I residenti di via San Gennaro – Panza | Un bel gruppo di abitanti del quartiere san Gennaro, nella Frazione di Panza, mercoledì e giovedì pomeriggio si sono dati appuntamento armati di pale, bidoni, tagliaerba, scope per ripulire via san Gennaro che, costeggiando la parrocchiale di San Leonardo, mena all’omonima località dove sorgono l’ex convento seicentesco ed accosto il cimitero.
L’intento è quello di sollevare l’attenzione delle autorità competenti, delle forze di maggioranza e d’opposizione, dell’associazionismo, nonché dei cittadini frazionisti sulle rovinose e inaccettabili condizioni in cui versa la Frazione di Panza: da Citara fino alla provinciale Panza-Succhivo.
Una forma di protesta pacifica, silenziosa e, soprattutto, fattiva per evidenziare lo stato di abbandono in cui versa da anni via San Gennaro.
Negli anni, più volte i residenti sono stati costretti a denunciare il degrado dell’area: dagli ubriachi che defecavano e urinavano per strada, allo spaccio e consumo di stupefacenti, fino all’affitto (spesso in nero) a famiglie para-malavitose.
Questa piccola strada ospita alcuni degli edifici più antichi della Frazione, dal ‘500 fino agli anni ’80 del secolo scorso, che nella semplicità delle loro architetture raccontano la frugalità della vita di chi li ha voluti ed abitati. E’ stata una delle poche strade ad avere una porta d’accesso per difendere l’abitato dagli attacchi saraceni – costruita dopo il 1544 – è stata vandalicamente distrutta negli anni ’70 del secolo scorso, è stata la strada percorsa dai galeotti diretti alle vicine forche borboniche, qui viveva Marisa (Vivi Bach), protagonista del film “La Pastorella” girato negli anni ’60, qui hanno camminato, tra i tanti, Stendhal, Bergsoe e Pasolini.
E’ stata tra le prime strade comunali ad essere lastricata con basoli vesuviani, oggi ancora più preziosi perché la cava di estrazione è da tempo esaurita, eppure, in molti tratti vandalizzati dall’aggiunta dell’asfalto o del cemento – i pochi rimasti sono sconnessi e affossati tanto che durante i giorni di pioggia si riempiono d’acqua – l’illuminazione pubblica è scarsa per la mancanza di manutenzione, le due rampe di scale, vicolo della Morte e l’ultimo tratto – detto “Chiatamone” – sono scandalosamente avvolte dal buio profondo perché non sono mai stati installati dei lampioni.
Da non dimenticare il problema igienico sanitario: le erbacce alte, le deiezioni canine e l’abbandono di rifiuti ha prodotto, come ovvio, la presenza di colonie di roditori di cui, durante la pulizia, sono emerse le carcasse.
E dire che la strada confina con un asilo comunale ed è una delle più battute dai turisti: la teoria di edifici si interrompe per lasciare lo spazio ad una balconata da cui si gode una vista privilegiata sull’isola di Capri e la penisola sorrentina a destra, mentre a sinistra abbraccia l’intero monte Epomeo dalle alture di s. Maria al Monte al caseggiato di Fontana.
Non avendo mai avuto risposte, si è pensato di far sentire la nostra voce organizzando questa protesta pacifica, silenziosa, ma non per questo meno importante, soprattutto perché ha prodotto risultati e benefici evidenti ed immediati rispetto al vergognoso silenzio di via G. Genovino.
Non è un’iniziativa isolata, altre ne seguiranno sia per manifestare il nostro sdegno per lo stato delle cose, sia per ottenere dalle autorità comunali azioni concrete e rapide per ridare dignità ai residenti della zona ed il dovuto decoro ad una silente testimone della storia della Frazione e quindi del Comune.