Con l’avvocato Enrico Angelone, proviamo a capire, senza politica, qualcosa di più nel merito del porto di Lacco Ameno, il porto dei misteri, delle proteste, dei tanti ricorsi e delle tante pronunce.
Avvocato, ci aiuti ad orientarci per quanto possibile, in questa lunga e complessa vicenda?
“Tenga presente che non ho mai voluto parlare. Seguo Marina di Capitello da sempre, da prima del project financing, da quando ebbe la prima concessione temporanea. Non ho mai voluto parlare con nessuno perché ho sempre pensato che il compito dell’avvocato sia quello di parlare per atti e per sentenze, ma mi sono deciso di accettare il suo invito perché onestamente, essendo in villeggiatura, mi è capitato di leggere sulla stampa una serie di cose che francamente mi sembrano ingiuste e non vere.
Ovvero?
Continuare a dire che la società è abusiva e che è morosa non riflette per niente la realtà e cerco, per quello che posso e per la possibilità che mi dà, di sintetizzare questa lunga vicenda.
Proviamo
“Nel 2017 abbiamo aperto un rapporto con l’amministrazione comunale di Lacco Ameno all’esito di una gara pubblica sulla base di un progetto di project financing, con la quale chiedevamo all’amministrazione di potere ristrutturare il porto e poi di poterlo gestire per cinque anni. Questo progetto prevedeva che l’amministrazione comunale consegnasse delle aree e degli spazi a terra alla società. Tenga presente tutto quello che sto per dire è tutto confermato da documentazione scritta. Già al momento della consegna delle aree vennero consegnate a Marina di Capitello dei posti barca inferiori a quelli che erano stati pattuiti e non vennero consegnate tutte le aree a terra che erano state pattuite e la vicenda risulta già dal verbale di consegna in cui Marina la società fece una riserva. Circa 50 posti barca in meno e non venne consegnata l’area a terra dove insiste il locale della vecchia Capitaneria di porto, che sarebbe servito alla società per poter realizzare una struttura di accoglienza per gli ospiti del porto. La mancanza di queste aree ha determinato un minor introito per la società. Non soltanto in termini di minor numero di barche che poi devono essere immesse nel porto, ma anche per l’impossibilità di chiedere un canone più alto in relazione alla maggiore qualità dei servizi offerti”
ALLE ORIGINI
“Alle origini – continua l’avvocato Angelone – si voleva realizzare un Marina Resort e la cosa che non si è potuta fare perché queste aree non sono state e non sono state poi mai consegnate nel corso degli anni. Tenga presente sul punto che c’è una pronuncia del lodo arbitrale che intercorse tra il Comune e Marina che accerta questi spazi mai consegnati. Questo, ovviamente, ha determinato una minore redditività della concessione. Il Comune chiede un canone concessorio pieno a fronte, però, di un suo parziale inadempimento e non ha dato tutto quello che doveva dare e questa è la prima ragione di contenzioso tra la società e il Comune. A fine dicembre 2018 intervengono una serie di ordinanze della Capitaneria che sottraggono temporaneamente alla società la disponibilità del porto perché dovevano essere eseguiti dei lavori di rifacimento della scogliera di sopra frutto all’ingresso del porto. E quindi ha inibito l’utilizzo del porto e questa impossibilità di utilizzo si è prolungato dal dicembre 2018 a giugno 2019. Anche in questo caso non si capisce perché debba essere richiesto il canone per un bene del quale non si è potuto usufruire per ragioni sicuramente non dipendenti dalla volontà del Comune, perché c’era un’ordinanza di Circomare ma di fatto era il Comune a dover eseguire delle opere di rifacimento della scogliera. La società non ha potuto godere per quel periodo dei beni concessi con il provvedimento di autorizzazione ex articolo 45 bis del codice della navigazione. Tenga presente che non godere del bene fino a giugno non è soltanto un danno immediato e anche un danno prospettico.
Vale a dire, le barche che vanno nei porti sono sia le barche di transito, sia invece chi sottoscrive contratti stagionali per tutta la stagione e non avere certezza dell’utilizzo della struttura fino a giugno, determinato dall’impossibilità di programmare bene la stagione turistica perché non sapeva quando avrebbe potuto utilizzare la scogliera per i suoi modi per accogliere una serie di prenotazioni. E questo anche questo è documentato. E questo determina ovviamente un danno a questo progetto di cui parlavo di rifacimento della scogliera dove doveva essere realizzato in una certa maniera. Il progetto iniziale prevedeva che venissero messe delle zattere a mare e queste zattere non sono mai state installate e con una variazione del progetto, anziché fare questi lavori via mare sono stati realizzati via terra passando sopra i pontili con i mezzi della ditta incaricata. Quello che è grave è che quando la ditta ha fatto questi lavori ha lasciato dei pezzi di scogliera scoperti. Cioè non sono state realizzate delle opere provvisionali che servissero a mettere in sicurezza il porto in caso delle mareggiate e nel febbraio 2019, quando c’erano dei pezzi di scogliera non coperte, è arrivato una mareggiata che ha distrutto tutti pontili in titolarità della società.
Anche in questo caso la vicenda è stata accertata in maniera abbastanza incontrovertibile dal tecnico al consulente tecnico nominato dal collegio arbitrale, che ha accertato che la cattiva esecuzione dei lavori da parte della ditta incaricata del Comune e la responsabilità del direttore dei lavori sono stati causa di questo danno ed ha distrutto i punti della società. Circostanza che ha causato un danno di 170.000 €, perché, poi, a luglio successivo, per poter riprendere l’attività è stata costretta a ricostruire senza che il Comune abbia voluto riconoscere una qualche forma di risarcimento alla società. Con questo, però, devo dire che la società sicuramente sa di dovere dei soldi al Comune, ma sa anche che i soldi che il Comune pretende non sono quelli che sono effettivamente dovuti perché ci sono una serie di ragioni, parte delle quali sono quelle indicate che, secondo la società, giustificano la riduzione del canone”.
Una vicenda che si collega anche alla questione dei consumi?
“Tenga presente una cosa che già quando iniziammo il “lodo” ci fu una proposta avanzata dal Collegio arbitrale rifiutata dal Comune ma non dalla società. Marina del Capitello però, si è sempre dichiarata disponibile ad aprire un tavolo di confronto con il Comune per accertare quali e quante fossero le somme dovute. Da qui l’idea che sarebbe stato preferibile ricorrere, e lo dico contro i miei interessi, un confronto dialogico con l’amministrazione comunale. Invece è stato sempre rifiutato cercare di stabilire quali e quante sono le somme dovute che la società ha dichiarato, e lo posso dire con certezza, tutta la disponibilità a parlare della misura effettivamente dovuta.
LA QUESTIONE CONSUMI
“Sulla questione dei consumi – spiega Angelone – c’è un problema che è sorto tra la società ed il Comune sull’effettiva interpretazione del contenuto della convenzione. La società ritiene che il canone demaniale, previsto annualmente di circa 150.000 €, sia comprensivo anche dei consumi dell’acqua e dell’energia elettrica. Il Comune ha avuto, non immediatamente, ma negli anni successivi alla stipula del contratto, un’interpretazione differente ovvero che queste somme siano dovute dalla società, almeno per quanto riguarda i consumi idrici. Però la vicenda è contraddetta dal fatto che se tu amministrazione mi chiedi di pagare un canone e poi i consumi dell’acqua, devi mettere a disposizione un contatore che individua quali sono i miei consumi, e questo non c’è mai stato se non per quest’anno quando la società ha fatto richiesta all’EVI con tutte le conseguenze che lei sa, di installare un contatore destinato al consumo di acqua di Marina. Se la società avesse voluto, non avrebbe avuto lo strumento neppure per quantificare quali erano le somme dovute a titolo di consumi idrici, fermo restando che, anche in questo caso, non c’è mai stata e non c’è neanche adesso nessuna indisponibilità da parte della società a non chiarire la questione con l’amministrazione comunale. Ma fino a quando un qualsiasi confronto è l’unico sistema per discutere con l’amministrazione comunale, non c’è nessuna possibilità neanche di cercare una mediazione o un’intesa transattiva visto che le ultime PEC sono di giugno di quest’anno. Anche se sono richieste che sono iniziate con l’avvio dell’arbitrato e sono proseguite nel tempo. Abbiamo periodicamente prodotto delle PEC con cui si chiedeva all’amministrazione comunale di definire quali fossero le somme dovute. Nessun atto è stato mai riscontrato in forma espressa ad esclusione della proposta transattiva che avanzò il Collegio arbitrale e che l’amministrazione comunale si dichiarò disponibile ad accogliere”.
Perché il Comune dice che Marina di Lacco Ameno, Marina di Capitello è abusiva? Sicuramente avrà letto la sentenza del giudice Pastore Alinante che dà ragione all’EVI e non al Comune.
“La società aveva e ha tuttora un’autorizzazione ex articolo 45 bis del codice della navigazione per la gestione dell’intera struttura portuale. Il giudice Pastore, con il quale ho rapporti di amicizia ultraventennale, dice una fesseria clamorosa quando dice che sono attività accessorie e secondarie. Questo non è vero. Inoltre, nel frattempo, sono intervenute una serie di disposizioni legislative che si sono susseguite nel tempo. La prima è la cosiddetta proroga Covid che ha prorogato tutte le concessioni demaniali marittime in essere fino al giugno 2020 e noi abbiamo invocato l’applicazione di questa proroga. Il Comune ce lo ha negato e poi è intervenuta una sentenza del Tar che ci ha dato ragione e ha detto che quella proroga era a noi applicabile in pendenza di quella proroga.
E un nuovo provvedimento legislativo ha prorogato, non la concessione soltanto di Marina, ma anche la totalità delle concessioni demaniali marittime esistenti in Italia, che è quello che è stato interpretato l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha chiarito che la proroga non è fino al 2033, come il legislatore italiano aveva inizialmente stabilito perché in contrasto con una direttiva europea immediatamente applicabile nel nostro ordinamento interno, la cosiddetta direttiva Bolkestein, ma che è applicabile fino al 2023, con facoltà di proroga fino al 2024. Noi riteniamo di non essere abusivi in virtù di queste due proroghe che si sono susseguite nel tempo e la seconda, a differenza di quello dice il giudice Alinante, è intervenuta in costanza della prima. Quindi non è un atto scaduto. Noi dobbiamo essere prorogati fino al 31 dicembre di quest’anno e comunque pensiamo che la nostra autorizzazione debba seguire la sorte di tutte le altre concessioni demaniali d’Italia. non si capisce perché soltanto la struttura portuale di Lacco Ameno dovrebbe avere un regime giuridico differenziato rispetto a quello della totalità delle aree demaniali.
Spesso dal Comune invocano la questione del contratto scaduto il 9 giugno se non ricordo male, ma la proroga è intervenuta prima.
“Certamente il contratto aveva una durata, inizialmente quinquennale. Però prima della scadenza del contratto è intervenuta la cosiddetta proroga in pendenza della proroga, cioè quando io ero già prorogato, è intervenuta una proroga successiva. Il comune l’anno scorso provò a fare uno sgombero, anzi un’invasione con Carabinieri, Polizia e Capitaneria e noi riuscimmo ad ottenere un provvedimento cautelare da parte del Tar ad horas e bloccammo lo sgombero. Da allora, nessun’altra iniziativa c’è stata da parte dell’amministrazione comunale di sgombero. Inoltre, so per averlo letti un po’ sui giornali, il Comune intenderebbe realizzare una società in house”
Si, ha conferito un incarico da 17.000 mila ad una società di Pierluca Ghirelli.
“Non entra nel merito, perché l’affidatario non ho il piacere di conoscere non sono in grado assolutamente di esprimere giudizi sulla tua professionalità e non mi permetterei mai. Mi limito soltanto a osservare, avendo una qualche esperienza di società pubblica, sono stato sia costruttore di numerose società, si amministratore di SAPNA, la società pubblica più grande della provincia di Napoli, che all’epoca fatturava 130 milioni di euro, che il percorso che l’amministrazione comunale ha deciso di intraprendere per realizzare una società pubblica è molto complesso, reso ulteriormente complesso dalla normativa di riforma intervenuta a dicembre di quest’anno. La riforma dell’ordinamento dei servizi pubblici locali e che credo che molto difficilmente l’amministrazione riesca a realizzare. Il suo intento, comunque, dovrebbe preventivamente fornire una valutazione di convenienza, cioè dovrebbe dimostrare che la gestione in house sia più conveniente del ricorso al mercato, che è l’indirizzo dell’ordinamento interno sulla scia di quello comunitario”.
Ovviamente noi non possiamo nascondere una mescolanza di interessi politici con quelli, diciamo effettivi, del procedimento amministrativo che vede le due parti contrapposte ovvero il privato con la pubblica amministrazione. Ma, non volendo entrare nella questione politica, perché poi spetterebbe magari anche a chi fa politica, se l’anno scorso è stata l’estate dei ricorsi al Tar, Consiglio di Stato di tutto questo procedimento…
“Questa è l’estate dei dispetti. Pensi al contratto dell’acqua che non mi viene dato, o al consigliere che ieri viene e dice “Non potete utilizzare le cisterne”, e non si capisce a che titolo stabilisce se si possono utilizzare le cisterne o meno. Questo è un atto gestionale e compete al dirigente e non ad un consigliere comunale. Ma è anche l’estate della mancanza di rispetto con queste comunicazioni social che francamente non capisco.”
E tornando invece all’aspetto prettamente giuridico del diritto. Perrella è abusivo?
“No, c’è un titolo che lo legittima, che è una proroga ex lege che lo legittima, quindi, al pari della totalità degli altri, concessione dei marittimi che esistono. Non è assolutamente abusivo. Non è vero”