Anna Fermo | La voglia di ricominciare sta sbarcando sulle nostre Isole, perché, complici le belle giornate e l’allentamento dei limiti, continua il trend turistico favorevole per Ischia e Procida che si confermano tra le mete più affollate della Campania in questi giorni”.
Ecco, questo è il succo dei diversi articoli che stanno riempiendo le pagine dei nostri quotidiani da qualche settimana, grazie ad una media di circa 50mila presenze ogni weekend, complessivamente, su entrambe le isole richiamate.
Numeri che fanno invidia, ma solo apparentemente, ad altre realtà turistiche della Regione Campania, come la Penisola Sorrentina o la Costa d’Amalfi, che possono dunque apparire in confronto ancora al palo, in attesa di una ripartenza che, stando ai soli numeri, non è ancora, di fatto, avvenuta.
E’ quasi come se Ischia si stesse riscoprendo meta turistica d’eccellenza, mai come prima, seppur non vi sia ancora il sold out nelle strutture alberghiere, mentre, di contro, registra l’aumento esponenziale dei fitti di abitazioni private. E pensare che di posti sufficienti a bordo dei mezzi navali in partenza per le isole ne mancano e come: attualmente è ancora in vigore il divieto di imbarcare più del 50% dei posti disponibili di ogni unità navale per le normative anti Covid. Cosa accadrà dunque appena cadrà anche questa limitazione? Raddoppieranno i flussi turistici? C’è di che sperare? Se l’affluenza in salita è un bene, bisogna tuttavia anche sperare in un miglioramento della qualità del turismo che intendiamo perseguire. Si, perché al momento registriamo per l’appunto solo dati relativi ad “affollamenti”, come a dire: la quantità! Eppure, sappiamo bene che la quantità non sempre rispecchia qualità!
“Mancano solo i turisti. Molti alberghi in Penisola sorrentina hanno riaperto in concomitanza della Festa della Repubblica mentre nel mese di maggio l’hub di Federalberghi ha lavorato a tutto spiano per vaccinare i dipendenti degli hotel. Risultato? Alberghi Covid free, ma pochi clienti, perchè le prenotazioni vanno a rilento. Alcuni albergatori hanno addirittura pensato di rimandare la ripresa dell’attività a tempi migliori”. Questo il quadro che si sta registrando dall’altra parte del mare, sulla, come dire, “costa di rimpetto” alla nostra isola. Il perché? Soprattutto perché la clientela che sceglie Sorrento, Capri e la Costiera amalfitana che, però, va detto, hanno una minore capacità ricettiva rispetto alla nostra, proviene prevalentemente dall’estero ed appartiene a quella categoria che va ad accrescere il c.d. Turismo di lusso, quello che Ischia purtroppo conosce solo di nicchia!
Non a caso, «Il nostro lavoro – ha dichiarato Gino Acampora, tour operator e albergatore sorrentino al quotidiano il Mattino – è per l’80-85% rivolto al mercato internazionale». È vero che governo, Regione, istituzioni locali e enti di promozione stanno puntando a incentivare il turismo di prossimità, ma «le presenze domestiche non potranno mai compensare i numeri degli arrivi da oltre confine». Difficoltà con le quali bisognerà fare i conti almeno per tutto giugno, mese durante il quale gli addetti ai lavori prevedono di lavorare «solo nei weekend con uno o due pernottamenti al massimo».
E in effetti, in questi ultimissimi fine settimana si è notato un po’ di movimento, ma, davvero, nulla a che vedere con l’immagine dello stesso periodo di soli due anni fa, quando Sorrento, come Amalfi, Positano, Ravello e Capri, erano letteralmente invase da turisti provenienti da ogni angolo del mondo e soprattutto molto ricchi!
Ebbene, invito gli ischitani a prendere nota adesso dell’analisi che segue e che fedelmente riprendo da il Mattino: “il calo nelle presenze rischia di innescare una sorta di conflitto tra aziende del comparto dell’accoglienza se, come evidenzia ancora Acampora, «si determina un eccesso di offerta spingendo molte strutture a restare chiuse». Gli hotel più penalizzati sono quelli di modeste dimensioni che offrono minori servizi. Gli alberghi più importanti, infatti, nel tentativo di intercettare quei pochi clienti che ci sono, hanno ridotto le tariffe. E questo incide nell’orientamento dei turisti che scelgono in base all’offerta ma senza dimenticare il portafoglio. «Se posso avere i servizi di un quattro stelle pagando il costo di un tre stelle perché rinunciarci?», questa la logica riflessione di chi si appresta a prenotare il soggiorno. «Ma mi auguro che da metà luglio grazie al green pass e alla ripresa dei voli dall’estero la situazione si sblocchi», è l’auspicio di Acampora”.
Avete inteso? Sta in queste brevissime dichiarazioni la differenza che corre tra il nostro modo di fare e vedere il Turismo e quello di realtà come Sorrento, Capri e la Costa d’Amalfi, che, da sempre ormai ci surclassano relegandoci a location di serie B.
Oggi lo slogan “Isole covid free” ci ha consentito di ripartire per primi, ma come?
De Luca ha fatto un’operazione furba per non farci apparire isole “dimenticate dal Signore” in termini sanitari, e questo ha pilotato le scelte di non pochi vacanzieri mordi e fuggi nei weekend ultimi, in rappresentanza di quel turismo di prossimità che noi conosciamo molto bene e di certo non per colpa del Covid. Lo conosciamo perché la politica dei nostri imprenditori del turismo locale è sempre stata proiettata ai grandi numeri, alle grandi presenze di massa, agli affollamenti, il tutto a scapito della qualità del cliente, della selezione di una domanda rispondente soprattutto ad una offerta di qualità che forse non sappiamo ancora, se non in sporadici casi, proporre?
Mentre noi ci siamo vaccinati tutti per accogliere il turismo di prossimità, alias, Napoli e Provincia, la Penisola Sorrentina e la Costa d’Amalfi, puntano, attraverso il raggiungimento dell’obiettivo di un territorio Covid free, a pilotare invece le scelte dei vacanzieri esteri e richiedenti un’offerta di lusso.
Lusso ed ospitalità in verità dovrebbero essere le parole d’ordine del modello turistico italiano tutto, oltre che di realtà come la nostra Ischia. Lo ha ricordato anche l’approfondimento di Altagamma realizzato in collaborazione con Bain, Boston Consulting Group, Enit-Agenzia Nazionale del Turismo e Global Blue che ha misurato il potenziale inespresso di una nicchia che, sebbene interessi solo l’1% di imprese di soggiorno e occupi il 3% delle notti, genera il 15% del fatturato totale dell’ospitalità e attira il 25% della spesa turistica totale. Un “tesoro” che potrebbe essere ulteriormente sfruttato a fronte di investimenti e progetti di promozione del territorio e delle sue eccellenze verso i 100 miliardi di euro.
Come ricordato dal presidente di Altagamma, Matteo Lunelli «un ulteriore sviluppo del turismo di alta gamma può dunque portare a una crescita esponenziale dell’indotto e divenire una leva strategica di crescita del Paese». C’è ancora spazio per crescere oltre i 60 miliardi del turismo attuale di lusso (considerando tutto l’indotto). Soprattutto in vista della ripresa dei flussi turistici internazionali, con il ritorno di cinesi, russi, americani ed europei che generano il 60% delle vendite dei beni di lusso in Italia.
Le raccomandazioni per un piano strategico di sviluppo del turismo? Qualità e diffusione di hotel di eccellenza e residenze iconiche; Offerta turistica diversificata ed esperienze personalizzate; Mobilità innovativa ed esclusiva; Piani di comunicazione digitale; Network di scuole di alta formazione turistica; Destagionalizzazione attraverso eventi/nuove destinazioni; Defiscalizzazione per smart living in Italia; Riposizionamento per le destinazioni di interesse primario; Piano di accelerazione sui turisti asiatici/cinesi.
Nel caso l’Italia decidesse di seguire questa direzione, secondo il report di Bain & Company, riuscirebbe a innescare un meccanismo moltiplicatore. Già ora, se il turista normale spende il 58% in ristorazione e shopping, quello di fascia alta ben il 72%, con un incremento di valore per il territorio del 14%. A beneficiarne al momento sono state destinazioni come Milano e Roma, nella top 5 delle città più scelte dai viaggiatori di élite nel mondo; c’è poi la costiera amalfitana (al 4° posto delle mete balneari più richieste); Cortina e Madonna di Campiglio “solo” al 7° e 8° posto delle destinazioni montane.
L’Italia è emerso quale Paese più desiderato dai viaggiatori di alto livello, ma non quello più visitato: prima è la Francia, seconda la Gran Bretagna, terzo il Belpaese. Tra i fattori critici: una minore percezione di “standard di qualità” in strutture e servizi, la mancanza di un’offerta di intrattenimento e un’agenda di eventi per un pubblico affluente globale, complessità logistica di un Paese ricco di bellezza diffusa sul territorio, la mancanza di pochi messaggi chiari alla massa critica.
Da tener presente che i viaggiatori di alto livello spendono in media più di 20mila euro a testa in viaggi di lusso, trasporti esclusi, e oltre 15mila euro a persona in shopping di beni di lusso nel percorso di viaggio. Soggiornano preferibilmente in hotel a 5 stelle per viaggi di più di 5 giorni (34% dei casi). A guidare le loro scelte d’acquisto, la comunità degli influencer e celebrità (23% dei casi), passaparola (18%) e blog di viaggi (18%), riviste specializzate (17%), pubblicità online(13%). Il peso degli Influencer è ancora più rilevante per Millennial e Generazione Z (26%) e per i cinesi (28%). Per ingaggiarli, e farli prenotare, il canale preferito è quello dei travel concierge desk e delle agenzia di viaggio specializzate. Anche se Millennials e Generazione Z sfruttano con disinvoltura anche il canale diretto e le piattaforme terze. E preferiscono ville e dimore private in affitto (31%). Set perfetti per la condivisione dell’esperienza di viaggio sui social media. “Isole covid free”: uno spot carino, per carità, ma di certo che non basta a far ripartire seriamente il nostro comparto turistico. Occorre lavorare con la stessa mentalità degli imprenditori della Penisola Sorrentina ed Amalfitana, cogliere le idee degli esperti di settore, per alzare il livello ed intercettare anche vacanzieri di alto livello oltre la massa, oltre quella folla che assale le banchine dei nostri porti e che coglie l’occasione di un’offerta scontatissima nei nostri hotel anche a 5 stelle. La nostra Isola può offrire davvero molto di più di qualsiasi altra location turistica definita d’eccellenza nel panorama mondiale. Non ci manca nulla! E poi c’è un dato su tutti: a breve saranno tutte location turistiche Covid free in Italia e nel mondo, per cui, andiamo oltre il misero slogan e pensiamo ad altro, pensiamo in grande!
Articolo a parer mio molto ben strutturato e chiaro. Credo tuttavia sia alla portata imprenditoriale e manageriale di pochi per come è conformata culturale e socialmente l’isola di ISCHIA. Mancano le basi per poter comprenderne il senso. Auspico tuttavia anche io ad una immediata inversione di rotta. Quantità non è Qualità ed Ischia, ovvero i gruppi alberghieri con ampissima capacità ricettiva, e di coda la maggior parte delle strutture 4 stelle, sono già alla svendita totale con le preistoriche offerte all all’inclusive a partire da 35 euro.