sabato, Novembre 23, 2024

Lello Topo: «Servono le matite nelle urne per far capire al governo che sta sbagliando»

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La “concorrenza” di Giosi Ferrandino. Il ruolo della Regione: «La ricostruzione post-terremoto è solo una parte del lavoro che coinvolgerà, spero, i fondi europei per i prossimi anni, tutto il sistema delle autonomie. Abbiamo a disposizione 6 miliardi di euro, di cui una parte per le isole, e dobbiamo lottare per conservare questo investimento». La campagna elettorale tra Bolkestein e regionalismo differenziato

Benvenuto all’onorevole Lello Topo, candidato alle europee per il Partito Democratico.
– Onorevole, ovviamente noi da Ischia non possiamo non farle una domanda sul suo amico concorrente. La vicinanza con Giosi Ferrandino è innegabile.
«Abbiamo un’amicizia storica che non è influenzata dalle nostre posizioni diverse. Tra l’altro non siamo rivali diretti, ma abbiamo due percorsi politici diversi. Ci parliamo come sempre e ovviamente ognuno difende la sua parte politica, in cui oggi milita. Sono candidato con il PD per portare avanti questa sfida sempre a servizio di un progetto regionale su tematiche importanti, a partire dalle politiche di coesione, che saranno al centro dell’agenda europea nei prossimi anni. Dopo il periodo comunitario che è stato molto determinato dalla Comunità Europea, dobbiamo dare priorità a questa linea. È una priorità assoluta e tra l’altro è una vocazione che contraddice tutto quello che abbiamo subito in questo anno e mezzo di governo, dal regionalismo differenziato al blocco dei fondi di coesione che ha causato una forte protesta giusta del presidente della Regione contro il governo, tanto che siamo dovuti andare dinanzi al Consiglio di Stato».

– Forse i toni di questa polemica erano troppo alti?
«Era una questione politica. E usare toni forti era parte della questione. Quando l’altro non è sensato, ma esagera, allora la questione politica richiede anche di intensificare i toni».

– Restiamo in Regione. Forse le risposte che l’isola si attendeva tardano ad arrivare.
«Il problema è che lo Stato non dà all’isola le risposte concrete che merita. Senza il forte investimento della Regione, che ha fatto e continua a fare uno sforzo senza precedenti, sperando di avere il contributo dell’Europa, la situazione sarebbe insostenibile. Questo è il punto. La ricostruzione post-terremoto, che era stata avviata dai governi precedenti e che ora va avanti, è solo una parte del lavoro che stiamo facendo in tutti i settori della Regione e che coinvolgerà, lo spero, i fondi europei per i prossimi anni, tutto il sistema delle autonomie. Abbiamo a disposizione 6 miliardi di euro, di cui una parte per le isole, e dobbiamo lottare per conservare questo investimento che è fondamentale per ridurre le distanze tra nord e sud del Paese e tra nord e sud Europa».

L’EUROPA GIUSTA

– Stiamo avendo una campagna elettorale estiva, dai toni bassi. O almeno la gente non la sente proprio vicina.
«Non è del tutto falso, ma il nostro maggior ostacolo è la disaffezione al voto. Questa elezione appare molto diversa dal sentimento che c’era prima sull’Europa e sulla Brexit. Un sentimento molto critico, alimentato anche da partiti poco seri. Ora invece, dopo il Covid, dopo il PNRR, l’Europa ha ritrovato una consapevolezza. Le vere scelte politiche si devono fare in anticipo. Anche su difesa e politica estera comuni. Dopo la guerra questa esigenza è diventata imprescindibile. Quindi la sfida per l’Europa, la sfida giusta che dobbiamo affrontare tutti è quella di considerare questa elezione come un’elezione amministrativa. Se votiamo l’Europa giusta, l’Europa che finalmente realizza quell’idea di investire a bilancio di tutti nelle aree che devono colmare le disparità e creare condizioni di cittadinanza uguali in tutta Europa e penso soprattutto al sud, il nostro voto deve andare per questa Europa, al PD ma non solo al PD, anche ai partiti dell’opposizione. Serve a sostenere queste azioni che sono fondamentali per noi. Il Governo va in direzione opposta proprio con il regionalismo differenziato che divide il Paese in due e ci relega ai margini, mentre noi abbiamo bisogno dell’Europa delle politiche di coesione. Abbiamo un Governo contrario, che spezza il Paese a metà e non capisco come possano definirsi patrioti. I patrioti vogliono un’Italia unita e indivisibile, invece, per questo, dobbiamo contare sull’Europa. Queste elezioni possono essere per noi un’occasione alla quale non possiamo rinunciare».

POLITICA DI DIFESA CONDIVISA

– Parliamo dell’Europa e della campagna elettorale. Ma i temi in discussione mi sembrano ancora poco vicini alla gente. L’Italia, infatti, si trova di fronte al grande dilemma della Bolkestein, dei balneari e non ha chiaro come la magistratura italiana debba confrontarsi con le norme comunitarie in mezzo a tanta confusione. Quello che si nota, però, è che oggi la battaglia elettorale è focalizzata sulla politica nazionale, sulle posizioni dei vari schieramenti legati a grandi questioni come la pace e le minacce di guerra che soffiano forte.
«La pace è un argomento attuale e urgente, non possiamo essere indifferenti alla guerra che si svolge intorno a noi. Questa provoca sofferenza e morte, non è una passeggiata. E’ un rischio che dobbiamo controllare. Oggi occorre una politica di difesa condivisa tra gli Stati, o almeno coordinare tutte le azioni che ogni Stato compie per la difesa, come la guerra ci ha insegnato. Ha anche rivelato che se c’è una guerra vicino a noi, l’inflazione aumenta a due cifre perché importavamo energia da quella zona. Un altro errore fatto in passato. Oggi stiamo creando collegamenti per l’autonomia e l’Europa armonizza queste due questioni. La guerra ha dimostrato che, se la nostra vita dipende da un contesto ampio, allora le condizioni per mantenere il benessere e la civiltà sono più alte.

Ci sono questioni di politica interna che inevitabilmente influenzano il dibattito politico, ma penso che si debba votare per l’Europa in cui crediamo e quella che vogliamo lasciare alle nostre generazioni. Abbiamo avuto un’Italia prospera grazie ai nostri nonni che l’hanno costruita e dobbiamo garantire ai nostri figli una comunità più ampia che preservi le garanzie dei diritti che abbiamo ottenuto, perché altrimenti questi diritti si riducono, si indeboliscono come sta già succedendo. Quindi c’è un voto da esprimere per l’Europa e poi c’è anche un voto che si dà per dare un segnale al governo, perché vedete, in un anno e mezzo ci ritroviamo con il Regionalismo differenziato che usa il residuo fiscale per dividere il Paese e abbandonare coloro che oggi devono invece recuperare. E devono recuperare l’interesse dell’Italia, perché se il Mezzogiorno va bene fa crescere il prodotto interno lordo. Noi lo vogliamo dall’unità e non vogliamo separare l’Italia per un po’ di voti. E fanno questa cosa con un presidente del Consiglio, che io rispetto profondamente e non le dico una parola che non sia corretta, però, se sei patriota dici a questo ragazzo (Salvini, ndr) di togliere questo ostacolo che non ha senso, che non esiste, che è incostituzionale perché sarà smentito dalla storia. Nel frattempo, però, facciamo una battaglia per cui il tema di politica interna è vero, perché questi schiaffi non li possiamo tollerare. Bisogna votare contro usando le matite invece di limitarsi alle proteste e agli scioperi, che abbiamo già fatto. Siamo andati a Roma, abbiamo passato una giornata sotto il sole per fare una protesta ma dobbiamo anche protestare nelle urne. Oggi è il momento di dare un voto ai partiti dell’opposizione. Meglio al PD, naturalmente. Però un segnale al governo bisogna darlo, perché altrimenti questi credono che vada tutto bene».

IL PREMIERATO

– Altro tema caldo su cui le chiedo un’opinione è questa idea del premierato forte…
«C’è stato un patto sull’elezione diretta del premier, uno scambio, un baratto, ma forse è un termine eccessivo, ossia io ottengo il premierato e tu ottieni l’autonomia differenziata. Si tratta di un accordo su due cose irrealizzabili. Inoltre, voglio ricordare a me stesso e a tutti, che chi fa le riforme in modo così avventato corre un grosso rischio e ne abbiamo già avuto degli esempi illustri. Penso che tutto questo sia un grave errore. Se poi ci mettiamo anche i temi di politica concreta come il redditometro, non capiamo più in che direzione vogliono andare questi. Oggi la credibilità dei leader politici dipende anche dalla veridicità delle promesse. Tu avevi già vinto queste elezioni, non c’era bisogno, dopo un anno e mezzo, di tornare a ingannare gli italiani».

IL PD A ISCHIA

– Torniamo a Ischia. Quali sono le previsioni? Come lo vede, come lo sente il PD?
«È evidente che la decisione di Ferrandino avrà una conseguenza. Questo è innegabile. Noi stiamo preparando la reazione e stiamo cercando di rioccupare gli spazi tradizionali. Io non posso fare previsioni, lavoreremo fino alla fine per cercare di recuperare. Sento, però, un’atmosfera più positiva rispetto all’inizio della segreteria Schlein, un’atmosfera più positiva intorno a questo partito anche perché c’è un beneficio che ti viene dall’opposizione; del resto la Meloni con il 4% è diventata Presidente del Consiglio dall’opposizione. Riguardo a Ischia e alla Bolkestein, la via seguita da Gentiloni e da Draghi con la legge sulla concorrenza era quella corretta. Ma siamo in Italia e quando si vuole fare qualcosa di sensato e coerente, ci si imbatte sempre in qualcuno che fa opposizione a tutto e, alla fine, non si conclude niente. Di fronte alla politica della Meloni e del centrodestra, francamente preferisco uno che mi dà una risposta parziale e però mi fa progredire nella legalità e non uno che mi offre soluzioni inefficaci».

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