martedì, Dicembre 24, 2024

Mario Sironi Il “Telese” ha un volto nuovo: «Con l’Agrario Ischia torna Isola Verde»

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Intervista di Pasquale Raicaldo | Ecosostenibile, intelligente, attenta alle potenzialità spesso inespresse del suo territorio. L’isola del futuro potrebbe nascere all’istituto “Vincenzo Telese”, dove il nuovo dirigente scolastico, Mario Sironi, sta gettando le basi per l’anno alle porte. Succede alla D’Avino e si lascia alle spalle l’esperienza del Nautico perché, spiega, «nella vita professionale si cambia. Io l’ho fatto volontariamente, trovando una situazione complessivamente buona: proseguirò sulla scia di chi mi ha preceduto, con nuove sfide importanti. La scuola ha bei laboratori, una palestra adeguata e una lunga tradizione: l’unico neo è la carenza di aule, che obbligherà ai rientri pomeridiani. Con otto aule in più, sarebbe tutto perfetto».

Ma questa è anche una storia nuova, e non solo per il volto del dirigente scolastico subentrato. La vera novità è l’apertura dell’indirizzo professionale Servizi per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale. Chi si diploma nell’indirizzo in questione, che allarga l’offerta formativa della scuola isolana, possiede “alte competenze per la valorizzazione, produzione e commercializzazione dei prodotti agrari ed agroindustriali sviluppando competenze per: 1) gestire il riscontro di trasparenza, tracciabilità e sicurezza nelle diverse filiere produttivo in ambito agricolo e dell’agriturismo 2) individuare soluzioni tecniche di produzione e trasformazione idonee a conferire ai prodotti i caratteri di qualità previsti dalle normative nazionali e comunitarie 3) gestire interventi per la prevenzione del degrado ambientale e nella realizzazione di strutture a difesa delle zone a rischio: 4) intervenire in progetti per la valorizzazione del turismo locale e lo sviluppo dell’agriturismo, anche attraverso il recupero degli aspetti culturali delle tradizioni locali e dei prodotti tipici”.
“Si tratta – si legge in una nota diramata qualche giorno fa – di una figura professionale con ampie possibilità di occupazione, integrandosi perfettamente”.

Preside Sironi, e se lo chiamassimo ritorno alla terra?
«Purché non si dica banalmente che si torni a zappare (sorride, n.d.r.). Il punto è che l’isola deve cogliere le opportunità e le potenzialità del suo territorio. Con profili professionali nuovi, che prescindono dalla mera gestione degli orti. E mi riferisco alla gestione del territorio e delle aree verdi, alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti agricoli, ma anche alla collaborazione con gli enti per la tutela dei parchi pubblici o al vivaismo. Un caleidoscopio complesso di opportunità che orbitano intorno alla terra, alla natura, all’ambiente».

Che riscontro ha avuto sull’isola?
«Le famiglie degli studenti che hanno scelto questo indirizzo sono convinte: si partirà con entusiasmo, benché ogni partenza ha bisogno di una adeguata fase di rodaggio. Inizieremo a Fondobosso, ma l’intenzione con il sindaco Rosario Caruso, che è molto attento e disponibile, è che subito prima o dopo Natale ci si sposti a Serrara Fontana. Inglobiamo realtà come Slow Food e abbracciamo eventi come quello del 23 settembre, quando ospiteremo la Facoltà di Agraria di Portici e alcuni rappresentanti delle aziende vitivinicole del nostro territorio per parlare del risparmio dell’acqua in agricoltura. Poi, c’è un altro aspetto che definirei fondamentale per il futuro dell’isola».

Quale?
«Il turismo enogastronomico e ambientale, che va di pari passo con la riscoperta delle zone interne dell’isola d’Ischia. L’idea che chi operi nel turismo, e che si diplomi da noi, non sia dedito solo alla ricezione alberghiera, ma anche alla conoscenza del territorio. Pensiamo a un’offerta formativa armonica, che tocchi il turismo a 360 gradi, assecondandone le tendenze».

E non perdendo di vista gli sbocchi classici. Anche nell’era della mobilità e della globalizzazione?
«Gli sbocchi professionali alberghieri restano, naturalmente, la nostra prima vocazione. Sono convinto dell’opportunità che i nostri ragazzi vadano fuori, confrontandosi con una dimensione europea, se non addirittura mondiale. Serve, perché si ragioni ad ampio respiro: non ha senso, oggi, pensare di lavorare per Ischia e a Ischia. Ciò non significa che dopo aver allargato orizzonti e accumulato esperienza, lavorare sull’isola può essere un’opportunità. E che viceversa l’isola possa e debba ospitare chef e maitre dalla terraferma o dall’intera europea. Ragionare in termini di sistema Ischia, come se fosse qualcosa di estraneo alle logiche europee, sarebbe sbagliato».

Ha lasciato il “Mennella”, altra realtà che progetta cittadini-lavoratori, in linea con la vocazione marittima dell’isola. A che punto sono i lavori per l’adeguamento delle strutture, per i quali ha tanto lottato?
«Iniziano a breve. Il “Mennella” è una realtà che potrebbe fare molto bene all’isola, se solo qualcuno avesse voglia davvero di ragionarci: sono evidenti a tutti le potenzialità di quella realtà, a cominciare da un ottimo corpo docenti compatto, così come le problematiche, soprattutto le criticità strutturali. Speriamo bene».

Tra precariato e trasferimenti-deportazioni, com’è il polso del “Telese”?
«Abbiamo un organico completo, con docenti che arrivano da tutta Italia, da Trieste a Siena. Cosa che naturalmente comporta loro sacrifici. Certo, poi ci sono anche molti docenti isolani costretti ad emigrare, quando avremmo potuto mantenerli a Ischia: effetto dei meccanismi di una riforma per la quale, per tutti gli altri aspetti, mi sembra di poter dire che siamo ancora in alto mare».

Attraverso il suo profilo Facebook, si è più volte espresso in maniera critica contro chi strumentalmente difende le nuove generazioni dal rischio paventato delle ideologie gender.
«Assolutamente. Voglio essere chiaro: non esiste una teoria dei gender. Non c’è nulla su cui confrontarci. Sia chiaro anzitutto questo. E la scuola non può essere scuola se non con il carattere tecnico-scientifico che la contraddistingue nei confronti della realtà. Non c’è spazio, a scuola, per le superstizioni. Comunque devo dire che, per fortuna, nel mondo dei professionisti della nostra isola il fenomeno di chi parla di gender in modo preoccupato non gode di considerazione. Neanche tra i colleghi delle scuole primarie. Non ho chiaro, allora, quanto sia diffuso questo atteggiamento di incomprensibile paura verso qualcosa che non c’è, atteggiamento che ha portato anche ad alcuni convegni. Il mondo della scuola, che è francamente immune da queste paure figlie delle disinformazione, dovrebbe farsi promotore di una battaglia per il ripristino della correttezza delle discussione. Partendo da un assunto: non esiste una teoria dei gender».

Nell’ultimo anno, le scuole hanno aperto le loro porte alle forze dell’ordine. Osteggiando per esempio la diffusione di alcol e droghe.
«Continueremo a farlo, con un rapporto fitto con Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia. E saremo aperti anche a tavole rotonde con tutti i dirigenti degli istituti di Ischia e Procida, che si riuniranno già il prossimo 17 settembre. Ragionare insieme aiuta a scegliere meglio, sempre».
Poi, c’è il rapporto con le realtà associative e con il mondo del lavoro.
«Sarà potenziato. A cominciare da Federalberghi e dall’Ente Bilaterale, che mette in piedi iniziative importanti di cui spesso i ragazzi non sono a conoscenza. E ancora: rinnoveremo il sito dell’istituto e la pagina Facebook».

Del resto, lei è un preside “social”.
«Ma resto un educatore, benché disponibile e trasparente. E’ importante il rispetto dei ruoli, quanto la disponibilità al ragionamento condiviso».

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