Psicologicamente di Enzo Sarnelli | Notte prima degli esami, che cosa la rende unica e indimenticabile? Sicuramente l’esperienza di viverla pienamente, sentendo sulla propria pelle la variazione degli stati d’animo biologicamente suscettibili, attraverso la concentrazione di adrenalina, insieme a complessi sistemi di catecolamine e noradrenalina. Ragazzi, se pure, dall’apparenza iper-attivati, esprimono in modo creativo se stessi, tra sentimenti ambivalenti, danno forma alle tante aspettative di anni di studio.
Ed è proprio nell’attesa del confronto istituzionale, in questo spazio-tempo che si dilata, che assume significato “l’esame di stato”. Si configura come un rito di passaggio che deve sdoganare lo studente, dai suoi miti adolescenziali, riconoscendolo uno, unico nella pluralità di una comunità di giovani che stanno sperimentando l’incontro con sé stessi e lo fanno metabolizzando il complesso processo di formazione e stabilizzazione delle proprie competenze psico-biologiche.
Una vera e propria rivoluzione esistenziale che li motiverà a cambiare spesso ideologia, arrivando anche a porsi come antagonisti rispetto al gruppo dei pari e a voler contattare nuove esperienze, spingendoli oltre il limite familiare. Confrontarsi con l’alterità, non è cosa semplice, questo è un luogo di pertinenza esclusiva degli “adulti-giganti”, di coloro che sanno gestire “la vita sociale”.
Alcuni giovani entrano in punta di piedi, altri più rumorosi per nascondere un disagio, un po’ spaventati dalla novità dell’evento, raccontano sé stessi a modo loro, attraverso mappe e schemi che serviranno a garantire loro una guida. Prove di vita, attimi fuggenti che evidenzieranno la consapevolezza di esserci, nel qui ed ora dell’esperienza, in cui lo studente mette a fuoco una modalità di relazionarsi completamente innovativa. Sono le emozioni forti, immediate ed essenziali, che si cristallizzano nella memoria di ognuno di loro e che contribuiranno a mutare ciò che hanno imparato in qualcosa di più tangibile, seguendo un loro modus operandi.
I giovani in questa importante esperienza di vita sono chiamati ad esprimere il loro vero sé e lo manifestano apertamente, a volte, con una certa indiscrezione, disarmante per l’adulto. Eppure, questi ragazzi, racchiudono in sé, seppure in modo primitivo, l’ideale di adulto che hanno interiorizzato; un mix tra legami familiari e socio-formativi, che hanno contribuito alla costruzione della personalità di ognuno di loro.
La famiglia insieme alle agenzie educative territoriali, rappresentano lo snodo principale per la nascita psicologica di ogni essere umano, consapevole delle proprie possibilità e dei propri limiti, valorizzando le loro competenze come cittadini del mondo. Chi sono questi studenti che si affacciano sul mondo sociale? Sono i figli di tante persone che a modo loro, hanno scritto una storia di vita, un romanzo caratterizzato da difficoltà ma anche da attimi felici. Sono riusciti a creare una famiglia, un luogo dove sentirsi amati, protetti e considerati parte integrante di una piccola comunità. Ed è proprio in questa piccola Agorà, che prendono vita e si esprimono in modi diversi, i caratteri di ogni partecipante, la personalità con le sue sfumature; uniche e irripetibili che lungo il processo di mutazione socio-biologica, tendono a differenziarsi l’uno dall’altra. Ciò che li renderà diversi, sarà il frutto di come ognuno di loro ha elaborato quelle “corrispondenze relazionali” che si esprimono attraverso la comunicazione de visu tra un padre/madre ed un figlio. L’adulto responsabile del suo progetto di vita, diviene consapevole che per raggiungere il benessere, deve saper costruire su basi solide e sicure.
Attivando sentimenti d’amore e di responsabilità, superando le possibili difficoltà relazionali, che possono nascere tra un io ed un tu. Gli adulti non trovano le parole giuste per “arrivare” all’altro, per comunicare il proprio stato emotivo o per chiedere aiuto. Attraverso le parole, quelle che sanno infondere negli altri sentimenti di gioia e di sicurezza, si possono gettare le basi per una possibile vita familiare condivisibile.
Le parole che utilizziamo diventano corporee, si esprimono attraverso il corpo e raggiungono la psiche; luogo in cui vengono elaborate le informazioni e costruite le carte d’identità di ogni individuo. Ciò che diciamo ad un figlio, ad un amico, crea un legame relazionale che può influenzare le scelte e a volte anche i sentimenti. I gesti vanno ad evidenziare ciò che si pensa, supportano il proprio modus vivendi, ma è con le parole che possiamo decidere se costellare la propria vita di pace o di guerre. L’esame di stato diviene l’opportunità per “raccontarsi, relazionandosi”, facendolo attraverso prove scritte e colloqui, come giovani adulti, davanti ad una commissione di professori, che sono chiamati non a selezionare ma a confrontarsi con nuove idee e pensieri; una grande occasione per crescere e trasformarsi vicendevolmente nel processo della reciprocità umana. Ragazzi forza e coraggio, l’auspicio è quello di vivervi pienamente questa esperienza che farà parte di voi integralmente, adesso è il tempo per dirvi in bocca al lupo.