Stamattina, Giovanni Legnini, ospite dell’isola da anni con il Premio Ischia dei fratelli Valentino, incontrerà la nostra “corazzata Potëmkin” in due o tre tempi. Apriranno la comitiva i sindaci e i loro dirigenti, poi i tecnici del sisma e, poi, i cittadini e i comitati.
Una sorta di processione dell’orrore che, ancora una volta, ci esporrà al solito pubblico ludibrio a scoppio ritardato. Ovvero, quando Legnini avrà contezza dei documenti, delle pratiche e della realtà. È solo una questione di tempo e dopo Grimaldi e Schilardi anche Legnini esclamerà le più famose “due” parole del Secondo Tragico Fantozzi.
Quella che zompeteja da destra a sinistra (ora De Siano di Forza Italia, ieri la Amato del PD) e che diventa interlocutrice di cosa non si sa.
Sarà attivato il filtro della vergogna dopo l’inchiesta sul CAS truffato o, invece, indossata la medaglia dell’indagato, facciamo la sfilata in cappotto di cachemire al Commissario del Centro Italia?
Ci sarà l’architetto capace di rovinare i suoi clienti che andrà a raccontare la sua super maxi-esperienza a “Torquata” o come si chiama?
Ci sarà l’ex paladino dei terremotati che inneggiava ad Hitler e che ha pensato solo a fare in modo che gli amici degli amici potessero tenere aperti gli alberghi in zona rossa tra morti in piscina e tubi che portano l’acqua calda da una parte all’altra?
Ci sarà quell’altro che prende i finanziamenti, va alla Finanziaria, non paga ed espone tutti i terremotati alla sua brutta figura?
Viene Legnini e cosa gli chiederemo? Cosa gli diremo? Qual è il vero problema della nostra ricostruzione?
Siamo seri, i problemi sono tutti legati e relativi alla ricostruzione privata. Cosa diremo a Legnini? “Vedi che tengo la demolizione?”, “Vedi che tengo il quartino con la E e con la F e non riesco ad avere il condono?”, gli chiederete se “vi paga il CAS o se vi dà un piccolo aumento?”.
Quanto dovrà durare questa nostra storia infame legata al terremoto una popolazione che continua a pensare ai fatti propri e continua a cercare il sotterfugio invece del diritto e della giustizia.
L’unica speranza è che, davvero, Legnini riesca a spezzare, quanto più possibile, i fili della ricostruzione con il territorio e tenga lontano dal territorio e dalla nostra politica le scelte, le decisioni e le visioni.
Abbiamo già dimostrato di non essere all’altezza di gestire la questione terremoto. E non è colpa di Schilardi o di Grimaldi o, domani, di Legnini, ma sarà sempre colpa del “fratello terremotato Giacomo Pascale”, di Zavota, di Gibì, di Silvitelli, della Piro e di tutti quelli che hanno fatto del terremoto l’occasione per pensare al fatto proprio.
La jacuvelle e le sparate di posa su chi diceva e faceva, per fortuna, sono terminate. Le inchieste, le accuse e la pandemia hanno smorzato (non del tutto, però) le fantasie e le smanie di protagonismo di Tizio e di Caio. La passerella e la sfilata di domani che, speriamo, duri poco è solo uno sfogo e un momento. Per il resto, poi, sarà lo stesso film di sempre.