La domanda del giorno è: ma i militanti, il “popolo” del Movimento Cinque Stelle, i cosiddetti grillini duri e puri della prima e dell’ultima ora, dentro e fuori dalle aule di Parlamento e compreso quelli che non ci hanno mai messo piede, sapevano del maxi-compenso percepito per contratto dal loro fondatore e agit prop, Beppe Grillo, appena diventato oggetto di rescissione da parte di Giuseppe “Bruto” Conte? Oppure ero io l’unico fesso fuori dal mondo, si fa per dire, a non essere al corrente che la guida del M5S da parte dell’ex comico genovese valesse ben trecentomila euro l’anno di soldi pubblici, quindi nostri (intesi come cittadini, non solo aderenti al M5S), puntualmente corrisposti?
Che qualcosa si fosse rotto da tempo tra l’ex premier pentastellato e Grillo era notizia di dominio pubblico. Ma che soltanto adesso Conte rilevi l’inopportunità di mantenere in piedi quel compromesso raggiunto “retribuendone la nota abilità comunicativa per rafforzare l’immagine del movimento” e che oggi sarebbe venuto meno perché “di fronte a un processo costituente che ha coinvolto l’intero movimento, Grillo sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove”, è una favoletta che proprio non si può ascoltare.
Ecco che sulle spalle e in barba alla buona fede di chi ci ha creduto veramente, si sta consumando l’ennesima farsa di uno dei principali fenomeni di marketing politico a cui l’Europa ha assistito nel terzo millennio e forse anche prima; e che dopo la grave debacle alle ultime elezioni europee, si è ritrovato nudo e senza trono come il più insignificante dei re. Una situazione indifendibile, quella scaturente dalla disputa finale tra Conte e Grillo, che oggi presta il fianco ad una caduta libera e sempre più vorticosa in un momento in cui, a ridosso di importanti competizioni elettorali, nel prossimo mese come il prossimo anno, il peso specifico della credibilità e della valenza politica del suo simbolo si riduce veramente al lumicino.
E’ bastato molto meno del previsto a mettere a nudo i limiti di quella grande intuizione di Gianroberto Casaleggio! Perché se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini e la scelta del personale politico è fondamentale per la buona riuscita di un progetto, è altrettanto innegabile che idolatrare una leadership apparentemente incontrastata e densa di contraddizioni e protagonismo come quella di Beppe Grillo, unitamente a molte delle sue linee guida (a cominciare dalla restituzione di parte delle indennità percepite dai parlamentari, salvo poi scoprire questi ultimi suoi altarini), col tempo non avrebbe potuto produrre altro che una progressiva diaspora ed altrettanto disamore da parte della base.
Il tempo, come al solito amo ripetere, ci rivelerà presto gli effetti di tanto sconquasso.
Daily 4ward di Davide Conte del 25 ottobre 2024