mercoledì, Gennaio 15, 2025

Lo sfogo del Maestro. Giovanni de Angelis: “Ischia, basta con l’apatia e l’assenza di un progetto mentale”

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Giovanni de Angelis | Mi chiamo Giovanni de Angelis e molti di voi mi conoscono. Circa 20 anni fa, sono tornato sull’Isola dopo aver vissuto in Italia Centrale per 15 anni, perché non riuscivo a immaginarmi il resto della mia vita lontano da Ischia. Come sapete, appartengo a una nota famiglia di pittori isolani, ma io mi sento prevalentemente scultore. Avverto il bisogno di condividere quello che provo quando osservo ciò che mi accade intorno, e lo avverto da quando sono tornato a vivere con voi.

La lontananza da Ischia (la prima volta a 11 anni in Svizzera) per tanti anni, mi ha permesso di avere uno sguardo più distaccato e quindi più neutrale verso ciò che avviene fra di noi, in termini amministrativi, sociali, paesaggistici, determinanti per gli aspetti qualitativi della vita isolana e turistica. A volte avrei avuto voglia di urlare il mio disappunto davanti a certe realtà, ma poi ha prevalso la mia riservatezza. Le situazioni all’origine del mio sconcerto sono troppe per poterle elencare tutte in questa sede. Ma una domanda antica mi incalza di continuo: gli Ischitani credono di amarla l’isola su cui vivono? Si sono mai chiesti com’era una volta e se fosse proprio inevitabile che diventasse cosi com’é? Amare, nel caso, lo sappiamo tutti, significa accettare e proteggere ciò che ci è stato affidato, ma spesso la percezione dell’operare umano sull’isola mi ricorda più un rapporto utilitaristico e parassitario verso ciò che ci è stato donato, e non quello di una amorevole cura.

Certo una volta eravamo di meno, poche case, poco impatto ambientale. Ma il flagello dell’abusivismo edilizio, l’assenza di una rete fognaria efficiente collegata ai depuratori, un’apatia e una assenza di un progetto, almeno mentale, su come gestire il patrimonio estetico e culturale ereditato, e in che modo immaginarsi il futuro, è proprio un’utopia pretenderlo?
Abbiamo degli Ischitani che decidono di presentarsi candidati a gestire, riconosciamolo, la complessità della cosa pubblica. Diamo loro fiducia, li votiamo per dargli quel potere che serve a risolvere ciò che per lo più rimane irrisolto.

Non è il turismo il motore economico di Ischia? E’ cosa si offre ai turisti, questi nostri benefattori? Il mare su cui galleggia di tutto, il modo di interpretare la mobilità al volante è affidato all’anarchia totale, o a un girovagare insensato, (come quello che subisce il pittoresco borgo di Ischia Ponte), ed affrontato in modo del tutto approssimativo. I pedoni maltrattati da traballanti e sconnesse pavimentazioni, lo sviluppo dell’uso delle bici ignorato da una qualsiasi pista ciclabile.
La spiaggia del Lido di Ischia abbandonata ai maldestri interventi di presunti tecnici, i cui misfatti, dopo 35 anni, sono ancora riconoscibili nei loro mucchietti di scogli.
Il gioiello che era il nostro porto, guardatelo ora cosa è diventato! Pontili realizzati con criteri più che discutibili, sono da anni diventati carcasse ingombranti recintate da pannelli pubblicitari senza soluzione di continuità. E il nuovo pontile con la sua assurda inefficienza?
Via, via quelle offese da quel cratere di poesia che era il porto d’Ischia.
E allora, cosa dovrebbe spingere il turista a raggiungerci? Certo il sole ce l’abbiamo, l’acqua termale anche, qualche spiaggia (che nei mesi invernali sono abbandonate a un miserevole degrado) e anche gli alberghi abbiamo, ma basteranno? Da quello che ascolto in giro e in privato da amici cosmopoliti, sembra di no, mi dicono che ci sono sempre più località al mondo che offrono di più e di meglio.

E allora, perché noi ischitani non dimostriamo a noi stessi e agli altri di amarla quest’Isola, che per destino genetico è affidata solo a noi, e non di usarla come fosse una meretrice?
Frequento da anni il bar “da Cocò”, è un luogo che sembra possedere una forza magnetica, un crocevia di energie positive che attrae inspiegabilmente. Ma ogni giorno mi chiedo perche’ non si riesce ad autorizzare una struttura architettonica degna di quel luogo, sullo sfondo del nostro meraviglioso Castello, esempio fulgido e lampante di come e con quale intelligenza imprenditoriale si può manipolare e modellare e rispettare una località? E ancora, le continue inondazioni del Piazzale Aragonese sono proprio inevitabili?Non ci credo!
La strozzatura del traffico attraverso i “Pilastri”, non sarebbe risolvibile con un minimo ed elementare intervento di ingegneria edile, allargando in basso, l’arcata principale di due metri?

Oggi, la cultura è un affare riconosciuto in tutto il mondo, ma dov’é? Solo eventi piccoli e ripetitivi. Dov’é il museo degli artisti e letterati che hanno frequentato l’isola e influenzato la formazione di valenti artisti locali? Quanti scultori ha generato Ischia nell’arco della sua storia, e quanti ne rimangono?
Forse uno o due, ma per poco. E ne nasceranno ancora?
Su, forza cari Ischitani, si può e si deve poter fare di più.
C’è tanta gente sensibile e colta che senza scopo di lucro potrebbe suggerire interventi anche minimi, come la tinteggiatura dei centri storici, e annesse problematiche paesaggistiche. La politica dei “gazebo” (a parte la loro praticità) non è lungimirante, i nostri figli li gestiranno vuoti, perché il prezzo da pagare al paesaggio è alto, i turisti cercano anche i sapori del luogo oltre a quelli nel piatto.
Dove sono i nostri amministratori? I luoghi di cui si occupano, e spero con intima partecipazione, reclamano la loro attiva e ambiziosa presenza sul territorio.
Il turismo è l’unica risorsa per l’Isola? Il passato a vocazione agricola ci dichiara il contrario, e allora, scrollandoci di dosso l’indolenza acquisita dal benessere, è ora di riconsiderare tutta la strategia economica dell’isola: dall’agricoltura con tecniche avanzate, alle fonti energetiche rinnovabili che ribollono sotto i nostri sordi piedi. Si puo’ sviluppare una visione alternativa e compensativa al turismo.

Perdonatemi questo sfogo da “artista”, specie umana considerata dai miei conterranei come una spinosa presenza, ora me ne ritornerò ai silenzi creativi del mio lavoro.

 

5 COMMENTS

  1. Proporre di allargare i pilastri da uno scultore non me lo sarei aspettato…. è la dimostrazione che ha ragione, ma nella confusione c’è anche lui!

  2. Caro Maestro Giovanni, approfitto del commento per esternare la mia stima per te e la tua famiglia di artisti. Sono stato alunno per un brevissimo tempo di tuo padre e poi di tuo fratello Luigi, di cui conservo un bellissimo ricordo. Di inverno, quasi tutte le sere, passo fuori il tuo studio di Ischia Ponte, e più di una volta ho avuto la tentazione di entrarvi, ma ho paura di disturbarti. Ti vedo sempre alle prese con le tue creature, quasi ci parli. Sin da piccolo, sono stato sempre affascinato dagli artisti, forse perché frequentavano, ai tempi del bar Maria a Forio, i luoghi della mia infanzia. Ma tra di essi, sono sempre stato attratto soprattutto dagli scultori, che da una pietra inanimata e dura, sanno tirar fuori figure ed oggetti”animati”, e mi sovviene sempre la magia di Geppetto. Spero che con questo tuo intervento, di speranza da un lato e di dolore dall’altro, riesci a tirar fuori dalle nostre coscienze pietrificate, le stesse opere d’arte che caratterizzano la tua lunghissima e brillante carriera. Che sia di buon auspicio per un nuovo rinascimento della nostra Isola, troppo spesso deturpata negli ultimi anni. Chi mi segue su FB conosce il mio punto di vista, perché pubblico tante foto antiche di tanti angoli della nostra terra, che per me non hanno una valenza nostalgica ma hanno lo scopo di ridestare le nostre coscienze sopite o peggio, intossicate dal troppo benessere. Ecco se noi riuscissimo a coniugare le bellezze di un tempo con il benessere attuale, nutrendo però un religioso rispetto per ciò che ci è stato consegnato dai nostri avi, allora sarebbe il massimo. Per quanto riguarda i Pilastri, unica nota stonata del tuo bellissimo intervento, volevo umilmente suggerire una soluzione molto meno complicata: utilizzando una delle arcate attigue con relativo senso unico. Non capisco come mai non l’abbiamo ancora realizzato. Un saluto ed un ringraziamento per il tuo qualificato intervento.

  3. Buonasera Giovanni. Il tuo non deve essere considerato uno sfogo, ma una riflessione sensibile sulle condizioni raggiunte dalla nostra bella isola. Anche io vivo non più’ ad Ischia, ma nella vicina Salerno, dove l’indolenza e l’ abbandono del posto e’ stato superato da una cultura concreta del sapere e del fare, andando oltre ogni impedimento materiale e burocratico, e mettendo in gioco una grande volontà’ sociale e politica. Ciò spero di tutto cuore che succeda anche per Ischia.

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