Lunedì 1 luglio, nella sala consiliare del municipio di via Iasolino, è stato firmato “in pompa magna” l’accordo di amicizia tra i Comuni di Ischia e Casamicciola Terme e la città cinese di Dengfeng. La visita della delegazione proveniente dalla provincia di Henan era attesa da tempo, avendo appunto le due Amministrazioni isolane accolto la proposta dell’organizzazione “Isola che non c’è” per lo “Sviluppo del Protocollo di Amicizia-Cooperazione” finalizzato a «facilitare e promuovere il Turismo, gli Scambi Culturali, le occasioni di cooperazione».
Ribadendo l’importanza di tale accordo nell’ottica della volontà di «implementare i rapporti con nazioni esterne al fine di internazionalizzare l’offerta turistica locale mediante l’instaurazione di patti di amicizia e gemellaggi». Se per i due sindaci Ferrandino, Enzo e Giosi, si tratta di un passo importante, non si può non rilevare che sono solo due i Comuni isolani ad aver aderito, appunto Ischia e Casamicciola. Ma anche nel comune capoluogo c’è chi boccia senza appello questo progetto. E’ il caso di Luca Spignese, l’ex assessore ischitano che si è espresso in maniera fortemente critica verso il protocollo d’intesa. Se in teoria questo patto di amicizia dovrebbe promuovere scambi culturali tra l’isola d’Ischia e la Cina, nella pratica si cerca di aprire al nostro turismo il mercato cinese.
Spignese però va giù duro, evidenziando che siamo di fronte «ad un ennesimo cavallo di Troia che consente alla Cina, una dittatura, oltre che una superpotenza ostile all’Occidente, nonché abituata a spiarlo con le tecnologie più invasive e sofisticate, di entrare in casa nostra con i tappeti rossi, mentre invece sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno capito perfettamente la natura ambigua e pericolosa di queste offensive cinesi del sorriso. L’America ha in corso una guerra aperta tecnologica, giuridica ed economico-finanziaria con Pechino; la Gran Bretagna impedisce alle aziende cinesi di gestire le infrastrutture strategiche di comunicazione; L’Europa ha chiuso completamente le porte alla cosiddetta “Via della Seta”, cioè al programma di realizzazioni economiche e di opere congiunte con la Cina. Infatti anche l’Italia ne è uscita. Manoi, evidentemente, non siamo in Italia. La libera Repubblica di Ischia ritiene di dissociarsi da tutto il mondo occidentale accogliendo i cinesi a braccia aperte».
In sostanza i tempi dell’iniziativa sono completamente sbagliati. E se il primo governo Conte aveva appunto aderito alla “Via della Seta”, il governo Meloni ha poi deciso l’abbandono di quell’accordo. E l’esponente politico isolano condivide i timori dell’Occidente nei confronti dell’“assalto” tecnologico cinese. Spignese infatti rincara la dose, fino ad avanzare una ipotesi “provocatoria” nei confronti di Enzo e Giosi Ferrandino: «Non solo questa operazione messa in piedi da quelli che Lenin definiva “utili idioti” non ci serve, ma ci mette in ridicolo, per non dire che ci procura imbarazzo, presso le istituzioni europee ed atlantiche. A questo punto, ci aspettiamo un accordo con la Russia di Putin e con la Corea del Nord di Kim Jong-Un!». La polemica è aperta anche a livello isolano e sicuramente non si chiuderà qui.
Libera Repubblica di Ischia
«… noi, evidentemente, non siamo in Italia. La libera Repubblica di Ischia ritiene di dissociarsi da tutto il mondo occidentale accogliendo i cinesi a braccia aperte»