Archiviata la bufala, enorme, dei soliti incapaci a fare informazione ma capaci a ricattare e a perseguitare, l’Octopus, il 126 metri di Paul Allen di Casa Microsoft è arrivato nelle nostre acque. E lo ha fatto ieri mattina presto. Un risveglio con il mega yacht che non è passato inosservato.
Un arrivo felice, ma che riaccende una vecchia polemica. Quella relativa alle limitazioni dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” e, appunto, le dimensioni del mega yackt: 126 metri!
Una polemica che ha avuto il suo precedente importante (anche qui nata su una bufalissima!) di tutto rispetto con il magnate russo Abramovich.
L’Octopus, qui da noi può ormeggiare in porto, navigare in zona B o zona C ma non può ancorare. Deve restare nel porto di Lacco Ameno (forse l’unico che consente l’approdo) e niente altro.
E’ vero, per raggiungere terra gli ospiti di Paul Allen possono scegliere tra i sommergibili e qualche tender, ma il problema dell’Octopus è relativo. Immaginiamo, infatti, quella fascia minore di mega yacht tra i 24 e i 60 metri che potrebbero fare la differenza sia per il nostro diporto, sia per la nostra economia.
Un problema, dovunque lo si guardi, legato all’Area Marina Protetta. Se da un lato Giosi Ferrandino, il sindaco di Ischia è convinto che questa limitazione sia una norma inserita alla chetichella da chi ha fondato l’AMP, Riccardo Strada, ad esempio, è promotore di un’idea, già finanziata, che prevede l’installazione di 4 boe per l’ormeggio dei mega yacht in una prima fase per poi completare il progetto fino ad un massimo di 10.
GIOSI: AMP, BASTA CON I SOLITI LATI NEGATIVI
«Dobbiamo completare il percorso iniziato anche con alcune delibere di consiglio comunale – ci ha detto il sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino – per chiedere al Ministero di abolire questa norma che ci consente di cacciare i ricchi di accogliere solo il diportismo low cost. Così come siamo ridotti, non possiamo creare le condizioni per accogliere quel turismo di qualità che tanti invocano e che tutti noi vorremmo. Siamo penalizzati – dice ancora il primo cittadino di Ischia – da una norma capestro inserita alla chetichella dai promotori della istituzione dell’Area Marina Protetta»
Per il primo cittadino, infatti, è necessario creare le condizioni affinchè questo segmento, quello extra lusso, possa facilmente tornare ad essere alla nostra portata.
«Dobbiamo insistere con il Ministero per far abolire questa norma. Ormai dal 2008 ad oggi abbiamo avuto un tempo ragionevole per comprendere che è una norma inserita alla chetichella. Non vorremmo che del parco marino ci restino solo i lati negativi soprattutto se consideriamo che i lati positivi o non si riescono a realizzare o in parte sono stati annullati da diverse sentenze del TAR»
LA NORMA
Il 10 aprile del 2008 il Ministero dell’Ambiente ha approvato il Regolamento Ministeriale che esplicitamente indica cosa sia concesso nella nostra area marina. Si, indica proprio cosa si può fare e cosa no. E nell’elenco è previsto solo l’ormeggio e non l’ancoraggio alle navi da diporto. E’ questa la norma che tiene alla larga le “barche” dei VIP.
Per venire incontro a questa previsione, se proprio non si vuole seguire la linea indicata da Giosi Ferrandino, si potrebbe riprendere l’idea e il progetto che concluse l’ex direttore dell’AMP, Riccardo Strada.
Prima dei noti fatti e del licenziamento di Strada, infatti, furono accantonati i fondi per la realizzazione di ben 4 boe da dedicare all’ormeggio delle navi da diporto. Un investimento da circa 80 mila euro che avrebbe visto l’installazione di due boe tra Casamicciola e Lacco Ameno, una ai Maronti e una a Procida. Un progetto in espansione che, nella sua stesura, prevedeva l’installazione di ben 10 boe.
Le boe permetterebbero l’approdo delle navi e un maggior “utilizzo” del nostro mare. Senza entrare troppo nello specifico, è opportuno sottolineare che chi noleggia una nave del genere preferisce restare in rada. Preferisce vivere la sua privacy e, certamente, non ama stare tra il “pozzetto” la “banchina” dei nostri porti.
LE BOE E I SOLDI APPOSTATI
Quando fallisce un’idea, così come un progetto o un’Area Marina Protetta, è normale che ci siano “morti e feriti” e, uno di questi feriti, è proprio il progetto che voleva l’installazione delle boe. Oggi l’AMP, che vive la sua fase commissariale coordinata dall’Ammiraglio della Capitaneria di Porto di Napoli riesce a mala pena a gestire (male) la normale amministrazione. E’ tutto fermo. Una risorsa ingessata tra i meccanismi militari e burocrazia civile che non riesce a garantire se non qualche controllo. Il progetto delle boe per i mega yacht è già fatto. I soldi sono appostati nel bilancio con un finanziamento che altrimenti va perso e il progetto aspetta solo di essere realizzato. Ma chi lo deve fare? Da chi deve partire l’impulso per riprendere gli atti e realizzare quello di cui il nostro mare e la nostra AMP ha bisogno? Per ora siamo fermi.
Certo è assai dannoso per il fondale permettere che questi yacht dei miliardari possano gettare l’ancora. Meglio che vadano altrove a portare i loro soldi.
Però le fogne di 70.000 persone possono scaricare in mare…
Non so se piangere o ridere.
permettetemi di correggere il tiro: l’ancoraggio è vietato per tutte le imbarcazioni, non solo per i megayacht che, rispetto alle centinaia di imbarcazioni piccole – medie e grandi che fanno tappa ad Ischia, rappresentano di certo una minima percentuale. Quindi il problema lo sposterei sull’adeguarsi a quella norma alla chetichella e predisporre campi boa… altro che “ben quattro” boe. Senò qua si fa la fine del divieto di utilizzo dei saponi non biodegradabili… come si fa rispettare una norma, se non mettendoci nelle condizioni di rispettarla?
Tutte queste chiacchiere confermano una sola cosa: l’AMP è una grandissima nonché inutile buffonata.
Non si può parlare di come e dove deve ancorare uno Yacht, quando a priori si riempie di merda e saponi vari lo stesso mare.
Questa pagliacciata andrebbe chiusa assieme a chi l’ha creata, senza se e senza ma!