lunedì, Settembre 16, 2024

L’eternità di Diego | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 7 luglio 2024

L’altro ieri, nel constatare che fossero passati ben quarant’anni dalla presentazione del dio del calcio in quel del San Paolo di Napoli, più che sentirmi vecchio ho avuto l’impressione di essere del tutto impotente rispetto al tempo che passa inesorabile e che pone nell’oblio buona parte degli eventi che hanno caratterizzato la vita di tutti noi. Quanto spesso, infatti, Vi capita l’amico dalla buona memoria che riporta alla Vostra attenzione episodi o circostanze che avevate completamente rimosso dalla mente e che, improvvisamente, tornano a suscitare l’emozione di un ricordo sopito da tempo? A me succede di frequente, sebbene non dimentichi facilmente gran parte del mio vissuto.

Anche e principalmente per questo, la grandezza di Diego Armando Maradona si concretizza non solo nel restare presente nel cuore di tutti i veri amanti del calcio, ma nel dare l’impressione a quelli come me che ne hanno seguito le gesta dall’inizio alla fine del suo lungo percorso napoletano di non essere mai scomparso dal nostro fianco, come se ognuno di noi fosse sicuro che in qualche angolo del mondo quel folletto dai capelli ricci, più o meno panzuto secondo il momento storico che lo ha caratterizzato, sia ancora lì a sbandierare ai quattro venti il suo folle amore per Napoli, i napoletani e per gli anni trascorsi a guidare gli Azzurri nei loro momenti migliori.

Quarant’anni fa, proprio da Napoli iniziò l’eternità di Diego. Perché c’è poco da fare: scappare a gambe levate dalla pur ambita Barcellona e cominciare quel percorso dai grandi ostacoli in una realtà difficilissima e mai vincente fu innanzitutto una precisa scelta di vita, specie in considerazione che sia i tredici miliardi di lire pagati da Ferlaino con mille alchimie sia l’ingaggio medio da tre miliardi di lire l’anno incassato da Maradona (quest’ultimo corrispondente, se attualizzato, più o meno agli attuali due milioni e mezzo di euro) rappresentano cifre risibili se rapportate a quanto speso oggi per presunti talenti che a quel signore lì non sarebbero stati degni neppure di pulire gli scarpini dopo una partita su campo fangoso. 

Ma fu una scelta azzeccata, il biglietto da staccare verso la Sua meritata eternità calcistica (e non solo). I grandi di sempre passano per l’eternità. Solo i grandi. James Dean (per molti uno di essi) ne definì i tratti in modo incontrovertibile: “Credo ci sia una sola forma di grandezza per l’uomo. Se un uomo può colmare il vuoto tra la vita e la morte. Voglio dire, se riesce a vivere anche dopo che è morto, allora forse quello era un grand’uomo. Per me l’unico successo, l’unica grandezza, è l’immortalità.” E Diego, il nostro grande, unico Diego, è uno di quelli che ci è riuscito!

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