Gaetano Di Meglio | Dionigi Gaudioso fa marcia indietro (l’ennesima) e modifica il Regolamento per il contrasto all’evasione tributaria approvato nel 2019 in quanto troppo restrittivo e penalizzante per gli operatori economici prevedendo la revoca della licenza. Su questo dietro-front abbiamo chiesto delucidazioni al leader dell’opposizione Maria Grazia Di Scala, che ha svelato i retroscena di questa libera su cui pure la minoranza ha votato a favore.
Ci spieghi la questione nei dettagli?
«Il punto è questo: l’Amministrazione comunale guidata da Dionigi Gaudioso, il gamberetto, è stata costretta a fare marcia indietro. Nel 2019 veniva approvato questo regolamento che – sottolineammo subito – sarebbe stato un’arma a doppio taglio nelle mani dell’Amministrazione che aveva consentito che per anni i contribuenti arrivassero ad avere esposizioni tributarie esose e sarebbero stati costretti – siamo stati profeti – a fare marcia indietro perché era un regolamento troppo rigido.
Sottolineo che era una facoltà dell’Amministrazione all’epoca nel 2019 e non un obbligo adottare un siffatto regolamento. Hanno ritenuto di farlo con una serie di normative e una regolamentazione dell’evasione tributaria che poi ha portato all’avvio del procedimento da parte del Comune di revocare una serie di licenze».
LA PRIMA RETROMARCIA
Cosa prevedeva esattamente quel regolamento?
«Nella sostanza si prevedeva che chiunque fosse moroso per debiti di natura tributaria nei confronti dell’Ente si sarebbe vista revocare la licenza di esercizio commerciale. Così è stato. Il dirigente dell’Ufficio ha rilevato una serie di morosità maturate nel corso degli anni e dei decenni antecedenti all’adozione del regolamento e quindi è stato costretto, una volta constatata la morosità, ad avviare i procedimenti tesi alla revoca della licenza.
Il regolamento, inoltre, prevedeva una serie di normative che si dovevano rispettare, in primo luogo quella della stipula di una fideiussione. Le prime difficoltà vennero proprio all’epoca ed emersero subito perché non si trovava un istituto assicurativo, una banca o un assicurazione che avesse i requisiti richiesti dal regolamento per prestare la fideiussione, quindi molti soggetti, pur morosi, che volevano sanare la propria posizione, non sono stati posti nella possibilità di farlo perché mancava il soggetto che prestasse la fidejussione».
E già su questo punto vi fu una prima modifica del regolamento eseguita l’anno scorso e anche su questo eravamo stati profeti, ma il bello viene dopo. Praticamente a fronte della eccessiva morosità da parte di alcuni contribuenti che non hanno pagato per anni – è chiaro si sono ritrovati poi in difficoltà molti soggetti commerciali a dover sanare una morosità troppo elevate – questi si sono ritrovati di fronte alla revoca del provvedimento amministrativo che li autorizzava a mantenere in vita l’esercizio.
Esattamente quello che avevamo previsto, si è verificato che dagli uffici è arrivato addirittura il provvedimento di revoca».
LA SOSPENSIONE DELLA REVOCA
Adesso cosa è successo?
«Portano la modifica in Consiglio comunale e portano esattamente quello che avevamo proposto noi all’epoca dell’adozione facoltativa.
Noi abbiamo votato a favore perché ritenevamo quel regolamento eccessivo nei confronti dei contribuenti. Crediamo che l’errore di base sia quello di consentire che maturino tali morosità senza costringere il contribuente a regolarizzarle prima e con tempi e modalità giuste, senza doverlo fare sbattere poi alla ricerca di istituti assicurativi o bancari che prestino la fideiussione in maniera da rateizzare il dovuto in tempi ragionevoli».
Tornando ad oggi, in cosa consiste essenzialmente questa modifica?
«La modifica sostanziale nell’ultimo articolo del deliberato portato all’attenzione del Consiglio, è praticamente che per le attività che hanno ricevuto la comunicazione di revoca della licenza, autorizzazione, concessione o Scia è stato concesso un termine di 45 giorni per regolarizzare la propria posizione estinguendo in un’unica soluzione o chiedendo un rateizzo.
L’errore che abbiamo sottolineato è che si fa una sorta di condono in via del tutto eccezionale. Abbiamo preteso che venisse eliminata questa dicitura semplicistica ed anche risibile e si divideranno gli effetti sulla licenza, autorizzazione concessione o Scia e in caso di rateizzo la revoca viene sospesa con espresso provvedimento.
Questa è una norma un po’ tirata per i capelli, perché sappiamo bene e ci rendiamo conto che una volta che viene revocata la licenza, autorizzazione o quello che sia, non ci sono santi che tengano. L’autorizzazione deve essere ridata ex novo con presentazione di tutta la documentazione, da capo, da parte dell’esercente dell’attività commerciale. Nella sostanza, una revoca che è già stata effettuata, non può essere sospesa con un espresso provvedimento. Questo è accaduto».
IL NODO BILANCIO
Una situazione ingarbugliata…
«Si sono trovati nei pasticci perché ci sono state una serie di attività che hanno estinto la propria posizione debitoria nel periodo intercorrente tra la revoca e la pubblicazione del regolamento e quindi non sapevano che pesci prendere. Insomma, alla fine questo regolamento si è rivelato un fallimento nella sua materiale esecuzione. Era una facoltà, ripeto, adottarlo, ma hanno voluto farlo. Il sindaco “abbiamo costretto la gente a pagare”; la minoranza lo ha votato perché non è giusto penalizzare coloro che si sono ritrovati con una grossa massa debitoria da estinguere per l’insipienza della pubblica amministrazione, che non è stata in grado di farsi pagare quello che doveva nei tempi ragionevolmente necessari per recuperare l’intero debito. Ma è assolutamente un metodo sbagliato di procedere, perché non si può consentire all’esercente l’attività commerciale di maturare un siffatto debito senza che nessuno gli vada mai a chiedere niente e poi pretendere tutta l’estinzione obbligatoria, pena la revoca della licenza o dell’autorizzazione nel giro di pochi giorni. E’ chiaro che così, nel periodo post Covid soprattutto, metti la gente con il cappio alla gola e la costringi al fallimento, alla chiusura se a questo non provvede direttamente il Comune».
Un aspetto fondamentale della questione riguarda le entrate dell’Ente…
«La cosa da sottolineare è anche questa, dobbiamo parlare anche dell’argomento relativo al bilancio, a queste entrate che sono state inserite nella massa a credito del Comune, cioè tutti i soldi che si devono riscuotere da parte dell’Ente. Molte di queste somme sono oramai prescritte e il Comune continua a inserirle tra i fondi in credito di dubbia esigibilità come se fossero ancora riscuotibili. Una situazione che alimenta le falsità di bilancio che abbiamo sempre denunciato nel corso degli anni».