Massimo Venia al limite del figurativo delinea fluide luci in una visione onirica che è l’ambientazione di poche figure appena accennate non tralasciando il “vissuto” d’Ischia che finemente traspare in un’anelante atmosfera. Queste parole sono state scritte da Luca Mazzella, storico di Ischia ed esperto d’arte (figlio del noto pittore Mario Mazzella) riguardo la pittura di Massimo Venia, il talentuoso artista nostrano che ha inaugurato, pochi giorni fa, la sua mostra personale nelle sale del Carcere Borbonico del Castello Aragonese di Ischia.
Un affollatissimo vernissage ha accompagnato l’apertura di questa mostra che è visitabile fino a fine giugno e che mostra un aspetto particolare della pittura di Massimo Venia. Le opere, infatti, sono tutte (o quasi) legate al mare o alla vita marinaresca in generale, scene di vita quotidiana in mare o in “secca”, con i profili distinti dei gozzi e delle piccole barche che si stagliano sullo sfondo del dipinto stesso.
Un emozionatissimo e ancor più timido Massimo Venia ha accolto i tanti visitatori, illustrando alcune particolarità dei dipinti esposti: “Sono molto soddisfatto di vedere tante persone presenti all’apertura della mia mostra – ci ha confidato – e voglio ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questo evento e la mostra in sé.”
I dipinti realizzati ed esposti da Massimo Venia sono particolari e raccontano spaccati di vita di un’Ischia sospesa nel tempo e nello spazio, con riconoscibilissimi elementi territoriali.
“Spesso, mentre passeggio alla Mandra o comunque in riva al mare – ci racconta – resto affascinato da alcune scene che vedo e le reinterpreto su tela cercando di comunicare la stessa emozione che ho vissuto in quel momento.”
E a giudicare dal successo di pubblico che ha riempito il carcere borbonico ed il suo cortile, l’arte di Massimo è davvero molto apprezzata.