Davide Conte | Due episodi hanno colpito ieri la mia attenzione: il coro “Onestà, onestà” dei Grillini ai funerali di Gianroberto Casaleggio (senza dubbio un innovatore della “politica comunicata”, al quale va il mio rinnovato, deferente rispetto) e la notizia che il Comune di Dimaro Folgaria sta costruendo, da un giorno all’altro, un nuovo campo da calcio in erba, così come richiesto dall’allenatore del Napoli, Maurizio Sarri, per continuare a trascorrere sulle Dolomiti il ritiro pre-campionato. Partirò con l’analisi del primo dei due.
Ho già avuto modo, più volte, di ricordare cosa pensava Benedetto Croce dell’onestà in politica, affermando che “il vero politico onesto è il politico capace”. A questa citazione, amo affiancare il mio modestissimo pensiero, secondo cui l’onestà è un valore che non si predica, ma si pratica. Il modo di porsi “duri e puri” dei seguaci M5S mi ha sempre impaurito. Sono iscritto al Movimento non da militante, ma da semplice osservatore che ama confrontarsi con l’altrui pensiero diverso e non necessariamente avverso, approfittando –nel caso di specie- di una delle poche piattaforme accessibili del panorama politico nazionale. Ho difficoltà a concepire il modus operandi dei vertici M5S, il loro criterio di epurazione verso chiunque dissenta, ma soprattutto l’esclusione categorica dal novero dei rispettabili (intesi come persone degne di rispetto) di chiunque non appartenga alla loro cerchia. Finora solo dai Testimoni di Geova ero venuto a conoscenza di un metro di valutazione simile, allorquando scoprii che chiunque, per un motivo qualsiasi, lasci la comunità geovista, viene allontanato e disconosciuto totalmente, quasi come una specie di criminale o appestato.
Non riesco proprio a capire quale possa essere, in tal senso, il futuro del M5S: sempre rigorosamente da soli (salvo stringere accordi in vista di qualche poltrona qua e là), mai un’iniziativa degna di far sperare nella volontà di provare ad essere forza di governo e non solo contestatori dell’intero sistema e, come se non bastasse, l’incapacità di un radicamento territoriale che, in vista degli appuntamenti amministrativi, sia in grado di esprimere in modo omogeneo validi aspiranti alla nuova –per così dire- classe dirigente. Eppure, proprio il testamento politico di Casaleggio, secondo più che fondate indiscrezioni, avrebbe invitato i militanti d’ogni livello a non mollare, “perché nel 2017 si voterà con un anno di anticipo”. Una prospettiva che, al momento, non sembra interessare più di tanto il M5S, che già nelle imminenti elezioni comunali sembra aver indicato solo a Roma un candidato Sindaco in possesso di chances credibili e, per giunta, di sesso femminile. Altrove, tra ritiri ed inconsistenza, più o meno il nulla. E se tanto mi dà tanto, l’appello del compianto guru sembra destinato a restare nel dimenticatoio: di questo passo, un quarto dei votanti non basterà, ancora una volta. Diventare convincenti richiede ben altro, proprio come risultare realmente onesti, con sé stessi e con gli altri!
Passando al secondo episodio (quello che mi ha fatto incavolare di più), parto col ripetere il mio post di ieri sui social: “Per continuare ad accogliere il #SscNapoli a #DimaroFolgaria (in piene#Dolomiti) per il ritiro estivo, il Comune sta costruendo un ulteriore campo da calcio in erba, necessario a #MaurizioSarri per i suoi allenamenti. Ad #Ischiavincoli fuori dal tempo ed amministratori incapaci aggravano sempre di più la nostra arretratezza come località turistica di grido.” E per continuare sulla stessa falsariga, proseguirò, più del solito, senza mezzi termini: mi sono rotto le scatole di vedere la mia Ischia che non riesce a stare al passo coi tempi. E questo non solo per l’incapacità di noi tutti nel non riuscire a maturare sul piano civile e sociale, o nel rispettare le giuste priorità da pretendere verso chi ci governa, ma anche e principalmente per colpa di una burocrazia ormai del tutto insostenibile. Parliamo di fonti energetiche rinnovabili ed i vincoli paesaggistici ci impediscono di installare pannelli fotovoltaici nei nostri terreni, ancorché non per speculazione ma solo per l’alimentazione elettrica domestica; parliamo di sviluppo della portualità turistica e la musica è esattamente la stessa; parliamo di semplice realizzazione di scogliere a difesa dell’abitato (leggasi Ischia Ponte) e gli impedimenti non cambiano; parliamo di completare o rimediare, abbellendoli secondo criteri oggettivi, molti degli abusi edilizi ormai presenti sul territorio e non più demolibili o comunque eliminabili, ma anche questo sembra un tabù che preferisce lasciare in essere sia tali abusi, sia scempi ben peggiori (tra tutti, emblematici, quello della Forestale al Bosco della Maddalena e quello dei Carabinieri a Forio). E per restare in tema, la carenza di impianti sportivi sull’Isola non è più neppure tenuta in considerazione, finanche in ambito di studi di fattibilità.
Il mio amico Architetto Sandro Petti, che alla sua veneranda età ha ancora l’entusiasmo e le buone idee di un professionista in erba, dopo aver offerto gratuitamente sia al Comune di Ischia sia a quello di Forio una serie di spunti progettuali di tutto rispetto per migliorare il territorio e la sua offerta, senza ricevere in cambio neppure un briciolo dell’attenzione concreta che avrebbe meritato, oggi ha in mente un’idea che se da una parte rivoluzionerebbe in positivo la ricettività dell’isola d’Ischia rispetto all’intera Campania e, perché no, al meridione d’Italia, dall’altra incrocerebbe senz’altro non solo la cecità dei politici locali e degli scettici per antonomasia, ma in primis i veti categorici della solita Soprintendenza; quell’ente a mio avviso inutile che, ormai da un pezzo, con la complicità di chi fa spallucce pur potendo cambiare le cose, continua ad ingessarci costringendoci ad un’ormai insostenibile arretratezza rispetto a località-competitors che, invece, corrono veloce incontro al futuro.
Ma per quanto ancora pensiamo di riuscire a sopportare tutto questo? Io, francamente, ne ho abbastanza!