Solidarietà longaronese per gli amici di Casamicciola Terme, il paese dell’isola di Ischia più colpito dal terremoto di lunedì sera il 21 aaogsot. Un comune che da diversi anni ha instaurato un patto con Longarone, sancito nel 2012 da un documento istituzionale siglato dalle due comunità. L’amicizia nasce subito dopo il disastro del Vajont, quando alcuni bambini furono ospitati nella zona per passare un momento di villeggiatura che facesse dimenticare loro almeno per un po’ la tragica notte del 9 ottobre 1963.
Molti orfani di allora visserro delle estati davvero speciali nella seconda metà degli anni Sessanta, tra il 1964 e 1965, considerato che all’epoca era inusuale per dei bambini visitare quelle zone dall’altra parte dell’Italia. Al loro arrivo furono accolti con grandissimo affetto e festeggiamenti da tutta la comunità del Comune che si trova in provincia di Napoli, nella parte più settentrionale dell’isola di Ischia. Con gli anni, poi, i rapporti si eraono un po’ persi, ma sono stati ravvivati da alcuni superstiti, come Giuseppe Sacchet, l’attuale assessore Donato D’Incà, Gino Mazzorana e altri ancora che non risiedono più a Longarone ma hanno mantenuto sempre vivo il ricordo dell’accoglienza ricevuta durante quelle estati.
Pochi anni fa ci sono state delle cerimonie in loco per ricordare e ravvivare questo scambio culturale, promosse in particolare dai coniugi Rosa e Salvatore Capezza di Casamicciola. Nei giorni scorsi il Comune è stato fortemente colpito dal sisma e Longarone vuol quindi far sentire tutta la sua vicinanza. «Quando ho saputo della notizia del terremoto mi sono subito sentito con alcune persone che conosciamo in zona», ha raccontato il sindaco Roberto Padrin, «mi hanno espresso tutta la loro paura per la tragedia subita con due morti, diversi feriti, persone finite sotto le macerie e crolli anche gravi. Non possiamo che esprimere la nostra vicinanza a questa comunità a cui siamo legati da decenni grazie alla tanta solidarietà ricevuta all’indomani del disastro del Vajont. Come sempre in questi casi, nel nostro piccolo ci teniamo a fare qualcosa per ricambiare alla generosità di allora con i mezzi a nostra disposizione, come l’invio di aiuti o la creazione di una raccolta fondi come fatto in occasione di altre tragedie simili».
[enzo de col per corriere delle alpi]