martedì, Marzo 18, 2025

Lo sfregio a Federico: l’Ischia vietata al figlio

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La storia è piena di figli di papà che vanno avanti. Tra raccomandati e lecchini il mondo è pieno. Stanno nei posti migliori perché loro o i loro genitori hanno usato la lingua con un lascia passare universale.
Questa storia, invece, è una storia al contrario. Una storia che getta l’ombra più brutta sull’Ischia Calcio. Chissenefotte se vince, chissenefotte se arriva in serie B o in serie A, se lo fate in questo modo, non ci piace e non ci interessa.

La figura di merda del settore giovanile dell’Ischia riecheggia ancora. Spacco di qua e spacco di là, alla fine l’unica cosa che questa società è riuscita a fare bene è stata l’aggressione a Piazza Antica Reggia di un giovane calciatore.
Prima di scrivere questa storia, è bene chiarirlo, abbiamo atteso oltre 3 settimane. Abbiamo atteso perché, in fondo, la speranza che qualcosa cambiasse o che non fosse vero quello che ci avevano raccontato era più forte della realtà stessa.
Ora è il tempo, però, di non tacere. Si dice che “chi tace acconsente”. Bene, sia chiaro che noi stiamo parlando e che noi non acconsentiamo a questo epilogo, infame, discriminatorio e offensivo.

LA STORIA. Ciro avrebbe voluto indossare la maglia della società per cui tifa. Ciro è Ischitano doc, potenzialmente un prospetto per la prima squadra gialloblù in cui – per scelta societaria – non possono essere tesserati calciatori della terraferma. A Ciro, da poco maggiorenne, non è stato consentito di trasferirsi dal Barano Calcio all’Ischia Calcio perché ha un cognome che alla società gialloblù evidentemente non è gradito: De Angelis. L’attaccante è il secondogenito di Federico, da sempre tifoso dell’Ischia.

Un tifoso accanito, spesso polemico, esuberante, talvolta anche “pirotecnico”. Ma di sicuro è un tifoso dell’Ischia, che in parte ha anche contribuito alla rinascita della squadra di calcio dopo l’ultima, dolorosa parentesi professionistica. Federico due mesi fa, su queste colonne, è stato assai critico nei confronti della proprietà dell’Ischia. Arrivando anche al punto di chiedere al presidente Emanuele D’Abundo di portare il titolo sportivo nelle mani del sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino, perché a dire del tifoso storico non aveva saputo gestire i rapporti con la tifoseria, avallando la decisione di far allenare la squadra a porte chiuse. Fatto sta, che dopo l’energico intervento di un gruppo di tifosi portatisi allo stadio e in seguito alle dichiarazioni di Federico, i cancelli dello stadio si sono di nuovo aperti anche nelle giornate di allenamento. Addirittura, col passare dei tempo gli allenamenti sono stati anche trasmessi “in diretta” sui canali social dell’Ischia.

E’ bene chiarirlo subito: l’unico a protestare contro le parole di Federico De Angelis è stato il sottoscritto che ha litigato con Federico al Mazzella, al Rispoli e fuori dal girarrosto di Montagna ai Pilastri. Ma oggi, CIRO DE ANGELIS (e Federico) devono avere la solidarietà e il supporto di tutti. Perché se accettiamo questi atteggiamenti, beh, acconsentiamo a tutto questo. E non deve andare così!
Ma ritorniamo a Ciro, a questo ragazzo neo maggiorenne, vittima di una storia che puzza di discriminazione lontano un miglio (quello marino è più attinente). Ciro “paga” per essere il figlio di Federico.
Non vorremmo iniziare con la sfilata dei “padri di”, perché sarebbe troppo da codice penale ma credo che l’Ischia Calcio debba qualche spiegazione. Credo che anche Iervolino debba dire la sua. E’ o non è il’HEAD COACH di questa squadra e tra poco vedremo anche perché.
In tempi non sospetti (circa venti giorni fa), il giovane calciatore ha chiesto al club di appartenenza (il Barano) di andare a giocare nella squadra gialloblù che milita nel campionato “Juniores Regionale” (fascia Under 19), dove giocano alcuni ex compagni delle giovanili nonché compagni di scuola.

Come da accordo sottoscritto nell’agosto scorso, quando l’Ischia “chiede”, Barano o Real Forio devono mettersi a disposizione. Per mister Thomas Dinolfo nessun problema per accogliere Ciro nel proprio organico. Il “problema” evidentemente non è tecnico.
Le voci iniziano a circolare, qualche amico mi chiama e inizia a raccontare la vicenda. E, tra le altre cose aggiunge che “aspetta, perché Pino ha detto che prova a mediare lui”. Ovvero, Pino Taglialatela prova a fare il pontiere con la società.
I giorni passano ma l’Ischia, nonostante sollecitazioni anche di tifosi che frequentano giornalmente il palazzo municipale e sono in grado di “stimolare” adeguatamente recalcitranti e fare opera di convincimento per una giusta causa, non ne ha voluto sapere.
Ieri, venerdì 5 novembre, sono scaduti i termini per il trasferimento dei calciatori e Ciro è rimasto al Barano.
«E’ una vergogna – ci dice telefonicamente Federico De Angelis –. Ho saputo da poco tempo di questa storia e francamente sono letteralmente nauseato dal comportamento della società Ischia Calcio. Vedo poco mio figlio per questioni nostre personali, lui deve essere contento delle scelte che fa e se aveva deciso di divertirsi con la Juniores dell’Ischia, perché non accontentarlo? Il dirigente Umberto Buono (socio del presidente D’Abundo) che ho chiamato in presenza di diversi amici, ha affermato che la società aveva “chiuso” i tesseramenti qualche giorno prima e che nessun altro sarebbe stato tesserato. Mi è stata detta una bugia perché ho saputo, per certo, che all’indomani della telefonata, sono stati tesserati con l’Ischia altri due calciatori. Ma non mio figlio Ciro…».
E veniamo a Iervolino. Uno che parla di brand e di giovani, davanti a tutto questo (almeno che non fa come l’asino in mezzo ai suoni e non se ne frega di cosa accade nella sua società) dovrebbe chiedere di portare Ciro in prima squadra. Dovrebbe dimostrare che il rapporto con le persone e con i giovani calciatori è permeato su valori alti. I valori alti dello sport. I valori alti del merito. I valori alti dell’impegno e della dedizione.
Potete fare tutti i post che volete, sfoggiare tutte le scemenze che volete in inglese, in tedesco o in francese, ma se tenete Ciro fuori dal campo avete perso.

Ma quale “brand e brand” che raccontate in conferenza stampa o in mezzo alla strada e in mezzo al mare, la storia CIRO è una sconfitta per chi indossa una maglia che porta la data 1922. Ma siamo nel 2021.
All’interno dell’Ischia Calcio tutti sanno di questa storia, a vario titolo qualche componente dirigenziale o tecnica ha cercato di convincere D’Abundo ma il risultato è che il giovane attaccante non può cullare il suo sogno di giocare con la maglia gialloblù perché è il figlio di… Federico De Angelis.
Dopo il vergognoso “colpo di spugna” sul nascente settore giovanile che ha inferto un duro colpo sulle aspirazioni, sui sogni di circa cento ragazzini, bisogna registrare storie come queste che nulla hanno di sportivo. E come dice Giovanni Sasso: “Nino D’Amico, Raffaele Lupoli, Mimì Taglialatela si staranno rivoltando nella tomba”. Vergogna su tutta la linea…

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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