giovedì, Marzo 20, 2025

Mea culpa Ischia. Siamo la giustificazione e l’alibi dei nostri assassini

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Gaetano Di Meglio | Questo è un giorno particolare per Ischia. E quest’anno lo è ancora di più. Dopo quattro anni e, soprattutto, dopo il 2020 e la tragedia del Covid che sembra aver livellato la storia di molti, quest’anno è ancora più triste. Perché l’inesorabile scorrere delle lancette ci hanno condotto al punto più difficile da accettare: quello di riconoscere il vero colpevole. Sul terremoto di Casamicciola e Lacco Ameno (Forio ha sempre avuto un ruolo diverso e marginale) i veri colpevoli sono i cittadini di Casamicciola e Lacco Ameno.
Non ci sono scuse. Siamo (perché non si possono non usare forme indicative) così tanto colpevoli in prima persona che riusciamo ad essere sia la giustificazione sia l’alibi di tutti quelli che se ne sono fregati del nostro dramma.

C’è chi si è preoccupato solo del bonifico del CAS. Chissà, forse, questi sono i primi 4 anni che arriva un’entrata fissa. Magari con qualche mese di ritardo.
Non starò qui a fare la conta, dettagliata, di cosa siamo stati capaci di NON fare, ma a volo d’uccello proveremo a rivivere questi infami quattro anni. Infami per colpa nostra.
Iniziamo con l’abbassare il dito contro i commissari, contro i governi, contro i partiti e contro gli enti superiori rispetto ai nostri Comuni.
Fin dall’inizio di questa avventura post sisma, abbiamo visto sfilare 24 incapaci sui nostri uffici che avrebbero dovuto gestire prima l’emergenza e poi la ricostruzione. Alla fine ci siamo trovati con qualche infatuazione sessuale sull’asse Lacco-Casamicciola, qualche moglie vip con il potere di firma e una pletora di personaggi in cerca d’autore che sono serviti come flourescenza della clientela politica locale.

Poi possiamo star qui a farci il pistolotto sulla pletore di funzionari regionali o similari che hanno riempito le varie task force e uffici di ricostruzioni di questo o di quell’altro commissario. Possiamo stare qui per tutto il tempo che vogliamo a dire che Invitalia è stata inutile e che Grimaldi e Schilardi non hanno fatto bene questo o quello, alla fine la colpa è nostra. Il guaio era il nostro e noi avremmo dovuto pretendere tempistiche, risposte, risultati. Ma siamo stati i primi a fregarcene del merito e della qualità e abbiamo fatto vincere la raccomandazione. Da Sara Castagna a Olga De Stefano, solo per citare le mogli (o compagne che siano) di politici beneficiate dalle assunzioni sismiche.

Come se niente fosse, da ieri, iniziano a girare video e foto dello stato di abbandono e di degrado in cui versa Piazza Maio e le altre zone calde dell’epicentro del terremoto del 2017.
Ma passa sotto silenzio che per le macerie di Via Serrato, ovvero quelle che hanno ucciso Marilena Romanini, si dovrà lavorare a mano. Dovranno essere spostate da quel luogo con la carriola a mano, con la pala, con la zappa e con lo zappone. E perché? Perché i casamicciolesi residenti in quella zona hanno fatto vincere le loro proprietà.

I loro diritti di passaggio, le loro servitù? O perché, mentre ricostruiamo il ponte Morandi in 3 anni, molto prima di quanto togliamo quattro pietre cadute, nessun “professore” ci ha detto che potevamo evitare di effettuare la rimozione a mano. Il calendario segna ANNO 2021.
Dopo quattro anni, il cuore del terremoto di Ischia, i mattoni che avevano seppellito otto persone, si devono togliere a mano e i lavori per la rimozione, forse, se tutto va bene inizieranno lunedì prossimo. E’ vero, quelle macerie erano sotto sequestro, la Procura aveva messo i sigilli, ma vi dobbiamo ricordare le sceneggiate che si sono viste in zona. Solo al pensiero di quello che stavamo raccontando, più di una volta, mi sono vergognato di essere residente sullo stesso scoglio di certa gente.

Poco più in là, per restare in zona e per ricordarci di cosa e di chi stiamo parlando, c’è un intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico fermato da anni perché ci sono alcuni cittadini residenti nel comune di Casamicciola che ritengono più importante una pianta di limone che la messa insicurezza di tutta la zona. E, come un’aggravante, c’è la politica locale che avalla queste perversioni infami in virtù di un voto di preferenza. Ma con quale faccia e con quale coraggio possiamo permetterci di accusare De Luca, Conte o Draghi che non fanno nulla per il nostro terremoto. Con quale coraggio, certi di noi, posano la testa sul cuscino e si rallegrano di aver fermato la messa in sicurezza del territorio in nome di un albero di limone? Siamo il miglior alibi e la migliore scusa per tutti quelli che hanno avuto a che fare e che avranno a che fare con il nostro terremoto.

In questi quattro anni abbiamo assistito a scene così riprovevoli che è difficile, davvero, raccontarle. Farvi il racconto degli appalti per la “liberazione” di Via D’Asolisio, delle varianti, alcuni affidati all’AMCa, produce forti conati di vomito. E non è colpa di nessuno. L’ente appaltatore era il Comune di Casamicciola e l’affidatario era l’AMCa. La stessa testa e stessa tasca. Purtroppo, però, siamo in attesa di una seria riforma non solo della giustizia (e chi vo’ capì, capisc).

Davvero vogliamo puntare il dito contro chi doveva “gestire” il terremoto di Ischia tra Napoli e Roma e non su chi, a Lacco Ameno, ad esempio, non ha trovato uno spazio per ospitare un modulo scolastico. Di chi è la colpa se i figli di Lacco Ameno vanno a scuola con i doppi turni? Di chi ha fatto ricorso al TAR per la progettazione di alcuni lavori bloccando l’iter dell’appalto o del commissario di turno? Di chi è la colpa se i ragazzi di Lacco Ameno non hanno un sede scolastica del commissario Grimaldi? Di Schilardi? O di chi, a Lacco Ameno, non ha colto l’occasione per fare installare un modulo scolastico come, d’altronde, fanno in tutte le parti del mondo?

Davvero vogliamo puntare il dito contro Renzi o Salvini, il primo fece sciacallaggio sulla parola “condono” e il secondo fece inserire un comma bastardo nel “nostro” articolo 25 della legge sul terremoto di Ischia. Ma chi ha pensato che con l’occasione del terremoto doveva risolvere il problema del rudere dalla casa di mamma invece che dell’intero cratere dell’isola d’Ischia? Per carità, diciamocelo, qualche passo avanti è stato fatto, ma non possiamo stare qui a recriminare nulla in nessun tavolo esista per affrontare la questione sisma.
Con chi vogliamo prendercela se il popolo degli sfollati di Casamicciola è stato (ed è) rappresentanto da quelle là…?

Due che hanno usato i fondi raccolti all’indomani del terremoto senza mai fare chiarezza pubblica e, volendo, muovendo anche a nome del comitato, due querele per diffamazione contro questo giornale che, nonostante la loro opposizione, sono state archiviate con lusinghiere motivazioni da parte del GIP nei confronti di chi scrive.
Questo lungo mea culpa, come ho già detto all’inizio, è a volo d’uccello. Provo a tratteggiare solo gli elementi più evidenti, le punte di più in vista per cui dobbiamo fare mea culpa.
Contro quale organo non isolano vogliamo prendercela se non è partito un solo cantiere pubblico per la ricostruzione? A parte qualche “messa in sicurezza” per qualche chiesa, il resto è tutta terra bruciata.

Vi faccio un esempio locale che ci serve solo per misurare la dimensione temporale. Era il primo maggio del 2019 quando Dionigi Gaudioso annunciava che il parcheggio interrato di Piedimonte potesse diventare realtà. Dopo poco più di due anni, l’8 giugno 2021, lo stesso sindaco annunciava che di lì a poche ore sarebbero iniziati i lavori. Lavori che attualmente sono in corso. E se Barano dimostra efficacia e non ha nessuna urgenza o attenzione particolare perché NON terremotata, come è possibile che tra Casamicciola e Lacco Ameno sia tutto fermo se non piccole iniziative ad interessi politici, ad appalti e somme urgenze di comodo e null’altro?

Contro chi vogliamo gridare che è tutto fermo come quattro anni fa? Contro chi vogliamo gridare se per la ricostruzione abbiamo preso in giro Università e Professori? Contro chi vogliamo gridare se 2 comuni su 3 di quelli terremotati hanno presentato il proprio Piano Urbanistico Comunale ed entrambi hanno sbagliato e hanno lo strumento urbanistico bocciato e bloccato?

Contro chi vogliamo gridare se sono piovuti contributi per i danni da sisma prima alle aziende delle zone verdi e a quelli che hanno ripreso ad operare, a fatturare e vivere e NON ANCORA, dopo strepiti e improperi, a quelle uniche aziende, quattro o cinque, che hanno chiuso i battenti il 21 agosto 2017?

E contro chi vogliamo gridare se ci siamo fatti conoscere da più di qualche assicurazione con gestioni finanziarie così creative che per un’azienda distrutta dal sima è impossibile anche sottoscrivere una semplice fidejussione perché ci sono stati altri terremotati locali che hanno fatto i furbi e sono stati sgamati?
Contro chi vogliamo gridare se viviamo questo giorno, questa data fondamentale per la nostra isola, tra varie strumentalizzazioni politiche, sociali e civili senza che nessuno di noi locali abbia sentito il dovere di andare oltre una messa? Ce la prendiamo con Schilardi? Accusiamo Grimaldi? Invitalia? Le varie task force?

Davvero vogliamo dire che De Luca e Bonavitacola si sono ricordati del nostro terremoto e della ricostruzione solo con un comunicato ridicolo di qualche giorno fa? O vogliamo dire che due sindaci (di cui uno influencer con la passione delle canzoni napoletane), due amministrazioni e quasi 30 consiglieri comunali non hanno sentito il dovere di organizzare un evento, una tavola rotonda, un convegno, un concerto, una sceneggiata…
Siamo riusciti a rovinare e svuotare anche il significato del 21 agosto. Dateci un premio.
MEA CULPA, ISCHIA

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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