito mesi e mesi di terremoto e che è responsabile di zone rosse pezzotte, di aziende aperte a danno di altri e che da minoranza ha collezionato figuracce su figuracce abbiano ancora la parola. Ma questi sono gli effetti del suffragio universale, di alcuni articoli della Costituzione e della democrazia.
Come i carciofi, tolte le foglie esterne, quelle con meno sapore e mano valore, arriviamo al “centro” e al “cuore” dell’assemblea di ieri.
Ero tentato di fare il verso al trend di tic toc che mostra due prodotti: il primo bello e appetibile “ordinato si Amazon” e il secondo, invece, “consegnato dal corriere”, brutto, svilito e striminzito però, credo che il richiamo alla famosa pubblicità della Bistefani del 1985 “Ma chi sono io Babbo Natale eh?” sia più adatto.
Legnini è venuto ad Ischia e ha “demolito” quanto realizzato in questi anni. E lo ha fatto non solo davanti ai cittadini del terremoto ma lo ha fatto anche davanti alle istituzioni in carica dal 21 agosto 2017 e non hanno fatto nulla.
Se Legnini in 90 giorni sente il dovere di cambiare lo stato delle cose perché i numeri sono bassi e perché “c’è qualcosa che non va”, beh, i primi che ne dovrebbero rispondere e che non dovrebbero trovare accoglienza a quel tavolo sono proprio loro, i sindaci del cratere (rieletti) e il vicepresidente Bonavitacola.
In questa ottica e in quella di Babbo Natale inteso come colui che può consegnare doni in tutto il mondo in una notte su una slitta che vola spinta da renne, Legnini ieri si è impegnato a fare cose da super eroe.
Vuole normare due o tre leggi dello stato, di cui una odiata da mezza Italia e dal suo “PD” (e parliamo della 326/2003), vuole superare la legge Madia e risolvere il problema Soprintendenza.
Se riesce in questi tre punti, beh, allora facciamogli la statua in Piazza Marina e al Capitello e vediamolo come lo vedeva Arnaldo Ferrandino a Casamicciola: come la Madonna!
Un amico sindaco, quando avevo un rapporto diverso con il suo vice, mi diceva sempre “non alzare troppo l’asticella”. Bene, non vorrei che Legnini abbia alzato troppo l’asticella e non vorrei che si sia alterata l’aspettativa verso la popolazione del terremoto di Ischia.
Una popolazione che si mostra meno influenzabile, che ha staccato il filo da finte paladine che hanno usato male certi soldi dei terremotati e oggi crede meno alle favole e alle chiacchiere.
Legnini ci ha messo la faccia. Si è esposto in maniera chiara e ha detto cose “misurabili”. E, soprattutto, lo ha detto mentre due telecamere registravano quello che diceva. Alle chiacchiere tra propaganda, programmazione e occasione fanno eco, e segnano l’unica notizia del giorno, le parole rivolte all’avvocato Aperto che lo accusa e rintuzzava sui tempi. Tempi che, fino ad oggi, non hanno mai avuto un termine perentorio. Sarà questa la svolta? Dobbiamo solo vedere.
E dobbiamo attendere che in questo nostro “Natale” possa arrivare il dono adatto e cercato.
L’amaro che viene fuori è che fino ad oggi, stiamo stati solo spettatori spenti. Abbiamo sempre atteso che arrivasse qualcuno dalla terra ferma e che ci portasse il verbo. Un verbo che Legnini ha demolito in 90 giorni.
O un verbo che oggi sembra avere una diagnosi certa. Almeno è quello che ha detto Legnini. Quello che non è chiaro, ancora oggi, quale sia stata l’utilità di questa assemblea.
Se non fosse stato per l’avvocato Nicola De Siano, sarebbe andato in scena lo stesso film, visto e rivisto, con i soliti attori e con il solito copione. Copione che, tra l’altro, Legnini ha rotto mettendo a tacere che pensava che ogni occasione sia buono per soddisfare il proprio piccolo io affamato di piccoli uditori e piccoli palcoscenici (meglio si “private” o in stile “nero-arancio”).
Nel frattempo che Legnini decide cosa scrivere e come formare la sua ordinanza “salva terremoto” noi possiamo iniziare il nostro toto-renne. E come si sa, le renne possono raggiungere una lunghezza di circa 2 metri e le loro corna possono arrivare ad 1,35 m….