martedì, Ottobre 22, 2024

Legnini: «La proroga dello stato d’emergenza è una scelta politica che spetta a Governo e Parlamento». Il Commissario delegato fa chiarezza sulla questione

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«I sindaci hanno chiesto la proroga e io presenterò la richiesta come mio dovere». E se dovesse terminare il 27 novembre «è importante che gli interventi e l'assistenza alla popolazione continuino, cosa che dovrà essere stabilita per legge». L’auspicio: «Se riuscissimo a completare tutto entro l'anno, inclusa la legge di bilancio e il piano di ricostruzione finanziaria, avremmo superato quasi ogni difficoltà»

Il commissario Legnini ha commentato una fase critica della ricostruzione di Ischia, rilasciando un’intervista a Fanpage.
– Credo che ci sia stato un malinteso dovuto a una conoscenza meno approfondita della situazione locale. Si discuteva della fine dello stato d’emergenza post frana, che in Italia deve durare 24 mesi prima di passare alla fase di ricostruzione vera e propria.
«Innanzitutto, grazie per questa opportunità di fare chiarezza e fornire informazioni oggettive e complete al cittadino. Lo stato di emergenza, dichiarato il 27 novembre 2022 con delibera del Consiglio dei Ministri, scade il 27 novembre 2024. Secondo il Codice della Protezione Civile, la durata massima degli stati di emergenza è di due anni.

Per la situazione sull’isola d’Ischia, è necessario considerare se proseguire con lo stato di emergenza. Naturalmente su questo le opinioni possono variare. Tuttavia, è indubbio che varie attività strettamente emergenziali debbano essere portate a termine. L’assistenza alla popolazione dovrà continuare in attesa del completamento dei numerosi interventi di messa in sicurezza del territorio, sia quelli già avviati che quelli futuri.

Il Governo e il Parlamento devono scegliere tra prorogare lo stato d’emergenza o affidare al commissario straordinario le funzioni emergenziali necessarie per completare gli interventi di protezione civile e assistere la popolazione e i Comuni. Essendo una scelta politica, non sta a me, come organo tecnico, decidere cosa sia giusto fare. Il sindaco di Casamicciola e altri hanno chiesto la proroga dello stato di emergenza, che presenterò al Governo come mio dovere. Ora spetta al Governo e al Parlamento decidere. È importante che, se lo stato di emergenza termina quest’anno, gli interventi e l’assistenza alla popolazione continuino, cosa che dovrà essere stabilita per legge».

LO SWITCH PER SBLOCCARE GLI INTERVENTI SULL’ISOLA

– Questa legge, tuttavia, ricorda come abbiamo già affrontato un problema simile alla fine dello stato d’emergenza nel 2017, quando furono concesse varie proroghe. Anche se oggi la situazione sembra diversa rispetto al 2017 e non intendo rivisitare quell’anno, vorrei chiedere: se si passasse con uno switch dalla fase di emergenza post frana a quella di ricostruzione post frana, potremmo trarne benefici? Mi sembra di ricordare che ciò permetterebbe di sbloccare interventi di messa in sicurezza per tutta l’isola, interventi che attualmente sono limitati a Casamicciola a causa della connessione con l’emergenza.
«È esattamente così. Questo switch, come lo definisce lei, è stato parzialmente affrontato con il decreto Ischia e la legge di conversione del decreto adottato subito dopo l’evento catastrofico. Per quanto riguarda le opere strutturali di messa in sicurezza del territorio e la sicurezza idrogeologica, nonché l’inizio della ricostruzione nel territorio di Casamicciola, già la legge delega al Commissario straordinario specifiche funzioni. Il legislatore e il Parlamento avevano già previsto questo intervento immediatamente dopo il disastro. Iniziamo dalla situazione più grave, quella di Casamicciola, e poi completeremo. È il momento di definire i poteri del commissario e le risorse finanziarie, auspicabilmente per tutte le situazioni di rischio a Ischia. Questo sarà trattato nella legge di bilancio. Confido che la legge di bilancio possa completare il quadro normativo e finanziario per la ricostruzione post sisma e post frana, unificando tutto. Se ci sarà anche una gestione emergenziale, sarà ancora meglio, ma la cosa più importante è questo completamento. Mi sembra che su questo punto siamo stati abbastanza chiari».

RICOSTRUZIONE PRIVATA: AD OTTOBRE ALTRI 10 DECRETI

– Un altro argomento che volevo affrontare, Commissario, riguarda un aspetto della ricostruzione che avevo anticipato da tempo. Oggi possiamo dividere questa questione in due grandi parti. Da un lato, la ricostruzione privata è iniziata in modo significativo, come dimostrano i recenti decreti che hanno dato il via a 15 cantieri per 30 unità abitative, con finanziamenti di diversi milioni di euro. Questo settore sta progredendo. Dall’altro lato, sempre parlando dei privati, ci sono quelli che non bloccano la messa in sicurezza del territorio, ma che rivendicano dei diritti in uno Stato di diritto. Questi sono gli alti e bassi della ricostruzione privata.
«La situazione è questa: con il Piano programma della ricostruzione, siamo riusciti a mettere in atto ciò che era possibile, attendendo il piano completo di ricostruzione della Regione Campania. Questo ha iniziato a dare risultati anche con l’emissione dei 15 decreti. Posso anticipare che entro questo mese saranno emessi almeno 10 decreti per la ricostruzione privata. Se manteniamo un ritmo di 10-15 decreti, sarà un buon segno. Tuttavia, è vero che molti cittadini non conoscono ancora il destino dei loro edifici danneggiati dal sisma e dalla frana: se potranno essere ricostruiti, delocalizzati o dipenderanno dalla messa in sicurezza del territorio. Per circa il 60% delle situazioni, il quadro è già chiaro. Quindi la mancata risposta non può costituire un alibi per nessuno. Domande e progetti possono essere presentati.

La Regione Campania deve dare la parola conclusiva sul piano di ricostruzione, rispettando i tempi previsti. Ricordo l’ultima settimana del lavoro di confronto che ho incentivato con forza: questo impegno ha prodotto i primi risultati, con esiti positivi dai tavoli tecnici svolti grazie alla disponibilità della Regione Campania, anche se non ancora conclusivi. Stiamo aspettando che la Regione convochi la conferenza di pianificazione per esaminare le proposte ricevute da Casamicciola, Laco Ameno e Forio, e ottenere le valutazioni della Sovrintendenza. Questo piano avrà un impatto anche sulle norme paesaggistiche e dell’Autorità di Bacino. Ovviamente, spero vivamente di non dover fissare scadenze che potrebbero essere difficili da rispettare, ma confido che entro questo mese, o al più tardi entro i primi dieci giorni di novembre, si possa adottare definitivamente il piano. Dopodiché, i cittadini avranno 45 giorni per presentare le loro osservazioni. Se riuscissimo a completare tutto entro l’anno, inclusa la legge di bilancio e il piano di ricostruzione finanziaria, avremmo superato quasi ogni difficoltà».

IL NODO DEMOLIZIONE PUBBLICA

– Un altro fatto di cronaca recente è il complesso piano di demolizione pubblica. Non sono sicuro se qualcosa del genere fosse già accaduto nel Centro Italia, ma avevo previsto che le demolizioni sarebbero state molto più complicate di quanto si pensasse, con ricorsi e diffide.
«Ad Ischia c’è una ipersensibilità alle demolizioni. Nel Centro Italia non era così accentuata. I piani di demolizione per i Comuni maggiormente colpiti sono proseguiti e realizzati senza particolari difficoltà. Questo accade perché il regime vincolistico in vigore sull’isola d’Ischia, come è noto a tutti, è estremamente rigoroso, sia dal punto di vista paesaggistico che da quello idrogeologico. I cittadini temono che una volta demolito non possano ricostruire nella stessa area, un timore comprensibile. Tuttavia, le resistenze registrate sono state inferiori alle aspettative. I pochi casi di opposizione alla demolizione, quattro o cinque, sono in fase di trattamento. Le procedure e le attività stanno procedendo in modo più ordinato di quanto possa sembrare. Abbiamo approvato questi programmi, redatto i progetti dei primi quattro lotti e ne seguiranno altri.

Abbiamo affidato le progettazioni e acquisito i pareri necessari. Inoltre, abbiamo informato i cittadini offrendo loro la possibilità di occuparsi personalmente della demolizione con il nostro contributo oppure lasciare che la struttura commissariale se ne occupi. Abbiamo chiarito che, nel caso di opposizione da parte del cittadino, la questione viene sottoposta al sindaco, entrambi i sindaci di Casamicciola e Lacco Ameno, come attualmente stiamo facendo. Ovvero, se esiste una situazione di pericolo verificata dall’Ufficio tecnico del Comune, si procede nonostante l’opposizione del cittadino. In caso contrario, è possibile modificare gli interventi e i piani previsti. Pertanto, affronto questa tematica con assoluta serenità e obiettività. Ho registrato tre richieste di ordinanze, due per Casamicciola e una per Lacco Ameno. I sindaci hanno riconosciuto l’urgenza e interverremo al più presto. Posso dire che inizieranno altre demolizioni. Stiamo esaminando un paio di opposizioni, ma procederemo nonostante il dissenso di alcuni cittadini».

SALVI I DIRITTI DEI CITTADINI

– Vorrei uscire un po’ dall’aspetto tecnico e affrontare quello più sociale. Lei ha emesso diverse ordinanze che specificano i passi successivi alle demolizioni realizzate dal Comune per garantire la sicurezza dei cittadini. Un aspetto, appunto la demolizione, che ha prodotto diverse preoccupazioni e dubbi nei cittadini. Alcuni temono che poi, dopo la demolizione, perdano dei diritti come quelli relativi al condono. Qual è il percorso previsto per garantire questi diritti secondo le attuali ordinanze del commissario?
«Lei ha centrato il punto cruciale, per così dire. In altre parole, i diritti dei cittadini durante le demolizioni sono comunque tutelati e sì, vengono senz’altro salvaguardati, specialmente riguardo ai condoni edilizi, indipendentemente dalle diverse opinioni legali. Ho emanato ordinanze precise in merito: i condoni devono essere completati. Inoltre, quale differenza c’è tra un edificio distrutto completamente da un evento sismico e uno demolito per decisione pubblica? Per quanto riguarda i condoni sono favorevole, purché credibili. Il diritto a ricostruire è in genere possibile, tranne nei casi in cui il piano dell’Autorità di Bacino vieta demolizione e ricostruzione.

Lì si presenta un problema specifico. La situazione non cambia se non si demolisce quel fabbricato. Mi rassicura che sarà il piano a indicare dove è possibile ricostruire secondo le direttive dell’Autorità di Bacino. Così, i cittadini sapranno che potranno ricostruire solo se il piano lo prevede. Se il piano non prevede questa possibilità, si dovrà delocalizzare con il nostro contributo. Il diritto patrimoniale è quindi tutelato. La ricostruzione sul sito demolito dipende dal piano di ricostruzione. Questo è l’ordine delle priorità che abbiamo stabilito. Comprendo le preoccupazioni e stiamo fornendo tutte le spiegazioni necessarie per rassicurare i cittadini. Vorrei chiarire che questa attività non è frutto di una furia distruttrice, ma rigenerativa. Non possiamo più ignorare quei tubolari scaduti e pericolosi o gli edifici abbandonati da sette anni. È evidente che una demolizione ordinata, corretta e trasparente degli edifici più pericolosi e vicini alle abitazioni accelera la ricostruzione ovunque. Tuttavia, oggi è possibile fare ciò che non si poteva fare subito dopo il terremoto»

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